Partorire una libertà conquistata con il sangue, donata da generazioni di nazionalità differenti e strazio della carne non appare un evento da festeggiare con superficialità o quale strategia comunicativa: un evento di gioia democratica o di emancipazione umana e cristiana non giustifica un perpetuo accanimento tra fazioni politico-religiose che, nel nome della libertà non noto di chi, sovrappone il pensiero altrui tacitandolo con urla e arroganza sfociando nella verbale violenza di inutilità e umiliazione quotidiana.
Sebbene ogni “scarrafone è bello a mamma sua” non è comprensibile come oggi, dopo 70 anni dalla Guerra Italica, uomini e donne di sinistra urlino oggi minacciosi e con veemenza contro la Brigata ebraica che, sfilando a Milano in Piazza San Babila, hanno subito una fascio-sinistro trattamento dal sapore e significato di dubbio gusto e mala-interpretazione.
Il 25 aprile è la festa di tutti, non di alcuni che potrebbero arrogare l’ipotetica paternità di una liberazione avvenuta non per mano unica dei partigiani ma anche con il loro contributo. La storia non è manipolabile, il 25 aprile non è proprietà privata di alcuni e crocifissione per altri: si combatte e si muore per un ideale e valori discutibili sul fronte opposto ma pur sempre per un credo genuino che a “conti fatti” non deve essere motivo di personalizzazione di celebrazione come un qualsiasi gadget d’immagine ed elettorale.
25 aprile, festa di qualsiasi italiano onorante la bandiera e la patria, non certo il rancore subdolo e di estremistico sapore.
Sebbene l’Italia, unica e indivisibile, sia un palcoscenico teatrale per le sue sfumature d’appartenenza ideologica e di comodo ebbene oggi in nome della libertà, non solo fisica, alcuni cittadini, il cui passato sembra tatuare inutilmente il presente, esprimono e manifestano atti contrari alla vita donata aditando un malessere verso chi ha sofferto per permettere uno sproporzionato o opportunistico perbenismo pro-invasione territoriale.
Onore alla libertà di pensiero, onore a ideologie e religioni differenti ma rispettose; altrettanto onore a coloro che tutti rispettano e nessuno ripugnano o offendono nel nome di una ideologia eguale e contraria al contempo; nessun onore al calpestìo della libertà d’espressione, religiosa e politica.
Italia quale laboratorio di integrazione europea ma non altrettanto verso i connazionali; Italia delle contrapposizioni e della sinistra e destra entrambi part-time ma non concessionari di certezze: 70 anni di aspra contrapposizione verso un nullo buonsenso e una pacificazione interiore pro-interesse di pochi.
ltalia divisa da caste ideologiche consanguinee che ad oggi non provano maturità bensì una eredità il cui pensiero opposto sembra destinato ad impiccagione metaforica nella astratta Loretiana piazza perdendo ancora una volta occasione d’umana conciliazione nei successivi 364 giorni riporta gli sforzi verso sbarchi non solo costieri ma anche d’odio mai colmato.
Cara “Bella” un “Ciao” mai fu cantato per la libertà indistinta e se una “mattina” ti dovessi svegliare sappi che l’essere libero Italiano è un onore e un diritto-dovere, non marketing.