Editoriale di Claudio Gori, direttore@irog.it
Abano Terme, località termale d’eccellenza internazionale con la “gemella siamese” Montegrotto Terme, è interessata da un provvedimento del Prefetto di Padova e del Ministero dell’Interno al fine di ospitare circa 200 immigrati presso la ex caserma della Nato, 1 Roc in zona Giarre: un’ulteriore dislocazione sul territorio nazionale da gestire e affidare a cooperative anche milionarie, un probabile colpo accessorio alla economia e sicurezza che molti turisti e cittadini temono quale minaccia alla sopravvivenza economica e famigliare. Altri, forse più colti o accecati da motivi ignoti o di ideologia politicamente avversa, vomitano sentenze a prescindere, tal’altri condividono l’iniziativa del comitato ABANO DICE NO, apartitico e apolitico, nonostante le avverse cromie politiche e poi, quale dessert post-manifestazione, non manca mai l’allenatore del dopo partita e dalle soluzioni eclatanti, di becero appunto sul match.
Ero presente la sera del 20 settembre scorso a Giarre e sono parzialmente sorpreso dalla folla accalcata, oltre 2000 persone con figli al seguito, profondamente convinta della inopportunità di ospitare i cosiddetti profughi in una caserma abbandonata e adiacente ad uno dei maggiori poli turistici e termali d’Europa: timori per il calo futuro di lavoro e disdette di prenotazioni che sembra stiano pervenendo, paura per la sicurezza personale e probabile aumento della criminalità locale che avrebbe nuova linfa da cui attingere per lo spaccio o rapine; altri temono una ghettizzazione e insufficiente cura degli ospiti, altri reclamano l’insufficiente cura dei propri cari anziani che mal sopravvivono con pensioni che non consentono il mantenimento per una dignitosa vita da fame ed alle necessarie cure sanitarie mentre agli “ultimi arrivati senza doveri ma dai diritti onnipotenti” (così ha commentato una signora anziana alla mia domanda: “contro cosa o chi e perché manifesta questa sera a Giarre?”) tutto è concesso: vitto, alloggio, “paghetta che non ho neppure per mio figlio..” (altro commento di un signore dai capelli argentati), linea internet e cellulari nonché la possibilità di uscire dalla caserma e vagabondare in gruppo o all’individuale scoperta in un nuovo italico mondo che non potrà accogliere indistintamente tutto e tutti: pura questione di spazi, costi e dignità per chiunque, profughi compresi sebbene dai dati ufficiali risulta che al massimo solo il 5% delle domande di asilo è accolta per motivi umanitari o di guerra.
Al microfono del Tg Padova il presidente del comitato, Maurizio Tentori, risponde alla domanda della giornalista che ricordava che l’arrivo dei profughi è in programma e che nulla si potrà fare “Ce la giocheremo. Nessun problema. Il gioco si fa duro, siamo qui per giocare anche noi”. Allo stesso microfono interviene anche Emanuele Boaretto, Presidente Federalberghi Terme: “Inserire un centro di queste dimensioni in un territorio deputato al turismo e al termalismo sarà sicuramente devastante.”
Ed i social, tanto amati e tanto umiliati da esperti o presunti tali, quali commenti riportano? O meglio, come vivono i cittadini della rete delle reti questa iniziativa e cosa commentano altri blog? Una giungla in cui districarsi è arduo ed in cui molte sensibilità sono espresse con limpidità, buona fede e innocenza ma anche con malignità, offese gratuite e denunce o istigazione al razzismo diretto e inverso.
Sul palco sono intervenuti abitanti del luogo, civili senza evidente etichetta politica, senza bandiere di partito se non il solo tricolore al vento; eppure molti esponenti politici erano presenti alla manifestazione. Nessun segno distintivo o riconducibile a schieramenti politici che comunque erano rappresentati dalla silenziosa presenza di noti volti di centro-sinistra e centro-destra: Lega Nord (con Marcato, Pan, Ostellari), PD (con l’ex candidata a sindaco di Abano Terme, Monica Lazzaretto), Fratelli d’Italia (con Gianfranco Vezzaro e iscritti al circolo di Albignasego), Casa Pound, Forza Nuova e altri che hanno preferito non farsi riconoscere. Nel frattempo i moduli per la raccolta adesione contro l’ordinanza erano tutti traboccanti dati e firme di sottoscrizione.
Gruppi antagonisti al comitato hanno agito questa notte, modificando lo striscione alla cancellata della caserma 1 Roc, trasformandolo in “ABANO DICE SI ALL’ACCOGLIENZA”; in mattinata il comitato ha avviato la ricerca di volontari per presidiare il luogo 24 ore su 24. Una presa di posizione decisa, forte e imponente della cittadinanza che dovrà scontrarsi contro la soluzione indicata dal Prefetto di Padova e dal Ministero dell’Interno, contro la quale non sarà sufficiente manifestare e fare picchetti se la volontà del Governo centrale non ritirerà l’ordinanza. Parcheggio Prandina di Padova docet.
Ieri il canale televisivo Rete4 ha ospitato in diretta alcuni rappresentanti del comitato ABANO DICE NO nella trasmissione “Dalla vostra parte”; tra loro è intervenuto Marco Destro dichiarando che “…in ogni caso chi viene qui dovrebbe essere ospite, ma mi pare che ospite non sia. A Bagnoli abbiamo avuto una esperienza con centinaia di persone che protestano perché non gli va bene il cibo, 25 euro al giorno per ciascuno e c’è gente italiana che non riesce ad arrivare a fine mese, italiani che sono fuori di casa…”; “…la genta ha paura, già adesso ha paura, cosa facciamo?” si chiede una titolare di un noto hotel di Abano al microfono del giornalista Paolo Brinis: è evidente che i cittadini, i commercianti e gli albergatori temono che si possa replicare una situazione esplosiva come la vicina Bagnoli dove gli immigrati ospitati hanno raggiunto circa 800 unità.
“Basta, siamo stanchi e siamo disponibili a legarci con le catene […] ci dovranno portare via non di peso – urla al microfono, dal palco, Alessio Zanon – ma con i carri armati. Viva l’Italia.”
“…bisogna colpire, scoraggiare le persone che lucrano a scapito del territorio – prosegue un altro componente del comitato ABANO DICE NO al microfono di Brinis – Mi sto riferendo alle cooperative che non sono controllate e non si prendono responsabilità giuridica di quanto fanno queste persone al di fuori delle loro mura.”
Sarà difficile che i partiti politici stiano a guardare mentre un comitato di cittadini ha fatto il “lavoro sporco” di raccogliere migliaia di adesioni; si intuisce che nell’aria c’è interesse e movimento anche da un post pubblicato da Giacomo Rampin, molto attivo nella pagina Facebook “ABANO DICE NO!”: “In merito alla manifestazione in programma per questa sera, organizzata dalla sig.ra Talarico. Sappiate che con noi non ha nulla a che vedere; che raccoglierà delle firme con dei moduli uguali ai nostri ma senza la nostra autorizzazione. Non accettiamo e diffidiamo dalla collaborazione di chi, come lei, sfrutta questa situazione di difficoltà a fini esclusivamente elettorali.”; parole forti, da verificare, capaci di accendere micce esplosive tra coloro che potrebbero essere interessati ad un bottino elettorale così ghiotto.
Non manca la provocazione, non è assente la dichiarazione forte e contrapposta di altri ma una in particolare colpisce per contenuto pesante e offensivo e perché no, anche dovuta a probabile ricerca della visibilità perduta. Non è compito del sottoscritto sforzare i neuroni, già esausti per il mancato sonno professionale, per comprendere o criticare quanto scritto in un blog a firma di certo Alberto Gottardo, sconosciuto a molti ma noto, sembra, negli ambienti politici: “Il suicidio perfetto di una intera comunità. Sepolta da ignoranza, avidità, xenofobia e indegnità morale. Si potrebbe raccontare così il piano inclinato preso da Abano Terme negli ultimi anni. Difficile, come spesso accade, collocare il punto d’inizio della decadenza di una città nota un tempo per il fango termale e diventata ormai un pantano civile in cui qualsiasi discorso razionale sul piano pubblico viene inghiottito da insulti, confutazioni illogiche quando non dal silenzio di chi non capisce nemmeno gli elementi basilari alle fondamenta di una convivenza civile tra i diversi interessi e le varie componenti di una città. Certo negli ultimi mesi si può collocare il punto di non ritorno di una comunità che sta dando il peggio di sè in diretta nazionale.” Accuse travolgenti verso una comunità che lotta per vivere, per sborsare fino all’ultimo centesimo di euro per regolarizzare la propria posizione pensionistica o erariale, per pagare gli stipendi ai dipendenti di alberghi e strutture termali che rimpinguano il gettito delle casse di uno Stato che forse non riesce a gestire al meglio quella che non è più una emergenza, bensì una consuetudine. Non è cosa semplice per qualsiasi Governo, ma la legittima critica deve essere costruttiva e non fortificata d’odio o mancanza di rispetto: chi professa una ipotetica o presunta regolare professione deve ricordarlo bene. Nessuno escluso. Il signor Alberto Gottardo conclude scrivendo “Chi avrà la forza di indicare una via di uscita ad un intero paese marcito negli ultimi vent’anni nell’insipienza e nell’incapacità di reimmaginarsi quando è finita la bubbana del marco forte, dell’evasione fiscale e delle mutue italiane? Rischia di vincere questa volta le elezioni non il più abile a raccontare in pubblico favole in technicolor ed a rubare in privato con la complicità di un bel pezzo della Abano che conta, ma chi urlerà più forte il proprio odio verso gli africani. Ed intanto il fango continuerà a rendere quella bella ex città gioiello sempre più simile ad una palude.” Probabilmente avrò donato un click di visibilità in più a questo blog, ma i toni devono e dovranno rimanere sempre al di sopra delle idee personali se non riportanti esclusivamente la notizia o gli eventi.
Pochi minuti fa un altro post in Facebook annuncia, per mano di Fabrizio Grassini, l’imminente mobilitazione anche di Montegrotto Terme: ”… Organizzeremo anche noi, come ha già fatto Abano, delle manifestazioni Popolari per confermare il nostro NO all’arrivo di nuovi Clandestini nel nostro Territorio.
Vogliamoci bene e pensiamo soprattutto alle nostre Famiglie…” e nel frattempo è nato il gruppo social “Montegrotto DICE NO!” che in meno di 20 minuti ha raccolto circa 500 adesioni.
Martedì 27 settembre partirà una fiaccolata silenziosa, per raggiungere il Municipio di Abano, commissariato dopo l’arresto del neo rieletto sindaco Luca Claudio.
Solo il preludio di una civile rivolta? Stabilitelo voi.