Editoriale, Gori Claudio (direttore@irog.it)
La politica è una gran brutta bestia, il pelo nello stomaco potrebbe per alcuni essere indigesto e non tutti arrivano al fine glorioso d’una carriera ardua. C’è chi dichiara d’averlo più grosso, chi più duro, chi si scioglie come un gelato allo stadio e chi manifesta contro se stesso o i colleghi della “Camera” per uno stanzino domani.
La politica, non solo italiana, ha delle ombre verso interessi collettivi per restringersi su quelli individuali: non è così per tutti, per fortuna. Gianluigi Paragone espulso dal M5S, probabilmente, per avere espresso un non voto con trasparenza, un Matteo di turno che minaccia il game over d’un Governo auto nominato senza ricorrere al voto ma costituzionalmente corretto. “Farò ricorso, forse anche alla giustizia ordinaria” dichiara Paragone, Di Battista: “Lui più grillino di tanti altri“.
Un groviglio di uomini e donne che, tra la ragione e il torto d’appartenere ad un movimento o ad un partito, non sanno più quali pesci prendere. Ma qualche pesce è emerso, è repentinamente a galla: sardine da piazza, da esposizione pre-campagna che sballottano l’elettore verso un disorientamento d’effetto la cui sostanza è in fase di collaudo. Nel frattempo influencer e cantanti condiscono il gossip stagionale con “post” che sembrano attirare molto di più della politica nazionale, Ferragnez docet.
Un 2019 tra un’economia vacillante e il lavoro giovanile che non c’è, che stimola oltre modo all’espatrio per migliori lidi. Pensioni quasi irrispettose per coloro che hanno sacrificato le mani e la schiena tutta una vita, una vita di sacrifici per garantire alla propria famiglia una abitazione di proprietà che rischia d’essere eccessivamente tassata e ritenuta un simbolo del peccato anziché dell’unione.
Sembra un’Italia indegna di alcuni politici fino a che, tralasciando la gara degli slogan e tranelli altrui, emerge una donna, non il “solito” uomo, che tra battaglie e sgomitamenti oltrepassa gli attacchi sessisti e rasenti l’oltraggio fino ad essere ritenuta internazionalmente influente: Giorgia Meloni. Presidente di Fratelli d’Italia, allergica a “collanti da poltrona”, di fede cristiana e degnamente donna nonché mamma e italiana. La Meloni non è una “facilona”, glielo riconosce il “The Times” ponendola nell’Olimpo delle 20 persone potenti sulla crosta terrestre, definendola una donna che potrebbe cambiare il mondo. Ella, sempre coerente con le sue idee, trascinatrice e senza peli sulla lingua per meglio farsi intendere, geneticamente inalterabile e inimitabile tende le mani ai valori che da giovanissima ha sposato: Dio, Patria e Famiglia. Mentre il Papa si scusa per avere perso la pazienza “ribellandosi” allo strattonamento d’una fedele, Giorgia Meloni avanza inarrestabile, portando il suo partito da circa il 4% ad oltre il 10% in meno di un anno.
Non perde la testa ma rincara la dose con estrema femminilità, da politica esperta rilancia con un tweet “Il #Times mi inserisce tra le 20 persone che potrebbero cambiare il mondo nel 2020. A me basta dare il meglio per cambiare l’Italia: magari dandole un Governo che stia a testa alta in Europa e nel mondo e che le restituisca dignità e visione di pensare in grande!”
Altri esponenti italiani sono destinatari di caricature e ironie social, alcuni deviano l’attenzione sul nazional popolare Festival di San Remo per l’eventuale presenza d’una giornalista che, dicono, ha sciupato verbalmente l’Italia e gli italiani. Il lutto non vuole sfigurare di fronte ad una funerea politica fatta da alcuni sconosciuti al popolo: le scomparse, da Franco Zeffirelli a Bruno Ganz, impoveriscono il patibolo mediatico ed i palchi dell’onore.
Il nuovo anno inizia con i soliti botti, quelli in cui sembrano evaporare i pensieri e i dolori, sentimentali ed economici, ma il risveglio porta sempre qualche ferito e dita mozzate da incoscienza e stupidità che lasceranno il segno per sempre. Gli errori ed i pericoli del passato non insegnano oggi alle nuove generazioni che basta poco per fare esplodere una miccia o un petardo apparentemente innocuo: la politica italiana vive pericoli simili: petardi e fuochi non esplosi nel silenzio lasciano intendere che malignamente qualcosa bolle nel pentolone degli scarponi usati, dei ricicli indifferenziati e delle promesse mai mantenute. Troppi slogan, troppi cartacei contratti di Governo, eccessive apparizioni di circostanza in trasmissioni in cui il mattatore è il conduttore di turno, non l’ospite. Mi limito allo scenario italiano, per non sollevare inutili e strumentali polveroni che altri potrebbero incentivare o annaffiare con sostanze infiammabili. E’ sufficiente riflettere sul nostro Paese, senza scendere nei dettagli d’un pianeta già inquinato da plastica e personaggi “pericolosi” ed esaltati quanto basta.
Tranquilli, finirà con la solita dieta d’inizio anno e le salse politico-economiche convoglieranno verso un “volemose bene” d’altri tempi, ma non per tutti, non per la sovranista Giorgia Meloni che con il video rap “Io sono Giorgia” ha scalzato anche le classifiche social-musicali. Forse per questo il quotidiano “Il Tempo” il 31 dicembre ha concluso l’ultima edizione con una prima pagina dal titolo significativo “L’uomo dell’anno è donna. Vince Giorgia Meloni”.
Iva e Ilva? Dai che anche quest’anno la sfanghiamo…