Antiche ricette risalenti al 1700, mercati di street food, visite a coworking di fama internazionale e ad aziende leader nell’innovazione tecnologica con il patrocinio del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
Il Bibimbap, il piatto a base di base di riso, verdure, uova e carne non è solo il simbolo della Corea, sesta tappa della Food Innovation Global Mission (FIGM) il tour mondiale dei 14 studenti del master di II livello Food Innovation Program (FIP). E’ stato anche il nome e il tema centrale del primo hackathon svolto a Milano e a Bologna nel 2014 organizzato dal Future Food Institute, il trust no profit bolognese promotore del FIP insieme a Università degli studi di Modena e Reggio Emilia e Institute for the Future di Palo Alto. Il Bibimbap, che al suo interno vede diversi alimenti che necessitano cotture e preparazioni differenti, è stato la chiave di lettura di un hackathon che ha voluto trasformare le persone in ingredienti e la collaborazione in un metodo che rende possibile ottenere quei risultati che danno al lavoro di squadra il sapore di una ricetta perfetta. Questo hackathon è stato il primo passo dell’ecosistema del Future Food Institute verso la Corea e la scoperta delle sue tradizioni e innovazioni che meritano di essere diffuse in tutto il mondo. Tutto questo vede nella Food Innovation Global Mission il suo naturale sviluppo. Lo spirito di questa missione è infatti quello di consolidare e incrementare i legami tra icone, protagonisti e rituali dell’ecosistema del food in tutto il mondo.
La tappa ha visto nei panni di cicerone due personaggi d’eccezione. Dopo uno chef di fama internazionale come Peter Klosse in Olanda, e due diplomatici come il console generale d’Italia a San Francisco Lorenzo Ortona e il suo collega a Osaka Marco Lombardi, in Corea è stata l’occasione per la delegazione di essere accolti all’interno dell’ambasciata italiana a Seoul dal console Marco della Seta che ha parlato agli studenti di come le tradizioni gastronomiche coreane si stiano aprendo sempre di più al consumo di di prodotti italiani come caffè e prodotti caseari. Dopo questa prima introduzione istituzionale il testimone di guida ufficiale è passato a Michael Lee, membro insieme a Sara Roversi dei giovani imprenditori del G20 YEA e fondatore di YES Challenge Asia. Insieme a questo vero e proprio food hero alla delegazione è stata presentata una delle realtà imprenditoriali più importanti del paese come CNT Tech, la maggiore piattaforma online coreana che permette di ordinare cibo a domicilio riuscendo a produrre 100mila pasti al giorno.
Dalla logistica dei grandi numeri nelle industrie alla ristorazione e alla cucina locale. Sempre grazie alla guida di Michael Lee la delegazione è arrivata nel piccolo villaggio di Daejeon Musucheonha, accolta da Yongkab Gown, discendente del fondatore della città. Dopo una rapida visita alle colture di fragole, mandarini, ginseng, fagioli e schisandra – dal quale si ottiene un tè tradizionale chiamato “omija” – gli studenti della Food Innovation Global Mission si sono rimboccati le maniche e sporcati le mani preparando il gochujang, la salsa piccante che accompagna la maggior parte dei piatti coreani e che affonda le proprie radici storiche nel 1700. Usata anche come rimedio officinale per rafforzare lo stomaco e ripristinarne il naturale funzionamento il gochujang è stato preparato in casa per centinaia di anni. Ed è proprio con questa sfida che gli studenti si sono misurati pestando, triturando e amalgamando a mano i diversi ingredienti necessari per la sua preparazione come il riso glutinoso in polvere, peperoncino rosso macinato, soia fermentata e sale. Il tutto lasciato riposare in apposite giare di terracotta.
Non solo condimenti, ma anche secondi piatti tipici grazie alla guida di Yeonhyeok Ahn, già partecipante al Global Trep Training Program che ha visto nel 2015 un gruppo di giovani imprenditori coreani ospiti per sei mesi a Bologna con l’obiettivo di conoscere meglio l’ecosistema del cibo e dell’innovazione attraverso la lente del Future Food Institute. Grazie a lui gli studenti hanno scoperto come preparare lo shabu shabu, un altro piatto tipico della tradizione gastronomica coreana realizzato con l’immersione di diversi tipi di carne in brodi bollenti e conditi infine con salse piccanti.
Dopo essersi sporcati le mani in cucina nella preparazione di piatti e ingredienti tipici, icone vere e proprie per la popolazione coreana, la delegazione si è mossa alla scoperta delle varie realtà economiche del paese. Introdotti da Budher Song gli studenti hanno potuto visitare Inno Startup, spazio di coworking dove le startup innovative trovano un luogo possono progettare e allargare i propri orizzonti imprenditoriali. Per quanto riguarda l’universo maker, già conosciuto in California grazie all’incontro con Sherry Huss vice presidente della Maker Faire, i talents hanno continuato la scoperta di questo mondo di artigiani digitali grazie alla visita a Etri, un istituto di ricerca delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, che dagli anni ‘70 alimenta l’innovazione della Corea per realizzare un ‘mondo intelligente’ in cui le persone, la tecnologia e l’ambiente sono unite per creare una vita più interconnessa e hi-tech.
Filo rosso tra tutte le tappe della Food Innovation Global Mission è stata la particolare attenzione rivolta agli atenei in giro per il mondo e la Corea non ha fatto eccezione. All’interno dell’università di Yonsei a Seoul, una delle più prestigiose del paese, la delegazione ha partecipato all’International Food Forum organizzato da Michael Lee. Durante la conferenza il mondo food è stato esplorato da ogni punto di vista grazie a numerosi interventi con ospiti internazionali, a partire dall’ambasciatore Marco Della Seta che ha parlato delle future opportunità di business tra Italia e Corea, proseguendo con uno sguardo all’imprenditoria “made in Silicon Valley” illustrata da Paolo Privitera, imprenditore italiano con decenni di esperienza nelle le più importanti realtà del mondo come H-Farm e Startup Chile, per concludere con un focus approfondito sulla Food Innovation Global Mission grazie agli interventi di Sara Roversi e dei 14 studenti provenienti da tutto il mondo, eccezionale gruppo di ricerca capace di poter dare contemporaneamente una reale prospettiva globale.
Infine, per continuare il tour dei mercati tipici del continente asiatico già visitati nella precedente tappa giapponese, la delegazione si è immersa nel Myeong-dong, un mercato street food che ha offerto una grande varietà di sapori dal kamaboko, il coloratissimo impasto solidificato a base di pesce, al più particolare fèngzhua, i “talloni di fenice” o più semplicemente le zampe di gallina.