Premesso che essenzialmente nell’attuale sistema scolastico-universitario ci sono tre momenti – dichiara Sebastiano Arcoraci già Assessore alla P. Istruzione Provincia di Padova – in cui lo studente si affaccia allo stage:
1– Alternanza Scuola Lavoro – Percorso di Orientamento al Lavoro voluta dal Ministro Leghista Marco Bussetti, in cui la scuola e l’azienda, di fatto insieme concorrono a formare l’allievo e fargli acquisire la “Qualifica Professionale”, al termine del quale l’Azienda potrà assumere chi ha ottenuto la qualifica, con Contratto di Apprendistato (fino a 3 anni) e poi , eventualmente a tempo indeterminato;
2– Lo stage nel percorso finale di un Istituto Tecnico o Liceo, di solito al quinto anno, prima del Diploma, che consente all’allievo di completare le conoscenze pratico-tecniche nelle materi inerenti il settore di competenza (Commerciale, Turistico, Geometra, Perito, etc.);
3– Stage Università;
e che da parte di chi scrive, il giudizio è comunque positivo, ritengo che ora sia giunto il momento di cambiare il modello realizzativo degli stage stessi. Discorso a parte meriterebbero i tirocini. La maggiore collaborazione fra Istituzioni scolastiche ed Aziende, come da ultimo decisa con la Riforma della “Buona Scuola”, ormai giunta alla fine della sua sperimentazione, necessita di un forte cambiamento.
Le recenti morti ed i numerosi incidenti e feriti di giovani sedicenni, nel primo modello, e di diciotto-ventenni, nel secondo modello, e le numerose proteste degli studenti e delle famiglie, ci impongono davvero una radicale riforma. Innanzitutto – prosegue Sebastiano Arcoraci – in ambedue i casi va rafforzato il ruolo delle Istituzioni Scolastiche che devono ri-ottenere la totale regia della applicazione concreta dello stage.
E’, la Scuola, a mio avviso, che deve garantire che il percorso non sia semplice sfruttamento senza alcuna vera formazione ed alla mercè di un sistema di protezione e sicurezza talvolta assente o molto limitato. E dunque, specie nel primo modello va rafforzato il ruolo del Tutor Scolastico che deve essere sempre presente in Azienda in affiancamento del Tutor Aziendale al fine di garantire da un lato una vera formazione e non mansioni semplicistiche (foto-copiatori o a tappare i buchi dell’organico con mansioni umilianti e ripetitive (etichettatori di merce, et similia), e soprattutto, che esso si svolga in un ambiente di lavoro totalmente sicuro.
Naturalmente vanno assicurate alle Scuole maggiori organici assumendo nuovo personale adibito esclusivamente a tali funzioni formative, di verifica e controllo in presenza in azienda, non potendosi limitare la funzione del tutor scolastico a semplice attività sporadica di visita. Anche nel secondo modello vi sono da apportare forti modifiche invertendo il ruolo di primo attore. Deve essere sempre la Scuola che ne assume la direzione ed il coordinamento in via diretta, realizzando questo tipo di Stage dentro le Scuole. E’ infatti possibile realizzarli “intra menia”, visto che quasi tutti gli istituti Tecnici e professionale ed i Centri di Formazione Professionale, sono dotati di idonei ed attrezzati Laboratori se non di vere e proprie Officine.
Non si comprende dunque la necessità di mandare gli allievi in Azienda. In tali casi – aggiunge Arcoraci – sarà invertito il ruolo del Tutor, affidando a quello aziendale un compito tecnico pratico di maggior rilievo, realizzando la simulazione del processo produttivo aziendale dentro la Scuola.
Nel caso poi che alcuni Istituti siano sprovvisti di tali Laboratori-Officine, un protocollo di intesa con l’Azienda, potrà far realizzare tali Laboratori ex novo, presso l’Istituto, con fondi dell’Azienda o loro contributi in forma di liberalità, ed in parte con fondi del Ministero dell’Istruzione. Per quelli post-Universitari, a volte promossi anche da Enti Pubblici, va garantito che lo stage non sia atto a garantire i vuoti d’organico delle Amministrazioni Pubbliche, che spesso fanno svolgere agli Stagisti mansioni semplici e ripetitive come la guardiania o il topo d’archivio. Insomma, in particolare per i primi due modelli di stage, bisogna affermare il primato della scuola.
Bisogna ancorare tali strumenti, pur validi, al principio che fin tanto che gli allievi sono a Scuola, a loro va garantita soprattutto la formazione umana e teorica, avendo cura di preservarne la sicurezza, facendo frequentare loro, un ambiente sano e scevro da eventuali incidenti gravi, che evidentemente in ambiente aziendale, hanno ancor più probabilità di accadere.
Solo quando usciranno dal mondo della scuola potranno, liberamente, intraprendere la loro carriera lavorativa, in un ambiente, che si spera, visti gli ultimi incidenti mortali nelle Aziende, sia sempre più sicuro. Non si può morire – conclude Arcoraci – “a causa del lavoro”, né tanto meno “di stage”.