La kermesse musicale de “I Concerti della Domenica” propone al pubblico due imperdibili appuntamenti nel nome di uno dei massimi compositori di tutti i tempi: Johann Sebastian Bach.
Si tratta dell’integrale dei suoi celeberrimi Concerti Brandeburghesi interpretati da I Solisti Veneti diretti dal Maestro Giuliano Carella.
Il primo appuntamento è domenica 14 novembre alle ore 11.00 all’Auditorium Pollini di Padova quando i Solisti eseguiranno la prima serie dei Brandeburghesi: Concerto n.1 in fa maggiore; Concerto n.2 in fa maggiore; Concerto n.5 in re maggiore. Ospite d’eccezione il flautista Massimo Mercelli, solista di fama internazionale e vincitore di prestigiosi concorsi, si è esibito con le più importanti orchestre del mondo e vanta rilevanti collaborazioni e dediche di compositori del calibro di Morricone, Nyman, Bacalov, Glass, Penderecki, Gubaidulina, Galliano, Sollima.
La seconda serie dei Concerti verrà eseguita domenica 28 novembre, sempre all’Auditorium Pollini e sempre alle 11.00 quando I Solisti Veneti, ancora diretti da Giuliano Carella, concluderanno il ciclo dei sei Concerti con l’esecuzione dei: Concerto n.3 in sol maggiore; Concerto n.4 in sol maggiore; Concerto n.6 in si bemolle maggiore.
I Concerts avec plusieurs instruments (Concerti per più strumenti), questo il titolo dato dal compositore, furono composti da Johann Sebastian Bach quando ricopriva il ruolo di Kappelmeister (Maestro di Cappella) presso la corte di Köthen, e da lui dedicati al Margravio Christian Ludwig di Brandeburgo il 24 marzo 1721.
Fu proprio questa dedica, e la data certa, che indusse Philipp Spitta, primo catalogatore delle opere di Bach, a determinare la loro attuale denominazione (Concerti Brandeburghesi), con la quale oggi sono universalmente conosciuti quale capolavoro assoluto di geniale fantasia.
Questi sei concerti presentano ciascuno un organico strumentale diverso, confermando una volta di più la mirabile creatività del grande compositore tedesco.
La storia a volte riserva sorprese e nel caso dei Concerti Brandeburghesi stupisce sapere che, con tutta probabilità, a Köthen non furono mai eseguiti.
Probabilmente perché l’organico strumentale della Cappella Musicale di Corte era piuttosto piccolo, molto più probabilmente perché la scrittura strumentale di questi concerti presenta eccezionali difficoltà esecutive, forse superiori all’abilità degli strumentisti di cui Bach disponeva in quella cappella musicale. La sapiente e raffinata complessità musicale, come sempre in Bach, non è però mai fine a sé stessa e in questi concerti sfocia in una bellezza artistica di livello superiore.
Il ciclo musicale domenicale firmato dall’Orchestra d’archi tra le più celebri al mondo, e che ogni anno impreziosisce l’autunno padovano, si pone da sempre almeno due importanti obbiettivi: raggiungere quelle fasce di pubblico che difficilmente potrebbero partecipare ai normali concerti serali e presentare una programmazione di alto livello culturale.
Tenendo fede a questi obiettivi, quest’anno I Solisti Veneti presentano al pubblico l’intera serie dei Sei Concerti Brandeburghesi, suddivisi in due programmi, il primo dei quali –domenica 14 novembre– prevede l’esecuzione dei concerti numero 1 in fa maggiore, numero 2 anch’esso in fa maggiore e numero 5 in re maggiore. Il numero 1, per due corni, tre oboi, fagotto e archi più un violino solista (Bach indica “violino piccolo”, con tutta probabilità uno di quei violinetti quasi tascabili che i maestri di danza portavano tradizionalmente con sé, le cosiddette pochettes); il numero 2 per tromba, flauto, oboe, violino e archi ed il numero 5 che è forse il più famoso della raccolta e dove trionfa il clavicembalo. L’esecuzione integrale dei Sei Concerti Brandeburghesi sarà completata nel concerto domenicale del 28 novembre con l’esecuzione dei Concerti 3, 4 e 6.
Inesauribile fantasia timbrica quindi, nei Concerti Brandeburghesi, ma anche straordinaria bellezza tematica (si pensi all’Adagio del primo Concerto), smalto inconfondibilmente barocco (le due danze che concludono sempre il primo Concerto), elegante e sontuosa nobiltà (il tema del primo movimento del secondo Concerto), irrefrenabile energia (terzo movimento del terzo Concerto: quasi un moto perpetuo).
A voler dire il vero non c’è movimento, non c’è battuta, in tutti i sei Concerti, nei quali non brillino un genio e una bellezza mai prima uditi, e mai eguagliati.
Questi Concerti sono, fra le opere di Bach, quelle in cui si sente più vicina l’influenza della scuola veneta, principalmente quella di Vivaldi, di cui Bach aveva trascritto poco tempo prima nove Concerti per violino e uno per 4 violini adattandoli per strumenti a tastiera (6 per clavicembalo 3 per organo e uno per 4 clavicembali).
Secondo il biografo tedesco di Bach, Forkel, amico dei figli di Bach, “Bach ascoltò spesso i Concerti di Vivaldi con profonda attenzione e concepì l’idea di trascriverli per la tastiera… così poté apprendere la logica delle idee musicali e la loro concatenazione, la giusta successione delle modulazioni in modo che, dopo questo lavoro, fu in grado di cercare le idee musicali non più dalle dita ma dalla sua mente”.
Come in poco tempo Bach si sia impadronito della forma del Concerto per imprimere in essa il marchio di una personalità inconfondibile è ben dimostrato dal terzo Concerto, che viene oggi comunemente eseguito per formazioni orchestrali più numerose, ma è stato concepito da Bach per essere eseguito da 10 strumenti ad arco (uno per ogni singola parte).
Eseguendo così il Concerto con 10 strumenti solisti si nota meglio la bellezza dell’opera, dato che l’Orchestra e ‘suddivisa in tre gruppi di tre strumenti (rispettivamente le sezioni dei 3 violini, delle 3 viole e dei 3 violoncelli) che dialogano fra di loro, con un effetto che si può definire “stereofonico” e sono internamente elaborati con mirabile tecnica contrappuntistica. Un organico strumentale curioso, quest’ultimo che evoca sonorità assai diverse da quelle che comunemente ci si attende da un insieme di archi, e pur tuttavia non così inconsueto nella storia della musica: l’ensemble di viole da braccio e da gamba era infatti comune in Francia e soprattutto in Inghilterra, e assai sfruttato dai compositori barocchi per il suo caratteristico colore timbrico. Anche Vivaldi, nelle sue opere, nei suoi (pochi) oratori, e talvolta anche nei suoi concerti strumentali, volendo evocare atmosfere particolari, ricorreva talvolta ad un simile organico strumentale e lo chiamava concerto di viole all’inglese. Come si diceva, Vivaldi maestro di Bach proprio per la scelta talmente varia e inusuale dei sei organici previsti per i Brandeburghesi e per la loro nota difficoltà di esecuzione legata al virtuosismo dei molti strumenti solisti previsti.
Come stabilito dalla normativa vigente, per accedere all’Auditorium “Pollini” sarà necessario essere in possesso della Certificazione verde COVID-19 (“green pass“) in corso di validità.
www.solistiveneti.it
info@solistiveneti.it
Tel. 049 666128
BIGLIETTI:
INTERI € 15
RIDOTTI € 10
BAMBINI € 5 (sotto i 12 anni)
STUDENTI (Conservatorio e Università) € 3
Biglietti e carnet acquistabili dal sito www.solistiveneti.it e presso gli uffici di P.le Pontecorvo 4/A (tel. 049 666128). Biglietti in prevendita presso GABBIA (Via Dante 8 tel. 049-8751166)