Editoriale di Gori Claudio
Di Maio & Friends hanno raccolto molti voti anche grazie alle “fantomatiche” promesse elettorali sul reddito di cittadinanza, che ad oggi hanno il solo sapore di una azione politico-marketing che ha indotto disoccupati e inoccupati alla convinzione di un automatico reddito mensile, senza conoscere dettagli e requisiti di una legge che non c’è.
Il marketing emozionale e del bisogno, prevedibilmente quasi inapplicabile per mancanza di copertura economica, batte l’orientamento alla soluzione dei problemi del nostro Paese: ciascuno pensa all’egoistico bisogno individuale, dimenticando quello collettivo e futuro.
I valori reali, definiti anche dalla coscienza che spesso appare latitare, sono surclassati dalla frenetica rincorsa al bene materiale e imminente, quale riflesso di appartenenza a categorie sociali o modelli di vita di proprietà mediatica o altrui.
L’ignoranza e l’urlo elettorale ha battuto la realtà dei fatti, la cecità e l’incoscienza ha fatto ignorare le più elementari e ragionevoli regole democratiche ed economiche: il nuovo Governo non è ancora in carica e le prime convocazioni sono programmate per il prossimo 27 marzo, senza alcuna certezza che sia guidato dal Movimento 5 Stelle o da altri accordi tra coalizioni e partiti/partitelli travolti dalla realtà dei fatti: dall’Urbe non si ascolta il popolo sovrano, dimenticando il ruolo istituzionale confondendolo con un diritto/dovere di potere acquisito e tramandabile in futuro con ripescaggi di perdenti elettoralmente, complice l’oscena legge elettorale.
Non esistono moduli da compilare per la richiesta del promesso Reddito di Cittadinanza, non esistono oggi sportelli Caf ad esso dedicati, non esiste ancora un nuovo Governo ma taluni sono in coda per riscuotere la promessa pentastellata. Qualora approvata la legge su tale Reddito, saranno pubblicati i requisiti di accesso e non sarà un obiettivo a breve o medio termine; eppure la “pancia” ha mosso la mano sulla scheda elettorale al punto che in un patronato palermitano è stato necessario appendere un cartello multilingua con scritto “In questo Caf non si fanno pratiche per il reddito di cittadinanza“.
La disoccupazione avanza, soprattutto tra i giovani e gli over 45, la crisi economica domina gli scenari nazionali, fatta eccezione per l’export e il popolo reclama con l’unico strumenti utile e potente nelle sue mani: il voto, qualsiasi esso sia purchè possa sconvolgere gli schemi che hanno condotto allo stallo, agli esodati, alla elevata tassazione e evasione fiscale. Senza certezza che il “nuovo” sia migliore.
Stona la promessa elettorale d’un minimo Reddito di Cittadinanza e la battaglia ai privilegi della Casta a seguito della riunione M5S organizzata per i 334 onorevoli presso l’Hotel Parco dei Principi, uno dei più lussuosi hotel della capitale, tra tovaglie di Fiandra e soffitti stuccati.
I sindacati? Osservano e ascoltano in eccesso i proclami della politica dimenticando il loro ruolo primordiale: ascoltare maggiormente i lavoratori, supportarli allo stremo nel tavolo delle trattative, battersi per le aperture domenicali e natalizie e ridurre ancor più i pericoli negli ambienti di lavoro, nei cantieri edili, nelle fabbriche e regolare al meglio i contratti di assistenza per anziani e badanti. La tendenza sindacale ad assumere posizioni pesantemente politiche è dichiarata anche dalla Nobis (Fim Cisl) affermando senza giri di parole che “I sindacalisti andati in politica sono rimasti da soli”. Per altri un invito all’ozio.
Il centrodestra ha vinto ma una trattativa di “scopo” sarà necessaria per potere governare lo Stivale ormai claudicante e dalla scuola consumata. Tutti vogliono essere Premier e molti voltano lo sguardo altrove. Nel frattempo il business milionario è garantito dalla gestione “cooperativa” degli Hub di accoglienza che somigliano sempre più a lager e luoghi di reclusione con accatastamento d’esseri umani. Manca una politica sana e certa dell’accoglienza, con diritti per i rifugiati politici e rimpatri per i clandestini.
Nel frattempo il mondo avanza, impazzisce e rinsana, l’economia globale cresce e l’Italia singhiozza; Obama tratta con Netfix per una “Obama Tv”, Trump e Kim Jong-un preparano il banchetto per l’incontro nel prossimo maggio e in Siria le macerie dei bombardamenti uccidono senza distinzione di classe sociale o età, l’ISIS osanna le stragi e attende il momento propizio per un prossimo attentato.
In Italia? Si cinguetta, si posta nei social network quali campi di battaglia per leoni da tastiera e si pungola; nessuno si dichiara perdente ma tutti si proclamano vincitori mentre gli anziani scavano tra i rifiuti dei cassonetti o svengono per fame nei supermercati.
Sconforta il basso livello di preparazione grammaticale degli aspiranti docenti alla cattedra della scuola pubblica e di cui sono al momento precari, tant’è che i risultati riferiti al concorso 2016 bocciano 3 aspiranti prof su 4: come meravigliarsi dei congiuntivi massacrati dalla classe politica dirigente nazionale?
Finchè il tombino è chiuso, c’è speranza.