La OPEC+ è orientata a mantenere la strategia in atto, che prevede un aumento della produzione pari a 400.000 barili giornalieri su base mensile, senza ulteriori incrementi. Per analizzare l’excursus dei prezzi, abbiamo chiesto a Michele Marsiglia, Presidente di FederPetroli Italia, di fornirci un quadro generale della situazione del settore energy.
Dottor Marsiglia, qual è la situazione a livello europeo del vostro comparto?
Purtroppo, oggi non esiste un collaudato sistema energetico che si interfacci con i Paesi membri dell’UE. Anni fa nacque il progetto dell’Energy Union, un’interconnessione tra le nazioni europee per il coordinamento degli approvvigionamenti e delle risorse energetiche che, però, non è mai decollata. Oggi, con il conflitto bellico in atto tra Russia e Ucraina, possiamo toccare con mano cosa voglia dire la mancanza di una politica energetica europea.
Quali sono le sue previsioni di breve-medio periodo?
Il settore dell’Oil&Gas, come un po’ tutti gli altri, si trascina dietro due anni di Covid, che hanno bloccato per un lungo periodo grandi investimenti e hanno costretto le nostre aziende a correggere in estrema velocità i propri piani industriali. Adesso che la pandemia stava finalmente regalando un po’ di respiro, almeno apparente, molto progetti esteri erano ripartiti. Sembrava una ciclicità negativa in via di conclusione, ma al diminuire della pandemia è arrivata purtroppo la spiacevole situazione della guerra in Ucraina. In questa caso, però, le crisi si trasformano in speculazioni e lo possiamo vedere da un prezzo del greggio che in poche settimane ha toccato 140 dollari a barile. Se la “trend line” del Brent dovesse mantenere un punto di equilibro a 120 $/Bar per alcuni mesi, potremmo in parte recuperare le perdite di questi due anni e dare “benzina” all’economia del nostro settore.
Come sta impattando l’inflazione sul settore energy?
Il problema oggi è lo spettro della stagflazione, ovvero una crescita rallentata mentre aumentano i prezzi al consumo. Se analizziamo i dati Istat sulle famiglie italiane, in particolare quest’anno tra le voci di spesa primarie c’è proprio il carburante. È un dato di fatto che un prodotto di notevole utilizzo come le benzine possa portare, nella fase di un’economia interna legata a eventi internazionali, a un impatto molto forte sulla dinamica dei prezzi.
Guardando all’Italia, quali interventi legislativi potrebbero raffreddare i prezzi dell’energy?
Gli interventi che sono mancati per anni e che oggi il Governo Draghi sta mettendo in atto per arrivare a una chiara e definita Strategia Energetica Nazionale. L’Oil&Gas italiano ha bisogno di una struttura legislativa, tutte le forme energetiche in Italia hanno bisogno di riferimenti legislativi chiari. Solo in questo modo si potrà procedere con quel mix energetico ottimale e dare così forza all’economia del Paese.
Nel 2008 il brent aveva toccato quota 145 dollari al barile. Eppure il prezzo alla pompa non aveva raggiunto i livelli folli di queste settimane. Quali le spiegazioni?
Ogni periodo storico ha delle dinamiche diverse da analizzare sull’impatto dei prezzi. Oggi il costo del gas incide su quello di raffinazione, intesi come costi fissi del sistema industriale, oltre alla problematica primaria di carenza del prodotto russo su scala internazionale. Si stanno per ridefinire le quote petrolifere internazionali e una nuova geopolitica del petrolio. Se a breve rientreranno sul mercato a pieno titolo Iran e Venezuela, senza sanzioni, inizierà una vera “battaglia” dei prezzi sia del greggio che alla pompa.