L’Archivio Ignazio Moncada, accogliendo l’invito di SPAZIO 22, dal 28 settembre presenta negli spazi espositivi di Viale Sabotino alcuni lavori inediti dell’artista siciliano. Cinque tele di grande formato, appartenenti alla serie Convergenze interrotte del 1971, compongono un nucleo omogeneo, caratterizzato da strutture cromatiche che si compenetrano infrangendo di continuo la stabilità della geometria, con equilibri in contrasto e fratture improvvise determinanti dinamismi mutevoli.
Per il loro carattere, le opere si avvicinano ai lavori presentati alla Galleria dell’Obelisco a Roma nel 1971, in una mostra con testo in catalogo di Enrico Crispolti. Al centro dell’esposizione, sono presenti due ceramiche del 1973, realizzate ad Albisola, che rappresentano l’inizio di un’esperienza che ha portato gli elementi geometrici della pittura di Moncada ad un ulteriore sviluppo: mediante la fusione di sabbia, veline e cromatismi terrosi la serialità imperfetta diventerà un suo segno costante.
Negli oggetti in ceramiche le geometrie solide si frammentano in un’animata sovrapposizione. Infatti il grande quadro del 1984, Ritmi musicali, l’alternanza di ampie strisce orizzontali sia cromatiche che di sabbia e di segni a losanga, sono disposti in modo da determinare una tendenza alla successione, al “continuum”, che travalica i limiti spaziali del quadro, trovando, in un ritmo fluido e liberatorio, un richiamo al Mediterraneo. La tela risale al periodo finale di un altro importante ciclo pittorico, Alesa e i segni del tempo, iniziato nel 1979, di cui in apertura di mostra si trova un esempio del primo momento, in un dipinto a rombi rosso-mattone, nero attenuato, giallo-ocra, che affiorano dal fondo in superficie, come sospinte da un’energia inconscia e nascosta.
La complessità dei valori percettivi del colore raggiunti in questo ciclo pittorico vennero trasposti da Moncada nei grandi teloni in plastica della sua Pont Art (Arte del Ponteggio) che, ricoprendo i portici meridionali di piazza Duomo a Milano, durante i lavori di restauro del 1982, trasformarono un cantiere in un intervento di pittura nella città, in un grande schermo di immagini che evocava un sognante lastricato mediterraneo. Sono state inserite nella mostra due opere figurative giovanili del 1953 in cui possiamo ritrovare nell’attenzione al vento, alla luce alla sabbia e a una leggerezza che muove le geometrie, temi fondamentali mai abbandonati dall’artista nella sua successiva ricerca formale astratta.
Inaugurazione della mostra il prossimo mercoledì 28 settembre, dalle 18.30 alle 21.00; le opere saranno esposte fino al 12 Novembre, 2016 (Archivio Ignazio Moncada presso SPAZIO 22 Viale Sabotino 22, Milano)
SPAZIO 22 è aperto dal martedì al venerdì, orari 11/13 – 14/19; sabato, orari 15/19 o su appuntamento.
Biografia
Ignazio Moncada Palermo, 1932- Milano, 2012 Studia scienze politiche nella sua città natale e contemporaneamente si dedica alla ricerca artistica. Nel 1952 compie un viaggio a Parigi per conoscere dal vero le opere dei maestri dell’astrattismo e dal 1958 si stabilisce nella capitale francese dove espone opere non figurative dipinte su vetro nella prima mostra personale del 1965. L’anno successivo si trasferisce a Bruxelles e dal 1967 al 1973 abita a Roma. Stringe rapporti con artisti, critici e poeti, come Cesare Vivaldi, Murilo Mendez, Emilio Villa, Angelo Maria Ripellino e Valentino Zeichen, che scriveranno della sua pittura. Nel 1973, durante l’inverno, soggiorna ad Albisola e realizza i suoi primi lavori in ceramica. Nei mesi estivi, in Sicilia, esegue terrecotte a ingobbio a Santo Stefano di Camastra utilizzando una particolare e antic
a tecnica di cottura a legna interrata. Si trasferisce a Milano nel 1974, ed espone in importanti gallerie private e in istituzioni pubbliche: nel 1976 a Palermo alla Galleria Civica d’Arte Moderna, nel 1979 a Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Sempre nel 1979 partecipa con noti artisti alla prima fase di ricostruzione di Gibellina distrutta dal terremoto, realizzando un muro in ceramica policroma di cinque metri d’altezza. Nel 1982 dà avvio a una nuova ipotesi di intervento artistico nello spazio urbano con la Pont Art (arte del ponteggio), dipingendo enormi teli di plastica che ricoprono durante i restauri i portici meridionali di Piazza Duomo a Milano. Trasforma così il rivestimento anonimo di un cantiere in un grande schermo di pittura inserito nella vita della città. Esegue in seguito altri interventi di Pont Art in Italia, in Germania e in Spagna. A Madrid, nel 1987, l’Istituto Italiano di Cultura ospita una sua mostra personale e l’anno seguente il Musée des Beaux Arts di Chartres dedica una antologica al suo lavoro. Negli stessi anni realizza grandi pannelli in ceramica per uffici di rappresentanza di banche e società di assicurazioni Winterthur Assicurazioni Milano, la sede centrale del Banco di Sicilia a Milano, il Medio Credito Lombardo, sempre a Milano, realizzando anche interventi decorativi per alcuni transatlantici di una compagnia greca. Nel 1993 la Civica Galleria d’Arte Moderna di Gallarate gli dedica una mostra antologica. La sua attività pittorica si combina sempre con iniziative nel campo della ceramica e in altre direzioni. Nel 2007, sullo storico lungomare di Albisola Marina dove sono presenti opere di Fontana, Lam, Jorn, Leoncillo, delimita uno slargo fronte mare con una seduta in ceramica ingobbiata lunga 42 metri. Nel 2011 la Triennale di Milano ospita una antologica della sua produzione ceramica. Nel 2012 decora il soffitto della Biblioteca del Palazzo Branciforte a Palermo, con un intervento pittorico di metri 20 x 8. Muore a Milano nell’ottobre del 2012.
Archivio Ignazio Moncada
L’Archivio Ignazio Moncada è stato costituito nel 2013 a Milano, sotto la direzione dell’architetto Ruggero Moncada, figlio dell’artista.
L’associazione non ha scopo di lucro e persegue finalità di solidarietà sociale nel campo della cultura. La sua attività principale consiste nella valorizzazione e promozione dell’opera dell’artista Ignazio Moncada in Italia e nel mondo. Tale attività viene svolta mediante la creazione e gestione dell’Archivio, la preparazione di un catalogo ragionato che raccolga tutte le opere dell’artista, la diffusione delle stesse e delle loro riproduzioni, e l’attento studio della loro autenticità mediante rilascio di certificati. L’istituzione si prefigge inoltre l’organizzazione, o la concessione di patrocinio, di conferenze, convegni, mostre e pubblicazioni che possano contribuire alla salvaguardia ed alla conoscenza dell’opera dell’ artista.
L’archivio conserva opere risalenti a varie epoche che permettono di rappresentare l’intera attività creativa di Ignazio Moncada dal 1953 al 2012. Oltre ad olii ed acrilici su tela rimasti all’autore, innumerevoli gouaches e pastelli su carta, collages, fotomontaggi con interventi pittorici destinati alla città, bozzetti preparatori di quadri e scenografie, manufatti in ceramica, oltre ad un dipinto di 450 mq su plastiche da ponteggio che ha costituito, nel 1982, il primo intervento in assoluto di “Pont Art”, la nuova tendenza artistica ideata da Moncada e definita da Pierre Restany “Arte del Ponteggio”. Questo dipinto a scala urbana fu montato come elemento costitutivo del cantiere predisposto per il restauro dei portici meridionali di piazza Duomo a Milano.
La plastica non era un materiale estraneo all’artista, che già alla fine degli anni Sessanta, aveva realizzato quadri con plastiche colorate di cui l’archivio dispone.
Un archivio non può che rispecchiare la personalità unica dell’autore di cui preserva l’opera, soprattutto quando questa si presenta come un doppio dell’esistenza, destinato a rimanere nel tempo. Moncada ha vissuto senza possedere altro che non fosse la sua pittura, ed è per questo che egli ha lasciato non solo opere maggiori realizzate nelle varie fasi di un lungo percorso artistico che si è svolto principalmente nelle città di Palermo, Parigi, Bruxelles, Roma, Milano, ma anche sedie, tappeti, tavoli, vassoi, piatti e bicchieri in ceramica, tutti ricoperti di sue pitture, che utilizzava nella vita quotidiana.
Dell’attività parallela della ceramica, della quale Moncada si innamora sempre di più a partire dagli anni Novanta, l’archivio raccoglie, vasi, pannelli, piatti, sculture, dal 1973 al 2012.
Molti sono anche gli appunti, gli scritti autografi e dattiloscritti di poeti e critici d’arte che Moncada ha frequentato e che hanno apprezzato e scritto sulla sua opera.
L’archivio si propone di accrescere la documentazione sul lavoro di Moncada, promuovendo indagini storico-artistiche, collaborando con musei, fondazioni e studiosi che organizzino mostre e pubblicazioni con opere dell’artista, fornendo i materiali e la supervisione necessari.
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