Roberto Marcato è assessore regionale allo sviluppo economico ed energia per la Regione del Veneto ed è referente per le materie: artigianato, commercio, piccole e medie imprese, industria, fiere e mercati, distretti, ricerca e innovazione, imprenditoria giovanile e femminile, energia in tutte le filiere, tutela consumatore, legge speciale per Venezia, riconversione del polo industriale di Porto Marghera, sviluppo della banda larga.
L’assessore Marcato, noto per schiettezza ed estrema trasparenza, ci ha concesso una intervista esclusiva al fine di comprendere meglio e con maggiore respiro alcune tematiche spesso da altri argomentate in astratto, con modalità d’espressione che lasciano sempre adito a future loro re-interpretazioni di comodo. E’ nato a Castelfranco Veneto (TV) il 18 luglio 1968, un Veneto doc iscritto alla Lega Nord dal 1992. Non si sottrae mai al confronto, vantando un curriculum politico e d’esperienza amministrativa di lungo corso.
Assessore Marcato, lo scorso fine giugno Lei è stato nominato responsabile nazionale Lega Nord Liga Veneta del dipartimento federale sicurezza e immigrazione: una sua ulteriore responsabilità in un contesto storico difficile. Quali sono in Italia le priorità in termini di sicurezza? Quali sono i punti sui quali è urgente intervenire anche in Veneto?
E’ assolutamente necessaria una diversa tipologia di approccio nei confronti dell’accoglienza. I dati ufficiali della Prefettura di Padova testimoniano indiscutibilmente che solo il 3 percento degli immigrati ha diritto allo status di profugo. A tale proposito una riflessione deve essere fatta in modo estremamente rigido e crudo: se il 97 percento non ha diritto allo status di profugo allora sono clandestini e come tali devono essere trattati; devono essere presi e rimpatriati. Per quanto concerne la gestione dei flussi, sono necessari i respingimenti assistiti, ovvero i barconi devono essere bloccati in mare dalle nostre navi e deve essere prestata loro una prima accoglienza poiché spesso navigano in condizioni pietose. Nel caso delle donne e dei bambini si deve concedere la possibilità di sbarcare per una prima accoglienza, mentre gli uomini devono essere rimandati sulle coste da cui sono partiti. A seguito di verifica, se le donne e i bambini non ottengono lo status di profugo, ebbene si dovrà adottare lo stesso iter per gli uomini e parenti di sesso maschile.
La riforma della giustizia è una priorità assoluta per il nostro Paese, non solo per maggiore sicurezza ma per rendere l’Italia un luogo attrattivo per le aziende estere: multinazionali non investono nei nostri territori perché, ad esempio, una causa di lavoro può durare fino a setto o otto anni; si tratta di costi insostenibili e spesso incomprensibili agli occhi degli imprenditori d’oltre confine.
Dal punto di vista della tipologia di violenza applicata e quindi della minaccia ed incolumità individuale, è essenziale un cambiamento dell’attuale atteggiamento mentale, mi spiego: rispetto a venti anni fa, è radicalmente cambiata la classificazione della violenza perpetrata verso la società; eravamo abituati al ladro di polli che, di notte, entrava nelle abitazioni private per furti di varia natura, senza ulteriori ripercussioni per la vittima. Oggi per simili tipologie di furto o si è fortunati perché i criminali ritengono sufficiente la refurtiva oppure si è ammazzati di botte. Rilevo che c’è una stretta correlazione tra feroci atti criminosi e nazionalità di chi vìola la norma penale e non è possibile che il 73 percento dei detenuti nel carcere di Padova sia di nazionalità straniera: evidentemente un problema c’è. Dobbiamo costruire più carceri e rendere certa la pena, contrariamente il nostro Paese non avrà speranza.
Immigrazione o Invasione? Emergenza o routine? Nel Veneto è in programma una legge nel prossimo autunno per dire no al burqa… Marcato, cosa resterà dell’Italia?
Nulla. Stiamo retrocedendo in maniera pericolosissima sia culturalmente sia giuridicamente, ma anche filosoficamente, spiritualmente e religiosamente verso culture che tra i loro princìpi hanno l’intolleranza. Consideriamo il caso burkini, dobbiamo essere molto chiari: il burkini rappresenta il concetto e simbolo della donna intesa come essere inferiore. Alla base c’è la volontà del maschio, nonostante il Corano non preveda ciò per la donna, o meglio l’invenzione postuma dell’Imam maschio che persegue il concetto islamico per il quale la donna è inferiore all’uomo. Personalmente sono figlio della rivoluzione francese, di una filosofia che, attraverso guerre e sofferenze, è giunta a riconoscere a chiunque diritti e senza discriminazioni religiose e intendo assolutamente continuare a vivere con questo genere di cultura. Dire sì al burkini vorrebbe dire sì al concetto di donna quale essere inferiore all’uomo. Tutto ciò, personalmente, è intollerabile. Dobbiamo riappropriarci della nostra storia, della nostra cultura e valori religiosi dicendo no a tutte queste pericolosissime derive che stanno minando le basi della nostra società.
Poi è tutto estremamente semplice: vestiti da Batman o apicoltore non è possibile girovagare, poiché esiste uno specifico periodo temporale denominato Carnevale durante il quale è concesso essere vestiti in qualsiasi modo, anche strambo. Oltre questo arco temporale dobbiamo attenerci a norme comportamentali valide per tutti. La domanda che pongo è: ‘lei può accedere al Tribunale di Padova vestito da apicoltore? No, non la fanno entrare ed allora perché deve essere concesso ad una donna completamente irriconoscibile o del tutto coperta per motivi religiosi?’. Inoltre, non è eticamente accettabile l’imposizione di obblighi di un sesso sull’altro per reclamate superiorità di genere.
Le forze dell’ordine ogni notte rischiano la vita per controllare mezzi e persone: possono sapere se sotto il burqa c’è una donna o un terrorista con un’arma o addirittura con una cintura esplosiva? Ci sono differenti momenti storici: quello attuale dimostra che l’Europa è sotto attacco, pertanto anche gli strumenti di difesa devono essere adeguatamente aggiornati.
Lei Marcato ha la delega Regionale allo sviluppo economico e attività produttive: le aziende in Veneto investono nel territorio o preferiscono investire all’estero? Quale futuro economico e occupazionale e quali concrete iniziative per il Veneto? Per non dimenticare l’area petrolchimica di Marghera…
Le aziende venete fortunatamente preferiscono investire in Veneto. Considero questi imprenditori dei veri eroi perché investire oggi in Italia è quasi impossibile per chi voglia seriamente impegnarsi in attività produttive o commerciali. La burocrazia uccide qualsiasi entusiasmo sul nascere, la tassazione è tra la più alta in Europa, ribadisco la pluriennale durata di eventuali cause di lavoro per non parlare della giustizia: ci sono forse più motivi per andare via, che rimanere; molti imprenditori potrebbero essere stuzzicati a buttare via tutto o andare oltre confine. Per fortuna essi sono capaci e abili ed hanno deciso di mantenere nel territorio la loro produzione o attività. Non è un caso che sia qui localizzata una spiccata capacità artigianale, probabilmente vivere nel territorio veneto con le sue straordinarie bellezze naturali, con una importante storia, cultura e strutture architettoniche, riverbera entusiasmo nella manualità. Dalla crisi economica del 2008 ad oggi molti studiosi hanno tentato di convincerci che il Modello Veneto e la piccola e media impresa erano destinati a soccombere: oggi è dimostrato, in questo Paese dal Pil a crescita zero, che è proprio il Modello Veneto che continua a produrre e creare posti di lavoro. Nel Veneto c’è una particolare capacità di fare rete, consentendo anche a piccole aziende, con pochissimi dipendenti e magari nella bassa padovana, di fare ricerca e innovazione. Una sorta di miracolo.
Porto Marghera è ‘la sfida’. Ho urgentemente riattivato il tavolo Porto Marghera nel quale tutti gli Enti interessati, pubblici e privati e sindacali, partecipano e discutono, comprese le associazioni di categoria. Porto Marghera è oggi, dal punto di vista della capacità imprenditoriale e dei servizi offerti, l’ideale area logistica: non esiste altra area nazionale che sia servita come Porto Marghera. Sfido chiunque a trovarne un’altra vicina a zone montuose, marittime, collinari, città d’arte; senza dimenticare la concentrata disponibilità di servizi ferroviari, navali per il carico-scarico, aeroportuali sia nazionali sia internazionali, autostrade, bus e altri fondamentali servizi lunghi da elencare. Per rendere definitivamente agibile l’intera area, critica ambientalmente e consegnarla sana, è necessario portare a termine i marginamenti, ovvero una sorta di barriere atte ad impedire lo sversamento di acque contaminate in laguna. Sarebbe una follia abbandonare una simile superficie per motivi burocratici: un imprenditore intenzionato ad investire non chiede denaro, ma certezze; siamo attivamente impegnati affinchè tutto ciò sia realizzato, però manca un costoso 5 percento. Abbiamo indotto il Governo a mettere nella prossima Finanziaria una prima quota per terminare i marginamenti e il sottosegretario allo Sviluppo Economico si è impegnato in tale senso. Dal nostro canto abbiamo già espletato tutte le procedure richieste, compresa la realizzazione di un Protocollo: a stanziamento effettuato saremo altrettanto pronti per avviare i lavori; bonificata l’area di Porto Marghera, sono convinto che essa diventerà l’area imprenditoriale più appetibile d’Italia.