Editoriale di Claudio Gori
Oggi per l’Italia è un giorno triste e di testimonianza di quanto. Sono in corso i funerali della 22enne Giulia Cecchettin, in Prato della Valle a Padova, dove fuori dalla basilica di Santa Giustina quasi 10 mila cittadini e ragazzi, rappresentanti della società civile e politica, istituzioni e famiglie hanno testimoniato la loro vicinanza alla sua Famiglia. Una testimonianza di vicinanza che allarga le attenzioni verso tutte le donne vittime di violenza.
Giulia, accoltellata per circa 20 volte dall’ex fidanzato Filippo Turetta e morta dissanguata, è il simbolo della rinascita, con la sua vita infiamma le coscienze affinchè si apprenda con serietà e sana coscienza che non v’è il tempo di attendere oltre: certezza della pena, cultura e sensibilità sin dalla scuola e sensibilizzazione delle famiglie sono primi interventi a cui provvedere nel breve termine.
Il vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla, durante la messa invita alla riflessione, alla responsabilità individuale: “La conclusione di questa storia lascia in noi amarezza, tristezza, a tratti anche rabbia, ma quanto abbiamo vissuto ha reso evidente anche il desiderio di trasformare il dolore in impegno per l’edificazione di una società e un mondo migliori, che abbiano al centro il rispetto della persona, donna o uomo che sia, e la salvaguardia dei diritti fondamentali di ciascuno, specie quello alla libera e responsabile definizione del proprio progetto di vita”.
E’ proprio così, nel tessuto doloroso e angosciante delle cronache quotidiane, emerge un tema insostenibile e triste che continua a minare la nostra società: la violenza e l’uccisione di donne e ragazze. Questi tragici eventi, anziché diminuire, sembrano aumentare in frequenza, mettendo in luce una realtà che grida giustizia e un intervento immediato.
La violenza di genere, sia fisica che psicologica, è un flagello che continua a colpire le vite di innumerevoli donne e ragazze in tutto il mondo. L’assassinio di donne e ragazze per motivi legati al genere, che troppo spesso si trasforma in femminicidio, è un crimine inaccettabile che non può e non deve trovare spazio nella nostra società.
Ogni volta che una donna o una ragazza è vittima di violenza o viene brutalmente uccisa, si rompe un pezzo della nostra umanità collettiva. Le statistiche fredde e crude non fanno altro che confermare questa realtà: in molte parti del mondo, le donne sono costantemente esposte a rischi di violenza, che possono culminare in atti terribili e irrimediabili.
È imperativo agire con urgenza e determinazione per contrastare questa grave forma di violenza. Questo non è solo un problema delle donne, ma un problema della società nel suo insieme. Richiede un impegno congiunto di istituzioni, forze dell’ordine, educatori, leader comunitari e ogni singolo individuo. L’educazione e la sensibilizzazione sul rispetto, sull’uguaglianza di genere e sull’empatia devono diventare fondamentali nella nostra società.
Le campagne di prevenzione e sensibilizzazione devono essere implementate a livello nazionale e internazionale. Le leggi devono essere rafforzate e applicate rigorosamente per punire i responsabili di tali atrocità, garantendo giustizia per le vittime e protezione per coloro che sono a rischio.
È essenziale creare ambienti sicuri e di supporto dove le donne possano denunciare episodi di violenza senza timore di essere giudicate o punite. Le risorse e i servizi di supporto dovrebbero essere accessibili e ampiamente diffusi, garantendo alle vittime un aiuto immediato e continuativo.
Non possiamo e non dovremmo accettare un mondo in cui le donne vivono con la paura costante di essere vittime di violenza o di essere private della loro vita a causa del proprio genere. Ogni vita perduta a causa di questa violenza è una tragedia che richiede un’azione collettiva e un impegno continuo per porre fine a questa ingiustizia. Le lacrime di sconosciuti cittadini, al freddo in Prato della Valle, i singhiozzi dei giovani al funerale sono sincere testimonianze di una volontà e genuinità che dovrà essere il veicolo per diffondere il messaggio del vescovo: “Potete amare meglio e di più”. Durante le esequie i rappresentanti delle istituzioni hanno personalmente abbracciato e salutato il papà di Giulia ed i suoi fratelli Elena e Davide: Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il presidente del Veneto Luca Zaia e il sindaco di Padova Sergio Giordani, oltre ad altre personalità della politica locale e nazionale.
In conclusione, è un dovere morale e sociale collettivo porre fine alla violenza e all’uccisione delle donne e delle ragazze. Questo richiede un cambiamento culturale profondo e un impegno costante da parte di ogni individuo, affinché possiamo costruire un mondo in cui tutte le donne e le ragazze possano vivere libere dalla paura e in piena sicurezza.
Gino Cecchettin, papà di Giulia, con nobiltà genitoriale e umanità esemplare lancia un messaggio durante la messa “Dobbiamo trasformare la tragedia in una spinta per il cambiamento. La vita di Giulia è stata sottratta in maniera crudele, ma la sua morte può e deve essere il punto di svolta per mettere fine alla terribile piaga della violenza sulle donne”
Sono le ore 12:15, la bianca bara di Giulia viene portata all’esterno della Basilica abbaziale di Santa Giustina. Un immenso ed interminabile applauso dei cittadini la abbraccia, la accarezza come fosse la propria figlia mentre le forze dell’ordine e dell’esercito di qualsiasi grado e appartenenza, portano con ossequio e rispetto la mano destra al cappello per il saluto a Giulia.
Giulia sarà trasportata al cimitero di Saonara, in provincia di Padova, per la sepoltura accanto alla tomba della mamma Monica. Una unione tra madre e figlia in un ultimo riposo, un legame indissolubile che va oltre la vita terrena.