Editoriale di Gori Claudio
Laura Pausini, tra le artiste musicali italiane più ammirate e stimate al mondo, non ha bisogno di presentazioni. Ha rifiutato, in qualità di ospite, di cantare “Bella Ciao” durante il programma televisivo El Hormiguero. Allo Show erano ospiti anche i coach di La Voz, al prossimo modello iberico dell’italiano The Voice: Pablo Lopez, Antonio Orozco e Luis Fonsi.
Una scelta libera, quella della Pausini, di non cantare il brano poiché forte potrebbe essere il rischio di strumentalizzazione anche internazionale. Infatti, anche in Italia la notizia sta prendendo piede.
La Pausini, durante il programma tv, partecipava ad un gioco condotto da Pablo Motos che a sua volta ha invitato la cantante ad intonare una canzone contenente una parola: Corazón (Cuore). La cantante ha proposto una canzone italiana molto famosa in Italia ma non altrettanto in Spagna, Cuore Matto di Little Tony. Per questo Pablo Motos ha iniziato ad intonare Bella Ciao, ma la Pausini si è rifiutata con garbo ed il programma è proseguito regolarmente. Da qui la montante polemica sui social network.
Laura Pausini ha replicato il motivo del suo rifiuto, “No, no, no… È una canzone molto politica e non voglio cantare canzoni politiche…” con un tweet nel suo profilo, seguito da oltre 3milioni e 400 mila followers, ma la deputata socialista spagnola Adriana Lastra ha un pubblicato tweet affermando che “Rifiutarsi di cantare una canzone antifascista dice molto della Signora Pausini e niente di positivo”. La cantante italiana, viste le critiche, ha approfondito sui social “Non canto canzoni politiche, né di destra né di sinistra. Canto quello che penso della vita da 30 anni. Che il fascismo sia una vergogna assoluta sembra ovvio a tutti. Non voglio che nessuno mi usi per propaganda politica. Non inventare ciò che non sono”.
Daniele Dell’Orco, nel suo articolo pubblicato oggi online nel quotidiano Il Giornale, dichiara che “Rifiutarsi di cantare Bella Ciao non vuol dire supportare il fascismo. Significa semplicemente evitare di diventare parte di una febbre ideologica livellatrice, quella dell’antifascismo militante, che pretende di consegnare le patenti di idoneità a chiunque grazie al suo talento sia riuscito a conquistare con l’arte il cuore di milioni di persone. Per loro è inammissibile che un personaggio di successo non risponda ai loro diktat ideologici. Ed è inammissibile che la Pausini possa pretendere di voler continuare a fare solo e soltanto ciò che ama: cantare.”
Una risposta a seguito della crescente polemica ed anche dello share televisivo del 13,9% con una media di 2 milioni di spettatori, che in quella occasione ne ha raggiunti quasi 4 milioni e mezzo.
Un tempo le canzoni influenzavano il pensiero di molti italiani, i cantanti si schieravano, come oggi, pro o contro iniziative politiche o politici i cui proclami non erano o non sono motivo di scontata condivisione. E’ la democrazia, la libertà di pensiero e di agire nei canoni della convivenza civile: vale anche per la libera scelta di Laura Pausini? Può un rifiuto di cantare una canzone diventare una ipotetica strumentalizzazione per fini forse elettorali? Può essere, a sua volta, strumentalizzata una canzone, sebbene simbolo di battaglie e di altri valori innegabili, per fini di parte?
Giorgio Bocca, noto giornalista ed ex partigiano e storico della lotta partigiana, dichiarò pubblicamente: «Bella ciao … canzone della Resistenza, e Giovinezza … canzone del ventennio fascista … Né l’una né l’altra nate dai partigiani o dai fascisti, l’una presa in prestito da un canto dalmata, l’altra dalla goliardia toscana e negli anni diventate gli inni ufficiali o di fatto dell’Italia antifascista e di quella del regime mussoliniano … Nei venti mesi della guerra partigiana non ho mai sentito cantare Bella ciao, è stata un’invenzione del Festival di Spoleto.» (Luigi Morrone, La vera storia di Bella ciao, che non venne mai cantata nella Resistenza, “La Nostra Storia”, Corriere della Sera, 10 luglio 2018.)
Se Bella Ciao vuole essere una canzone di libertà e democrazia, non elemento di ipotetico sfruttamento ad orologeria, ebbene sia anche un inno al rispetto delle libertà di Laura Pausini e di coloro che, come Lei, vorranno o non vorranno cantarla. Bella Ciao non sia una canzone per fini elettorali o di mero share televisivo.
La polemica, indipendentemente da chi la solleva o chi non la condivide, faccia riflettere sul “…fiore del partigiano morto per la libertà!”.