Nella sede di Palazzo Zuckermann dal 25 gennaio al 13 aprile 2020 viene presentata una selezione di dipinti e sculture degli anni Venti e Trenta del Novecento conservati presso il Museo d’Arte Medioevale e Moderna di Padova e non ancora esposti in modo permanente.
La mostra, intitolata Novecento al Museo. Dipinti e sculture tra le due guerre dalle collezioni civiche, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova e curata da Elisabetta Gastaldi, conservatrice del Museo d’Arte Medioevale e Moderna, sarà inaugurata venerdì 24 gennaio alle ore 18 a Palazzo Zuckermann.
“Con questa esposizione – spiega l’Assessore alla Cultura Andrea Colasio – vogliamo restituire visibilità ad opere di meritevole interesse in attesa che venga allestita la sezione dell’Otto-Novecento del Museo. Si tratta di una testimonianza del ricco e variegato tessuto artistico della realtà veneta nel periodo tra le due guerre e del costante arricchimento delle civiche raccolte”.
Molti gli artisti attestati, da Giuliano Tommasi a Giovanni Dandolo, da Antonio Morato ad Antonio Fasan, da Fulvio Pendini a Tono Zancanaro, da Servilio Rizzato a Paolo Boldrin e a Luigi Strazzabosco.
Non mancano presenze eccellenti come per esempio il pittore Ubaldo Oppi, che fu spesso in città, dove fra il 1930 e il 1931 realizzò gli affreschi per la cappella di San Francesco nella Basilica del Santo.
Nomi tutti che dimostrano il vivace clima culturale cittadino e l’importante ruolo di Padova quale centro delle Venezie grazie anche all’attività di sodalizi artistici, come il Circolo Filarmonico Artistico, la Società Promotrice di Belle Arti e la Famiglia Artistica, queste ultime due poi riunite nella Società di Belle Arti, che allestiscono rassegne in cui si incontrano i più importanti artisti del territorio e le ultime tendenze. L’organizzazione delle mostre diviene poi compito del Sindacato pittori e scultori.
Nel dopoguerra si tengono numerose esposizioni: a carattere provinciale o triveneto, come l’Esposizione d’Arte delle Tre Venezie, di portata nazionale, come le tre esposizioni del 1920, 1921 e 1922, o internazionale come la Mostra Internazionale d’Arte Sacra Cristiana Moderna organizzata fra il 1931 e il 1932 in occasione del settimo centenario della morte di Sant’Antonio in uno dei padiglioni della Fiera dei Campioni, fondata nel 1919: una mostra nutritissima che rimase aperta per un anno e vide tra i componenti della giuria il pittore Felice Casorati e lo scultore Antonio Maraini, segretario generale della Biennale di Venezia.
È in queste occasioni che il Comune di Padova acquistò la maggior parte delle opere presentate in questa mostra. Ad esempio, alla IV Esposizione d’Arte delle Tre Venezie del 1926 acquisì l’Autoritratto di Manlio Rigoni dei Graber, dipinto che mostra l’adesione del pittore ai modelli di Novecento, il movimento nato a Milano alla fine del 1922 e coordinato da Margherita Sarfatti, e il Ritratto del pittore De Zolt in marmo di Paolo Boldrin, che risente invece dei modi di Adolfo Wildt. Dalla V edizione della rassegna (1927) provengono il dipinto di Millo Bortoluzzi, Le vele-Venezia, che si inserisce nella tradizione postimpressionistica e il busto in bronzo di Servilio Rizzato, Pastore, un bell’esempio di ritrattistica. Ubaldo Oppi si fece notare all’Esposizione d’Arte Triveneta del 1929 con il dipinto Ragazzo cadorino,
acquistato dal Comune, un ritratto contraddistinto da uno stile plastico sobrio. Molte le opere che entrarono a far parte delle collezioni museali dopo la Mostra Internazionale d’Arte Sacra Cristiana Moderna, dove il Comune acquistò ad esempio Il Santo di Antonio Morato, il Paesaggio antoniano di Mario Disertori e di Dolores Grigolon, l’Arcella di Giorgio Perissinotto (Peri), dipinti in cui è forte la componente paesaggistica, a differenza della Morte di Sant’Antonio di Giovanni Dandolo, in cui prevale l’elemento religioso. All’Esposizione Internazionale d’Arte Sacra Cristiana Moderna parteciparono anche scultori come Giuseppe Bacchetti, Luigi Strazzabosco e Servilio Rizzato, le cui opere furono acquistate dal Municipio. Si tratta di due Madonne con il Bambino e di un Sant’Antonio.
Alla Triveneta del 1932 tra i pittori erano presenti Finazzer Flori, Novati, Morato, Rigoni dei Graber e tra gli scultori Augusto Sanavio.
In occasione delle tre Mostre Sindacali Provinciali d’Arte (1933, 1935, 1936) altri dipinti e sculture entrarono a far parte delle collezioni museali. Si tratta di opere di Luigi Brunello, Amleto Dal Prà, Angelo Pisani, Tino Rosa, Peri, Rizzato.
Il 1939 è l’anno della Mostra Sindacale degli Artisti Veneti, dove il Comune, fra gli altri, acquistò La collana di perle di Giuseppe (Bepi) Fabiano, un pastello con una forte plasticità, tipicamente novecentistica, e Il mercato, firmato da Fulvio Pendini, che rappresenta una scena di paese resa con un linguaggio primitivo. È invece caratterizzata da uso stile impressionistico la vivace veduta di Piazza delle Erbe dipinta nel 1938 da Giuliano Tommasi.
Altre opere qui esposte sono entrate a far parte delle collezioni civiche grazie a legati o donazioni come il dipinto Carmela e Pierluigi di Antonio Fasan, protagonista di uno stile primitivo molto apprezzato in città, il rilievo con Ecce homo di Paolo Boldrin, segretario del Sindacato Artisti di Padova, e l’autoritratto di Tono Zancanaro, chiamato dallo stesso autore Autotono.
La mostra è aperta dalle ore 10 alle 19, chiuso lunedì non festivi. Ingresso libero