Editoriale di Gori Claudio
La gastronomia politica degli ultimi anni ci ha abituati ad una sorta di menù in cui i colori delle pietanze talvolta si mescolano con gli opposti, come fossero una paella mista in cui tutti i sapori ma poche sono le novità. Alcune, però, sembrano incomprensibili.
Se le ricette possono essere appetitose o indigeribili, alcuni significativi intestini sono evidenti: il M5S è elettoralmente domato in molti comuni italiani, addirittura espulsi senza complimenti; Torino e Roma potrebbero essere il colpo di grazia o lo “stellare” avvio al declino totale con futura semi-estinzione dalla scena politico-istituzionale post elezioni politiche.
Detratte alcune considerazioni scontate e di infantile previsione, assistiamo alla rinascita di Silvio Berlusconi e di Forza Italia, rafforzando la loro presenza e autorevolezza al fronte di elettori che, stanchi di battibecchi e scarsa cordialità e mancato rispetto politico, tendono a riavvicinarsi ad un politically-correct del tutto neutro che nessuno attacca ma che tende a fortificare la presenza nel loro martoriato territorio elettorale. Roma? Due soprese: lista Calenda la più votata e Fratelli d’Italia secondo partito dell’Urbe.
La politica vive un profondo cambiamento, sia mentale sia di autovalutazione dei leader. Il centrodestra, nonostante fatichi a non avere bisogno dei voti di Berlusconi, intesi come centro destra unito, vive una resa dei conti Salvini-Meloni in cui alcuni noti candidati di Fratelli d’Italia si sono schierati il lista con candidati ed ex esponenti del PD e del centro sinistra, come avvenuto nella provincia di Padova.
Proprio la provincia padovana partorisce novità che potrebbero essere attriti incolmabili nei comuni interessati: scelte sorprendenti che forse la stessa Giorgia Meloni non avrebbe previsto o desiderato; apparentamenti con forze o esponenti politici di sinistra che, almeno a Roma, potrebbero rinsaldarsi (con vari distinguo), assisteremo alle decisioni o accordi tra Calenda ed il PD, con il rischio di deludere gli elettori Calendiani che appaiono di centro e più moderati.
La Lega, per voce di Matteo Salvini, fa un mea culpa per “risultati negativi, colpa dei nostri errori, litigi e ritardi”, mentre Enrico Letta canta la vittoria come vivesse la presa di Porta Pia ma la breccia proclamata non è poi così evidente. Sostanzialmente, la replica di ogni “giorno dopo” in cui tutti hanno vinto e nessuno ha perso, in cui vecchi dinosauri di partito e senza più cariche in corso potrebbero rivendicare (senza prova alcuna) riconoscimenti elettorali ma la vera forza politica oggi sono i singoli candidati locali che graffiano il territorio con le unghia per conquistare ogni umido singolo voto a favore della lista o della civica. I paleolitici? Dovrebbero mettersi al servizio dei “nuovi” e non stuccare là dove il singolo candidato ha marcato una comune tacca.
Si attende il ballottaggio di qualche comune meno importante, ma strategico in Veneto; a livello nazionale e di enorme importanza quello tra Roma e Torino. Ovviamente non mancano gli avvii di indagini giudiziarie su singoli personaggi pochi giorni prima del voto nonché il crash di qualche social network proprio nei momenti cruciali per gli impavidi leoni da tastiera e tristi fakers.
Le rese dei conti sono iniziate per molti, mal di pancia e ulcere elettorali avvolgono chi determinate scelte deve farle con maggiore criterio strategico e non per motivi di natura non politica.
Ogni elezione ricorda che tutto cambia e nulla cambia, anche le prossime elezioni doneranno i medesimi sentimenti e dichiarazioni con proclami spesso risibili. Oggi sembrano premiati Fratelli d’Italia, Lega e Calenda: Forza Italia, nel frattempo, cresce un poco nei consensi e gioisce per la presidenza della Regione Calabria con Occhiuto al 54,41%.
Verdetti e nuove intelligenze critico-intellettuali saranno il pane quotidiano in attesa di ballottaggio: nel frattempo Milano, Bologna e Napoli vittoriose al primo turno con Sala (57,71%), Lepore (62,00%) e Manfredi (63,16%). Roma dà il ben servito alla grillina sindaca uscente Virginia Raggi e galoppa verso il difficile ballottaggio tra Michetti (30,44%) e Gualtieri(27,03%). Torino sarà l’arena scomoda tra Lo Russo (43,67%) e Damilano (38,92%).
Dimenticavo, Clemente Mastella a Benevento va’ al ballottaggio attestandosi al 49,33%. Per molti è meglio attendere l’esito di tutti i ballottaggi, nessuno escluso.
Però a Roma, Enrico Michetti e Carlo Calenda…