di Edda Fogarollo
Prima di addentrarci nella triste storia della costruzione del ghetto ebraico, è importante conoscere la situazione della Repubblica Serenissima di Venezia nel contesto storico dei primi anni del 1500.
Il Doge di Venezia era il Supremo magistrato della Repubblica, il Consiglio dei X, costituito da dieci membri con incarico annuale con ampi poteri al fine di garantire la sicurezza della Repubblica e del suo governo, Il Senato della Repubblica o Consiglio dei Pregadi (consiglieri del doge) e il Collegio dei Savi, era considerata una repubblica potente, invidiata per la sua autonomia e ricchezza, l’unico stato italiano a non essere sottomesso a una potenza straniera o al papato, l’anticlericalismo di Venezia era ben noto in tutta Italia.
Venezia, vincitrice e conquistatrice dei mari e di città di terraferma, ha raggiunto il suo potere combattendo e conquistando, ma dal 1453, anno in cui cadde il millenario Impero cristiano d’oriente per mano dell’Impero ottomano, diventò la paladina della difesa della cristianità dal pericoloso avanzamento sulle sue terre del Mediterraneo e su l’Europa dell’islam. All’epoca, la Serenissima controllava un dominio che si estendeva dalla Lombardia a Creta, dagli stretti dei Dardanelli al Bosforo e terminava nel Mar Nero.
Dall’Oriente Venezia riceveva continui attacchi dalla Turchia, e aveva appena affrontato una guerra contro la mezza luna ottomana (1503). Ma un altro grande fronte di guerra si aprì dall’ Occidente: le Grandi Potenze si allearono (Lega di Cambrai) per distruggere il potere e l’autonomia di Venezia. Una minaccia di proporzioni che Venezia non aveva mai affrontato fino ad allora. L’alleanza della Lega di Cambrai (1508-1516) annoverava nell’intesa contro la Serenissima potenti regni: il Regno di Francia, lo Stato della Chiesa con il papa, il Regno di Spagna e, in seguito, il Sacro romano Impero, il Regno d’Inghilterra, il Regno di Scozia, il Regno d’Ungheria, il Ducato di Milano, Firenze, il Ducato di Ferrara, il Ducato di Urbino e la Svizzera. Venezia fu straordinaria e valorosa e riuscì a difendersi su tutti questi fronti di guerra. Tutti i suoi nemici erano in attesa di spartirsi i suoi territori, ma grazie alla forza e all’abilità di guerra e alla diplomazia, Venezia riuscì a vincere su tutte le nazioni, e, anche se molto ferita, riuscì a rimanere indipendente fra tutti gli Stati italiani, l’unica a non subire dominazioni di regni stranieri e dello Stato della chiesa.
A Venezia, la presenza ebraica era antica, da alcune fonti storiche risulta che già dal 945 in poi, vivevano alcuni ebrei nei territori veneziani, purtroppo veniamo a conoscenza della loro presenza dalle leggi che vennero emanate per dare dei divieti:
- Era proibito agli ebrei di imbarcarsi nelle navi dirette in Palestina e in Oriente
- Nel 1252 venne vietato di risiedere in alcune zone della città di Venezia, ma poterono abitare a nell’ isola di Spinalonga che prese il nome di Giudecca, oppure a Mestre e nelle altre zone di terraferma
- Nel 1394, la Serenissima emise decreti che obbligarono agli ebrei ad esercitare solo alcune professioni, nel 1423 agli ebrei venne proibito di avere terreni e nel 1426 il divieto di costruire sinagoghe.
Gli ebrei di Venezia erano per lo più italiani e tedeschi (Ashkenaziti), che arrivarono nel 14° Secolo in Italia, a seguito dei feroci pogrom perpetrati negli Stati Germanici con l’accusa di essere i portatori della Peste nera.
Essi vivevano con varie attività commerciali, alcuni lavoravano nei Banchi di pegno e prestito, altri avevano negozi di stracci (vestiti usati), c’erano anche molti ebrei medici molto stimati dalla nobiltà e dal popolo. I rapporti variavano nei periodi storici, ma è noto che Venezia si adoperò per molti anni a non perseguitare gli ebrei, come invece era accaduto, oltre alla Germania anche in Francia e in Inghilterra le terribile accuse di essere Untori di peste culminarono con roghi e pogrom.
E’ vero che molte volte la Repubblica veneziana aveva imposto agli ebrei dei segni distintivi: una rotella gialla sui vestiti e successivamente un cappello giallo per distinguerli dai cristiani. Ma questa norma è stata introdotta in Italia nel 1215 dal IV Concilio Lateranense di Roma con il papa Innocenzo III, noto per il suo antigiudaismo, ma Venezia non attuò pogrom.
Purtroppo furono gli ordini religiosi a instillare l’odio per gli ebrei in tutta Italia, note sono le pubbliche predicazioni dei numerosi frati domenicani e francescani, che con i loro sermoni antisemiti spingevano il popolo veneziano verso l’antisemitismo. Agli ebrei, come spesso accadeva a seguito di questo fanatismo religioso, Venezia impose loro di non stare in città durante la settimana che precedeva la Pasqua cristiani.
La Serenissima, ha modificato molte volte le sue leggi e ha cercato in molte occasioni di richiamare gli ebrei in città dalla terraferma, con le ingenti tasse che chiedeva agli ebrei sulle attività commerciali, erano una fonte importante per il finanziamento della Repubblica.
Durante la guerra della Lega di Cambrai molte frotte di genti dai territori attorno a Venezia migrano in città, tra questi anche molti ebrei, questo fu un periodo di molta agitazione e ostilità e sospetto. Una certa tranquillità la Serenissima l’ottenne con la firma del Trattato di Noyon (1516) che pose fine alla guerra, ma con grosse perdite di territori.
Il 29 marzo 1516 il doge Leonardo Loredan, il Collegio e il Senato di Venezia approvarono l’istituzione del primo ghetto ebraico della storia d’Europa. L’area scelta per gli ebrei era periferica, ma non isolata, qui si stavano sviluppando insediamenti abitativi e dal 14° secolo era anche un’area di lavoro in cui esisteva una fonderia di rame con fornaci per fondere il minerale ed era denominata Geto de rame del nostro Comun. In questo luogo venivano raccolti gli scarti gettati dopo che il minerale era stato lavorato nelle fornaci. Il Decreto prevedeva che in questa area sorgessero due alte mura e tutte le finestre e porte comunicanti esternamente venissero murate. Il luogo doveva avere una porta per entrare e uscire e dei custodi (cristiani) nominati dal Collegio e pagati dagli ebrei dovevano abitare lì per controllare l’apertura e la chiusura delle porte, che aprivano al mattino al suono della campana della chiesa di San Marco (Marangona) e chiudevano a mezzanotte. Gli ebrei dovevano sostenere anche le spese di due barche, con marinai cristiani, che avevano il compito di controllare i movimenti che avvenivano nei canali attorno al ghetto. Era assolutamente proibito farsi trovare fuori dal ghetto in orario non concesso, pena di multe di denaro e successivamente la detenzione in carcere.
Se nella prima fase ad abitare il ghetto erano molti ebrei tedeschi e presero il nome di “Natione Tedesca”, nel 1541 arrivarono gli ebrei sefarditi a seguito dei Decreti di Espulsione dalla Spagna nel 1492 e dal Portogallo nel 1496. Questi ebrei erano mercanti grandi conoscitori delle rotte dei mari, venivano chiamati Levantini dalla Serenissima, perché prima di arrivare a Venezia, fuggendo dalla Spagna e dal Portogallo si erano fermati in qualche porto dell’oriente Salonicco, Costantinopoli o provenienti da altre parti d’oriente dell’Impero ottomano. Vennero accolti a Venezia e il ghetto venne ampliato per poter accoglierli.
Poterono soggiornare in ghetto per brevi periodi (inizialmente quattro mesi, poi fino a due anni).
Questi mercanti portarono con sé abitudini orientali, sia nel vestire e sia nelle loro tradizioni. ed anche molto differente era il loro modo di pregare.
Con l’arrivo nel 1589 di altri ebrei sefarditi i Marrani, Ponentini, per la loro provenienza dall’occidente, erano fuggiti dall’Inquisizioni spagnola e portoghese, obbligati alla conversione al cattolicesimo e successivamente accusati di cripto giudaismo. Perseguitati e minacciati di essere arsi al rogo, molti di essi trovarono ospitalità a Venezia.
Il ghetto di Venezia diventò un luogo multi etnico e assunse la configurazione definitiva con i banchi di pegno e i negozi di stracci nel grande campo, le case torri e i palazzetti e gli edifici si elevarono fino a raggiungere i nove piani. Vennero costruite cinque sinagoghe, tre nel Ghetto Novo, la Scola tedesca (1528), e la Scola Canton (1531) di rito askenazita, e la Scola Italiana (1571), e due nel Ghetto Vecchio, la Scola levantina e la Scola spagnola, entrambe di rito sefardita.
Attivo e molto popolato il ghetto diventò meta di molti ebrei viandanti e si crearono delle osterie per accoglierli, nel 1534 venne anche istituita l’università ebraica.
Venezia, già nel secolo precedente aveva iniziato con la stampa, ma dal 16° secolo divenne la capitale della stampa, vennero stampate Bibbie e Talmud in lingua ebraica. Ebrei e cristiani partecipavano ai cenacoli culturali che attraverso la stampa veniva diffusa la cultura ebraica. Vennero fondate accademie private per conoscere i testi sacri e la letteratura.
Nel 1558 Venezia autorizzò l’apertura di tre Banchi di prestito, il Banco Verde, il Banco Nero e il Banco Rosso, i colori distinguevano le famiglie e le specificità del prestito. Il Banco Rosso, la cui iscrizione è ben visibile sulla porta d’ingresso nel Portico del Ghetto, è ancora visitabile ed è un bellissimo museo per chi ama addentrarsi nella storia di quest’epoca.
Una triste pagina di storia per Venezia arrivò il 22 aprile 1547, quando, anche l’indipendente Repubblica dovette accettare il tribunale d’Inquisizione di Roma. Tre nobili veneziani cattolici integri dovevano collaborare con il rappresentante del papa, con l’Inquisitore e con il Patriarca di Venezia, di occuparsi della fede cattolica contro ogni forma di eresia, di protestantesimo e di ritorno al giudaismo dei marrani. Venne creata la figura dei Tre inquisitori di Stato, organo dotato dei poteri del Consiglio dei X. L’attività che dovevano svolgere era legata in particolare all’uso delle denunce segrete, rigorosamente anonime. Chiunque poteva denunciare un sospetto di eresia, di giudaismo o di protestantesimo, bastava lasciare la propria denuncia negli appositi raccoglitori detti Bocche di Leone o delle Denunzie sparsi in tutta la città di Venezia.
Anche a Venezia viene applicato l’Indice dei libri proibiti, voluto dal Tribunale d’Inquisizione di Roma e nel 1553 in Piazza San Marco vennero messi al rogo testi ebraici e Talmud.
Nonostante le pressioni da Roma, la Repubblica di Venezia, già nel 1589 era pronta a concedere tolleranza ai Portoghesi e Spagnoli di origine ebraica che erano stati un tempo Cristiani e che erano ritornati alla fede ebraica.
Nel 17° secolo con l’aggiunta del Ghetto Novissimo abitarono oltre 3.500 ebrei.
La fine della Repubblica Serenissima arrivò attraverso un imperatore, a cui i veneziani avevano dato fiducia, Napoleone Bonaparte, il quale portò un vento di libertà in tutti gli Stati Italiani, ma alle grandi promesse fatte rimasero i furti delle grandi Opere d’arte trafugate dai Musei di tutta Venezia e trasportate in Francia e il tradimento con il Trattato di Campormido il 17 ottobre 1797, con il quale si decretò la fine della Repubblica di Venezia. Lo stato veneto veniva infatti ceduto, insieme all’Istria e alla Dalmazia all’Arciducato d’Austria.
Da tutta questa devastante operazione, l’unico atto di giustizia e di libertà venne dato agli ebrei, le porte del ghetto vennero demolite e gli ebrei furono liberi di abitare in ogni luogo senza più restrizioni e controlli.
Finisce così la storia iniziata nel 1516 che ha visto uomini e donne di varia provenienza vivere assieme, affrontare la vita assieme, condividere la propria fede, affrontare le tempeste ma anche i giorni sereni. Molti hanno desiderato raggiungere questa isola di protezione, quando nelle rimanenti parti d’Italia e d’Europa vigevano le espulsioni o ancor peggio i roghi.
Venezia ha dato origine a un’epoca nuova e a una parola nuova il Ghetto, molte città italiane ed estere dettero avvio alla costruzione di ghetti. Nel 1555 su volontà del papa Paolo IV Caraffa a Roma venne costruito il secondo ghetto d’Italia, che solo allo scioglimento dello Stato della Chiesa nel 1870, Roma divenne la capitale d’Italia, gli ebrei videro aprirsi le porte del ghetto, per iniziare una nuova storia anche per gli ebrei romani, l’era dell’emancipazione, in cui vennero riconosciuti anche agli ebrei i diritti negati per secoli.
Nel corso dei secoli, la parola ghetto ha perso la sua forma originale, da luogo di contenimento è diventata sinonimo di detenzione e di morte, e nella nostra memoria appaiono immagini come il ghetto di Varsavia, di Lublino, di Cracovia e molti altri luoghi di segregazione nazista, ma in comune con Venezia hanno avuto solo il nome Ghetto, ma non la stessa funzione.
Edda Fogarollo
Laureata in Scienze Politiche con indirizzo storico, ha conseguito un Master Internazionale sulla “Didattica della Shoah” all’ Università di Roma con tesi sulla Shoah e geopolitica mediorientale.
Da anni approfondisce e studia la storia di Israele, del Sionismo, dell’Olocausto e la didattica della Shoah con studi approfonditi al Mémorial de la Shoah di Parigi, alla Scuola Internazionale di formazione universitaria per Educatori e Insegnanti italiani di Yad Vashem Gerusalemme (Israele) e alla Scuola di formazione universitaria per docenti a Berlino.
Insegna Temi di Storia Moderna e Contemporanea alla Facoltà Pentecostale di Scienze Religiose.
E’ autrice del libro Verso la formazione dello Stato d’Israele e ha contributo ad altri testi storici.
E’ presidente nazionale di Cristiani per Israele International.