Il Calcio Storico Fiorentino non è un semplice incontro tra quattro squadre, ciascuna appartenente ad un quartiere, bensì un estremo radicamento alle proprie origini e appartenenza a valori che si identificano nell’essenza della famiglia, patriottismo e soprattutto una fratellanza che unisce ciascun calciante nell’estrema sofferenza, fino allo stremo fisico e psicologico. Una sorta di sacrificio per la bandiera, sostenendo il compagno a costo di mettere in pericolo la propria incolumità. Una competizione corpo a corpo, quasi senza regole. Il Calcio Storico Fiorentino trae origine dai Greci e poi dai Romani, questi ultimi con il loro Harpastum: “strappare a forza”. Quattro squadre, ciascuna rappresentata dal proprio colore, che fanno riferimento ad una Chiesa:
Bianchi, Basilica di Santo Spirito;
Azzurri, Basilica di Santa Croce;
Rossi, la Basilica di Santa Maria Novella;
Verdi, San Giovanni prende il nome dal Battistero di fronte al Duomo di Santa Maria del Fiore.
Il 17 febbraio 1530, sotto l’assedio delle truppe dell’Imperatore Carlo V, i soldati fiorentini pensarono di sfidare il nemico al Giuoco del Calcio ed i Bianchi si opposero ai Verdi: il risultato di quella partita è sconosciuto.
Nella nostra intervista pubblicata il 19 luglio dello scorso anno (https://www.irog.it/?p=1268), alla domanda “Cos’è che spinge un fiorentino ad ambire alla carica di calciante?”, hanno risposto Marino Vieri (Capitano dei Bianchi) e Raffaele D’Eligio (Calciante), perfettamente in linea con lo spirito del Calcio Storico Fiorentino, con il sentimento che contraddistingue il sacrificio, l’onore e l’amore verso Fiorenza e il rispetto, comunque, dell’avversario che è stato dimostrato il 24 giugno scorso, con la finale vinta dai Bianchi (6,5 cacce) e Azzurri (6 cacce).
Marino Vieri: “Per noi è una tradizione, i ragazzi a Firenze seguono il Calcio Storico e prendono ad esempio i calcianti, persone che scendono in piazza con molto coraggio; non è cosa che tutti possono permettersi di fare. Un mix di onore, coraggio e passione, a titolo gratuito, per rievocare un evento storico: l’unione di questi valori credo siano il motivo principale”;
Raffaele D’Eligio: “Ho iniziato per puro caso, ero molto piccolo. Mi portò il mio allenatore di calcio a provare il Calcio in Costume. Poter giocare nel Calcio Storico e poter fare parte di una squadra di un colore, credo renda orgogliosi in primis come persona; poi fare parte di un quartiere e del suo colore penso sia una cosa che quasi tutti i ragazzi vorrebbero fare. Anche se, confermo, che non tutti sono portati per praticare il Calcio Storico.”
La finale dell’edizione 2016 del Calcio Storico Fiorentino, o Calcio in Livrea, è stata disputata e vinta per il secondo anno consecutivo dai Bianchi, sotto lo sguardo attento della magnifica statua di Dante Alighieri, di fronte alla basilica di Piazza Santa Croce, nell’omonima piazza: in tribuna sedeva il Magnifico Messere, impersonato dall’attore Francesco Favino, accanto Dario Nardella (sindaco di Firenze).
L’incontro si è disputato con estrema lealtà e rispetto, sebbene qualche colpo all’avversario sia stato sferrato con forza, stordendolo: l’avversario, se non colpito alle spalle, subisce e procede con il giuoco per fare vincere il proprio colore. I Bianchi sono rimasti sempre in vantaggio, gli Azzurri hanno dimostrato grande carattere fino all’ultimo secondo sudato e sofferto all’estremo. Alta temperatura e arena bollente hanno contribuito a rendere la partita ancor più difficile per entrambe le squadre, che hanno portato all’estremo muscoli e polmoni: insabbiati e altri sanguinanti non hanno ceduto il passo, hanno combattuto e giuocato fino alla mezza caccia di differenza.
Cinquanta minuti per vincere, un intero anno di sacrifici e allenamenti, riunioni e tattiche studiate a tavolino per giuocare la finale di San Giovanni Battista, patrono di Firenze.
Tribune e curve erano gremite, i biglietti evaporati in meno di otto minuti: i tifosi degli Azzurri hanno avvolto la curva e parte del campo adiacente di colore azzurro con i fumogeni, scenograficamente d’impatto, lasciando intravedere le sagome del corteo sfilante; la curva dei Bianchi mostrava un lunghissimo striscione che ricopriva l’intero palco da un lato all’altro del campo. Nessuna invasione di campo a fine partita, sfoghi di gioia ed esultanza dei Bianchi, con urla e muscoli tirati: appena il tempo di realizzare la seconda vittoria consecutiva del campionato, per poi lanciarsi tutti insieme al suolo e formare una spontanea ammucchiata di corpi e anime felici per una foto ricordo della squadra.
Il sacrificio corporale dei calcianti è anticipato dal Corteo della Repubblica Fiorentina, dall’esibizione dei Bandierai degli Uffizi e per la prima volta la Cavalleria Fiorentina con meravigliosi “nuovi” abiti storici ed i Bombardieri guidati dal Capitano Generale delle Artiglierie: uno spettacolo emozionante di colori e atmosfera che hanno fatto piombare d’improvviso in una realtà surreale e fantastica al contempo.
L’emozione e la soddisfazione per il meraviglioso esito del Torneo è evidente e palpabile anche tra gli organizzatori, anch’essi meritevoli di lode e apprezzamento per la perfetta organizzazione e conseguente svolgimento dell’evento, senza alcun problema di sorta. Michele Pierguidi, presidente del Quartiere 2 Campo di Marte del Comune di Firenze e del Calcio Storico Fiorentino, ha manifestato emozione e orgoglio con un post: “Contento e orgoglioso! Ringrazio tutto il mondo del Calcio in costume! Il mio staff, l’assessore Andrea Vannucci. È stato un torneo meraviglioso. Onore ai Bianchi vincitori. Agli Azzurri!! E pure ai Verdi e ai Rossi. Fiorenza domina grazie a tutti loro. È per te babbo oggi ti ho visto eri seduto sopra alla statua di Dante! Viva Fiorenza!”.
Non da ultimo Andrea Vannucci (Assessore allo Sport, Tradizioni Popolari, Politiche Giovanili e Toponomastica) che ha speso ogni energia per l’edizione 2016 e che in un post esprime la propria soddisfazione, anche il giorno seguente alla finale: “Ripensarci il giorno dopo è ancora più bello. Un torneo straordinario. Complimenti ai quattro colori, ai Bianchi vincitori e agli Azzurri, ai Rossi e ai Verdi. Quattro squadre eccezionali per tre partite una più emozionante dell’altra. Gli abbracci tra calcianti al termine di una finale memorabile. Un corteo meraviglioso, oltre 500 personaggi storici, grande inno della vittoria dei Musici, bella l’esibizione dei Bandierai. E prima le cene dei colori nelle piazze, la partita dei giovani, delle vecchie glorie, l’evento dei balestrieri e domani la Cavalleria che chiude con la Giostra del Giglio…”
Un giuoco non solo rievocativo, ma una dimostrazione di forza e di coraggio che in Fiorenza mai sono mancati; un sinonimo di ardore e fierezza che mai fa abbassare lo sguardo di fronte all’avversario, qualsiasi sia il contesto: “Vinta la caccia, si cambiava luogo; la schiera vincitrice andava ad occupare il padiglione di quella superata con bandiera spiegata, e la schiera vinta doveva andare dall’altra banda con bandiera inchinata e ravvolta. Questo per il solito era il punto più pericoloso del giuoco, perché la schiera vinta di rado abbassava la bandiera, e quella vincitrice, volendocela costringere, dava vita ad un assalto, ad una baruffa, dalla quale le bandiere per il solito uscivano in pezzi, ed i giuocatori pesti e mal conci” (Ademollo – 1841: 139).
Appena il tempo di cucire ferite e strappi d’orgoglio per gli sfidanti, di gioire per i vincitori e volgere il pensiero all’edizione 2017.