Sempre più ricercate dalle imprese le soft skills (85,1%), le e-skills (62,3%) e le green skills (76,8%)
Il mismatch tra domanda e offerta di lavoro aumenta nel 2017: la difficoltà segnalata dalle imprese di trovare il candidato più idoneo passa, infatti, dal 12% dei contratti totali del 2016 ad oltre il 21% nel 2017. Come chiarisce l’analisi sui fabbisogni occupazionali delle imprese nell’anno in corso, condotta da Unioncamere e Anpal con il Sistema Informativo Excelsior, la ripresa economica che anche il nostro Paese sta sperimentando ha contribuito a favorire un discreto recupero sul fronte degli andamenti occupazionali. Tuttavia, in un mondo che cambia rapidamente e in cui la forza lavoro registra progressivi aumenti dell’età media, come avviene da decenni nelle società avanzate, anche le competenze dei lavoratori stanno “invecchiando” e potrebbero non essere più adeguate.
Globalizzazione e digital transformation – con i cambiamenti introdotti nell’organizzazione dei processi produttivi e del lavoro – stanno poi radicalmente mutando le skills richieste ai lavoratori e stanno facendo emergere nuove professionalità.
Non stupisce, quindi, che, per gestire il rischio legato alla skills obsolescence, le imprese puntino in misura crescente sulle attività di formazione continua per aggiornare e adeguare le competenze del proprio capitale umano: la quota di imprese che ha svolto tali attività è aumentata nel 2016 in misura significativa rispetto agli anni precedenti, arrivando al 27% del totale.
Questa evoluzione che sta interessando il mercato del lavoro risulta ancora più evidente esaminando i programmi di assunzione del 2017, dai quali emerge che il 60% delle imprese prevede nuove entrate – percentuale che sale al 72% per le imprese esportatrici e all’80% quelle che innovano – e oltre un terzo dei contratti sarà destinato a giovani con meno di 30 anni e per oltre il 46% a laureati e diplomati.
Il mismatch tra domanda ed offerta di lavoro, che quest’anno arriva ad interessare più di un posto di lavoro su 5, non è solo legato a un problema quantitativo ma soprattutto qualitativo, relativo cioè alla differenza tra le nuove competenze richieste dalle imprese e quelle offerte dai lavoratori: le cause della difficoltà di reperimento sono da imputare principalmente alla mancanza di adeguata preparazione dei candidati (48%), non solo ad una loro carenza numerica (42%).
Non è un caso che i settori caratterizzati dalle maggiori difficoltà di reperimento siano costituiti dal manifatturiero – maggiormente esposto alla concorrenza internazionale e dunque anche maggiormente ricettivo delle spinte innovative – e soprattutto da quei settori più direttamente coinvolti nella rivoluzione tecnologica: servizi informatici e meccanica registrano, infatti, una difficoltà di reperimento pari rispettivamente al 40,0% e al 38,8%.
L’analisi dei fabbisogni occupazionali per titolo di studio mostra, poi, come la difficoltà di reperimento sia massima nella “filiera” elettronica e riguardi tutti i livelli di istruzione (terziaria con il 55,4% di difficoltà di reperimento, secondaria con il 36,9% e diploma professionale con il 33,5%).
Cresce la richiesta di competenze trasversali
La domanda delle imprese cambia anche con riferimento al cosiddetto skills-mix. I risultati dell’indagine Excelsior 2017 confermano una elevatissima richiesta di competenze trasversali. Fondamentali per la quasi totalità delle figure ad elevata qualificazione (dirigenti, professioni specializzate e tecniche), interessano comunque una quota largamente maggioritaria anche delle figure intermedie, operaie e non qualificate.
E’ interessante notare come per le professioni altamente qualificate, maggiormente ricercate dal mercato, non vengono richieste solamente competenze tecniche ma anche e soprattutto soft skills a riconoscimento del fatto che la complessità introdotta dalla tecnologia nel nuovo mercato del lavoro richiede principalmente doti quali abilità comunicative, flessibilità, capacità di lavorare in gruppo, capacità di risolvere i problemi.
L’indagine mostra inoltre come le difficoltà delle imprese nel reperire i profili desiderati aumentano quando le e-skills (che comprendono la capacità di utilizzare linguaggi e metodi informatici e matematici, il possesso di competenze digitali, la capacità di gestire applicazioni di robotica, big data IoT e dei processi di industria 4.0) sono più rilevanti per lo svolgimento dell’attività lavorativa: quasi il 30% delle figure per le quali le e-skills sono ritenute molto importanti risultano di difficile reperimento. A queste si aggiunge una richiesta molto diffusa e trasversale di competenze “green”, che è possibile definire come l’attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale.
Il possesso di competenze, inoltre, è essenziale per i giovani. In particolare, per le competenze informatiche e digitali, la quota di richiesta per gli under 30 arriva a essere fino a 5 punti superiore a quella totale.
Sul portale Excelsior (http://excelsior.unioncamere.net) e presso le Camere di commercio saranno disponibili i dati disaggregati per provincia.