Con grande preoccupazione apprendiamo la notizia del finanziamento di 93,5 milioni di euro assegnati al Comune di Venezia per la realizzazione del progetto del “Bosco dello Sport” a Tessera. Questa decisione solleva molte perplessità e lascia sbigottiti per le motivazioni con cui è stata autorizzata la cifra.
“La sensazione è che questa Amministrazione utilizzi i soldi degli italiani, in modo così disinvolto, più per ricercare consenso che per realizzare effettivamente quelle strutture che servono a portare la città ad un salto di qualità. Costruire in un’area oggi verde, – dichiara Sara Visman, Portavoce del M5S nel Consiglio Comunale di Venezia – in parte coltivata, un palazzetto per il basket con fondi pubblici finalizzati al recupero delle zone depresse e a rischio sociale, a nostro avviso è altamente inopportuno soprattutto quando altri quartieri di Mestre (si veda via Piave) soffrono di situazioni al limite della governabilità. Nuove strutture, se davvero vogliamo essere innovativi e sostenibili ambientalmente e come una fondazione neonata si è prefissata, – insiste Visman – non dovrebbero sorgere su aree ancora intonse.”
Il finanziamento è avvenuto ai sensi e per gli effetti del DL 152/2021, che riguarda operazioni di rigenerazione urbana, contenimento del consumo di suolo, riduzione del disagio sociale ed efficientamento energetico e idrico degli edifici esistenti. Tuttavia, queste azioni sono considerate non ammissibili in aree agricole e di pregio naturalistico, come quella in cui è collocato il “Bosco”, come evidenziato dalla Commissione Europea che ha revocato il finanziamento del PNRR al progetto lo scorso aprile.
La riproposizione del finanziamento da parte del Governo italiano non cambia la sostanza: si sta cercando di far morire tondo ciò che è nato quadrato. L’intervento in questione prevede una forte urbanizzazione in un’area agricola con la presenza di specie ornitiche (airone bianco maggiore, garzetta, falco di palude, albanella reale, martin pescatore, piviere dorato, migliarino di palude, saltimpalo, beccamoschino, ecc.) di interesse conservazionistico e che confina con zone tutelate dalle direttive europee sulla conservazione della fauna e della flora. Questo contrasta non solo con il DL n. 152/2023, ma anche con la legge regionale sul contenimento del consumo di suolo n. 14 del 2017 e con i principi comunitari sul “Do No Significant Harm” (DNSH) previsti dal Regolamento (UE) 2020/852 sugli Investimenti Sostenibili.
Inoltre, considerando il degrado urbano, l’area non presenta caratteristiche di disagio sociale né di degrado. Si tratta di un paesaggio agrario incontaminato con una flora e fauna significative e percorsi verdi molto frequentati. Pertanto, l’assegnazione di fondi per questo progetto va contro le leggi vigenti, i principi di tutela ambientale e l’obiettivo di contenimento del consumo di suolo.
La situazione diventa ancora più sconcertante se analizziamo nel dettaglio il decreto del 3 luglio 2023. Contrariamente a quanto riportato da molti canali di informazione, la somma di 93,5 milioni di euro non copre solo le opere di urbanizzazione e paesaggio, ma ben oltre la metà è destinata alla realizzazione del palazzetto dello sport.
È evidente che i fondi per la riqualificazione delle periferie metropolitane non sono stati utilizzati per le aree realmente bisognose di Mestre, Marghera o Venezia stessa, ma per un progetto faraonico in mezzo alla campagna. Questo solleva forti dubbi sulle motivazioni politiche e mette in discussione la logica giuridica dietro questa scelta.
Il Movimento 5 Stelle, a livello locale e nazionale, si impegnerà in tutte le sedi istituzionali per impedire che questi fondi pubblici vengano spesi per un progetto politicamente insensato e giuridicamente irrazionale. Dovremmo invece destinare tali risorse per le aree realmente degradate del territorio metropolitano e per i bisogni primari della popolazione, come l’edilizia abitativa, l’istruzione, la sanità e la sicurezza.
Chiediamo garanzie affinché il denaro pubblico sia impiegato in modo oculato, rispettando le normative vigenti e i reali bisogni delle comunità.