Politica: nessuno può risalire al vero significato del termine, nobile o in astratto, ma possiamo affermare con certezza che trattasi di un sistema e gestione di comportamenti sociali-economico-governativi con lo scopo di evolvere i rapporti e la convivenza di popolazioni affinchè i suoi membri giovino dei benefici tradotti anche in diritti e doveri.
Taluni associano la nascita del concetto di politica a Niccolò Machiavelli: nel suo libro “Il Principe”, probabilmente riferito al nobile Lorenzo di Piero de’ Medici (detto Lorenzo il Magnifico; signore di Firenze dal 1469 fino alla sua morte), Machiavelli distingue il politico “ereditario” e quello “nuovo” indicando virtù che gli devono appartenere. Trovo questa distinzione quasi attuale, nonostante l’opera sia concepita in età rinascimentale-umanistica.
Altri studiosi riferiscono di altrettanti nobili scritti: il “De principe liber” (1513, teoria del potere basata principalmente sulla concordia ordinum e bonum commune) di Giovanni Pontano o il “De regis et boni principis officio” (1480 circa, in cui affronta le tematiche dei tributi, commercio e equilibrio tra le entrate e uscite pubbliche) di Diomede Carafa.
Essere coerenti con la storia sembra essere un pensiero comune poiché dalla storia si traggono insegnamenti onde evitare il ripetersi di errori: spesso ciò è tanto vero quanto un principio ignorato dalla politica moderna.
Moderna non implica necessariamente una perfezione o evoluzione del “comune dominare”: oggi la politica in quanto tale è disprezzata e non amata quale strumento comune, opposto o contrario, al soddisfacimento dei bisogni individuali e comuni ed alla loro tutela; politica risulta sempre più un termine insozzato da certa stampa e da eventi giudiziari o malavitosi che infondono nell’animo comune un senso di non appartenenza e distacco che potrebbe nuocere al comune vivere, ai rapporti economico-pubblici, alla effettiva tutela della persona.
Eppure la politica è un insieme di azioni e posizioni, di iniziative e sventolìo di sentimenti talvolta trasversali e altri di interesse personale ma quasi nulla è cristallino in una società evoluta, emancipata e tecnologicamente avanzata in cui prevale la diffusione di informazioni incontrollate e incontrollabili: il cittadino deve farsi carico di impegno e propositività genuina.
L’impegno politico deve essere equiparabile all’impegno dei membri verso la propria famiglia, allargata oltre confini geografici, affinchè tutti traggano beneficio e possano godere di diritti e osservare i doveri al fine di non tradire la libertà individuale e tutelare gli interessi patrimoniali.
Rapportando ad oggi i concetti di cui sopra, si assiste ad un alveare cromatico-intellettuale che giunge a giustificare, in molti casi, la mancanza di rispetto verso la collettività e i beni pubblici o personali; la violenza di massa, non solo verbale, è compresa da alcuni quale necessaria per imporre o manifestare le proprie idee: simile visione la manifesta il Machiavelli, individualmente e non con senso collettivo, affermando che Il Principe deve essere temuto: la paura è un sentimento forte che prevarica la riconoscenza, spesso quest’ultima dimenticata; Il Principe non deve farsi odiare. Concetti ovviamente discutibili che sembrano attrarre masse di giovani intolleranti a favore della distruzione e violenza per imporre il proprio dissenso non propositivo ma solo di protesta.
La politica ha l’obbligo di farsi carico della globalità e della individualità, dell’economia nazionale e imprenditoriale, dei diritti e dei doveri senza trascurare certezze che sono altrettanto collanti per il mantenimento di ambienti sociali indistinti.
La moderna concezione politica del comune vivere e gestione della res publica, illumina menti di discutibile onestà al fine di appropriarsi quanto più dell’altrui diritto, sia economico sia sociale. La vera politica ha il dovere di porre limiti al potere ed a investimento di incarichi perpetui o riconducibili a servigi verso terzi.
Il potere politico deve essere definito limitando l’arbitrarietà; il potere deve essere circoscritto ai casi di decisioni prese dalla collettività, per la collettività, esercitandolo entro limiti ben definiti e indiscutibili per evitare ribaltamenti di fiducia popolare verso interessi non più collettivizzati.
La democrazia è l’unico strumento utile e necessario per una radicale evoluzione della politica all’evolversi dei tempi: la democrazia non è garantita fino a che coloro che ricoprono incarichi istituzionali non hanno il coraggio di spostare il personale interesse verso posizioni di appartenenza e saggezza, lasciando il passo a nuovi personaggi politici di giovane o tecnica veduta.
La politica non è marcia, sebbene negli ultimi anni questo sia il sentimento “comune”, ma deve essere curata e motivata anche dal pensiero collettivo che non può tacere e rimanere immobile di fronte alla eventuale usurpazione dei diritti: il singolo cittadino ha il potere supremo per decidere collettivamente il futuro della società: il potere di voto, anonimo, è un diritto-dovere dal quale mai astenersi.