I genitori di Chiara Pajola la diciannovenne veronese morta ieri dopo dopo una caduta dal tetto della funicolare di Castel San Pietro hanno deciso di donare i suoi organi Almeno potrà aiutare qualcun altro – ha confidato il padre agli amici , forse anche qualche bambino. Anche perché la scelta di donare gli organi, Chiara l’aveva manifestata quando era ancora in vita.
La triste vicenda di Chiara è emblematica però , anche dalle parole di suo padre, dell’importanza della donazione per la speranza di vita che regala ad un’altra persona.
Ed è proprio del “ponte” che collega la donazione al trapianto che si è parlato venerdì mattina 25 maggio a Casa Santa Rita organizzato dall’associazione Per una nuova vita onlus nel convegno “Le istituzioni e le associazioni fanno il punto sulle attività di donazione”- A confronto primari, realtà medico e sanitarie e associazioni che si occupano in Veneto di donazioni, dall’inizio della vita con la donazione da cordone ombelicale alla morte, con la donazione da deceduto.
Un’occasione anche per fare il punto della situazione su donazioni e trapianti in Veneto regione leader nel settore. Nel solo 2017 infatti la regione ha fatto registrare tre record nazionali. Le donazioni sono passate dalle 146 del 2016 alle 196 del 2017. I trapianti sono cresciuti da 590 nel 2016 ai 646 nel 2017. E infine c’è stato un calo dei dinieghi alla donazione che in Veneto ha fatto registrare la percentuale di no più bassa in assoluto ossia il 15.6% nel 2017 contro il 27,3% dell’anno precedente. Sono così scese le liste di attesa da 1353 pazienti nel 2016 a 1296 nel 2017.
Importante anche la presenza della associazioni come Admo, Aido, Avis ed altre che ogni giorno lavorano per la cultura della donazione, così come l’esperienza e i numeri delle alle banche dei diversi organi e tessuti, come la Banca degli occhi o quella della cute.
Qualche numero di rilievo ed esempio è stato portato dal prof. Umberto Cillo Direttore di Chirurgia Epatobiliare e dei Trapianti Epatici dell’ospedale di Padova che ha ricordato come il trapianto di fegato sia l’intervento più complesso . La media di sopravvivenza ad un anno del trapiantato oggi è del 86% .
A Padova le donazioni e i trapianti di fegato sono aumentati del 17% grazie alle nuove tecniche utilizzate. Lo scorso anno solo a Padova sono stati effettuati 100 trapianti in un anno, vero e proprio record. Tra le innovative tecniche utilizzate e studiate anche anche a livello internazionale c’è per esempio l’autotrapianto e 4 lo scorso anno sono stati gli interventi di questo genere; o ancora l’utilizzo di un trapianto ausilario, unico in Italia, a fianco del fegato malato.
La testimonianza in questo senso è quello di Gino Fior trapiantato di fegato a 62 anni, di San Martino di Lupari. “Mi sento una persona fortunata – ha raccontato Fior – perchè in pochi mesi sono stato chiamato d’urgenza per il trapianto. In pochi mesi infatti la situazione del mio fegato è degenerata in cirrosi e quindi tumore. Oggi conduco una via vita regolata sia in termini di alimentazione che di attività fisica. E se posso testimonio e collaboro con le associazioni che portano avanti il messaggio della donazione”.
Semplice la donazione, complicata la ricerca del donatore e il post trapianto. Stiamo parlando del cordone ombelicale.
A parlarne è la dottoressa Roberta Destro della Banca del cordone ombelicale che si trova nel reparto di Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale di Padova. “A Padova abbiamo iniziato a raccogliere il cordone ombelicale dai fratellini dei nostri pazienti nel 1992. Pazienti affetti da malattie oncoematologiche e che in molti casi hanno poco tempo, le loro malattie sono aggressive. In media infatti ci vogliono dai 3 ai 6 mesi per trovare un midollo compatibile . Per questo ricorriamo al sangue di cordone ombelicale , fonte di cellule staminali, immediato e rapido, se non c’è altro tempo.”
La banca del cordone di Padova ad oggi conta 2400 unità che vengono “spese” in tutto il mondo.
Ad oggi sono 25 i piccoli pazienti di Padova alla ricerca di un donatore di midollo compatibile.
Margherita Zamboni è dall’altra parte, lei a 19 anni ha dovuto subire un trapianto di midollo per una leucemia linfoblastica acuta. Il suo donatore, un tedesco lo chiama Noel ossia nuova vita, che è quella che ha iniziato 6 anni fa dopo il trapianto di midollo. Per questo lei appena può porta la sua testimonianza per Admo, l’associazione donatori midollo osseo e chiede ai giovani di 18-35 anni di donare una parte di sé per regalare un’altra vita a persone come lei.
E ancora Enrico Vidale responsabile della comunicazione della Banca degli occhi del veneto. “La banca – spiega Vidale – è un ponte che collega due sponde, quella donazione e quella del trapianto. Ad oggi possiamo contare su 100 mila cornee donate e la nostra banca , dove lavorano una cinquantina di persone, è diventata centro di riferimento nazionale per le cellule staminali dell’occhio. 6000 sono i pazienti che visitiamo ogni anno.”
La custodia della cornea nella banca dura 20 giorni poi passa ai centri di trapianto.
Salvavita anche in casi recentissimi di cronaca nel caso dei due operai grandi ustionati delle Acciaierie Veneto, è anche il trapianto di cute. Nel grave incidente padovano è scattata l’allerta nazionale per la ricerca di cute per effettuare l’innesto cutaneo.
In Italia ci sono 15 banche della cute e altrettanti centri ustioni, due in Veneto con Padova e Verona, dove sono in cura appunto i due operai delle Acciaierie Venete.
In media la raccolta della cute è di 4 mila centimetri quadrati di cute dal singolo cadavere.
“Alla base di tutto questo meccanismo donazione-trapianto è l’organizzazione della macchina – spiega il prof Giorgio Enrico Gerunda Presidente dell’Associazione Per una nuova vita onlus – oltre all’entusiasmo e alla buona volontà delle persone, dal trapiantologo al volontario di associazioni”.
L’Associazione Per una nuova vita onlus si occupa di accoglienza di famigliari di persone in cura presso gli ospedali di Padova, in particolare per trapianto d’organo. Gestisce la Casa di Accoglienza Santa Rita da Cascia dotata di monolocali con bagno e angolo cottura privati Dà supporto psicologico professionale e assistenza di un medico di base per gli ospiti della Casa S. Rita. Promuove e sensabilizza alla donazione di organi con attività svolte in collaborazione con altre associazioni.