Il Messico è un mosaico di culture, etnie, gruppi e tradizioni che si esprimono in sfaccettature. La Charreria è una secolare tradizione e arte messicana, oggi praticata sportivamente in Messico e negli Stati Uniti. Essa è un pilastro e simbolo nazionale della cultura messicana, un modello individuale che caratterizza uno stile di vita assolutamente irripetibile.
Hernando Cortez, conquistador spagnolo, nel XVI secolo portò con se’ 16 cavalli nelle terre messicane: furono i primi cavalli dei conquistadores ad essere utilizzarli per attività agricole e nelle haciendas di bovini: l’hacieda è una tipica struttura andalusiana corrispondente ad una grande azienda agricola, architettonicamente caratterizzate dallo stile elegante spagnolo, circondata da terreni per il pascolo, agricoltura e spesso, in casi particolari, paragonabili a fabbriche o miniere.
Inizialmente gli indigeni messicani non potevano andare a cavallo, pena la condanna a morte, ma dopo la metà del 1500 il governo coloniale fu costretto a concedere il permesso di cavalcata per poter gestire e mantenere al meglio le produzioni naturali delle haciendas: il permesso, estremamente straordinario, fu concesso a patto di non utilizzare sella o ornamenti di origine spagnola, tanto meno era concesso di indossare vestiario utilizzato dai conquistadores per cavalcare. Iniziò così la storia della Charreria e del Charro o cowboy messicano. I divieti spinsero gli indigeni a creare un proprio abbigliamento, a seguire e organizzare un nuovo stile di vita per non trasgredire i divieti e le leggi del governo coloniale: una nuova tradizione, un singolare lifestyle che manifestò elegantemente l’amore per il paese, verso la libertà, la natura e gli animali.
Il Charro tutt’oggi è, per tradizione e concezione, il discendente del chinaco, l’inossidabile guerrillero liberal mexicano che combattè per la libertà e indipendenza del Messico (1810-1821) e contro l’intervento francese; ricoprì un fondamentale ruolo nel movimento rivoluzionario del 1910: i Charros furono importanti nella storia del Messico a tal punto che per la fondazione della nazione, un decreto presidenziale li nominò “forza e riserva dell’Esercito Messicano”.
Nel XIX secolo, coloro che erano coinvolti nella gestione o il lavoro presso le grandi haciendas del paese, progettarono celebrazioni in cui i Charros mostravano al pubblico le loro abilità, l’uno contro l’altro, in gare organizzate ad arte simili all’odierno Rodeo americano, con onore e nel rispetto dell’animale.
All’inizio del XX secolo, la Rivoluzione Messicana portò radicali cambiamenti nella vita sociale: il regime della proprietà terriera venne stravolto e molti proprietari della vecchie haciendas dovettero abbandonare la campagna, orientando la loro vita e interessi verso le grandi città. L’abbandono delle tradizioni e delle quotidiana cultura della Charreria fu solo materiale, non nell’animo: la nostalgia presto prevalse e vennero organizzate periodicamente delle feste rievocative: nel 1921 venne fondata in Messico la prima Associazione Nazionale Charro, moltiplicando i soci con rapidità e in tutto il paese; nacquero numerosi gruppi di Charros, al punto da rendere la pratica uno sport nazionale in Messico, con atto presidenziale del 1933. Il 14 settembre è ufficialmente dichiarata “Giornata del Charro“, in Messico. La Federazione Nazionale della Charreria comprende oltre 900 associazioni e gruppi organizzati che si confrontano in diversi livelli di difficoltà, tra Messico e Stati Uniti: California, New Mexico, Arizona, Illinois e Texas. Annualmente è organizzato, in differenti località tra Stati, il Campionato Nazionale del Charro. Quest’anno si terrà il Gran Charro 5.o Premio Internazionale 2016, dal 28 al 31 gennaio in El Colorado presso l’Arena Vallarta di Puetro Vallarta nella regione del Jalisco (Messico), con 32 squadre messicane e 11 degli Stati Uniti: gare, schermaglie, banda musicale, cowboys e la New Car Lotteria.
Per comprendere meglio lo spirito d’unione e l’orgoglio di appartenenza a cultura e tradizioni forgiata nei secoli, è emblematico quanto pubblicato dalla Charros Federation USA in riferimento alla Charreada: “Charreria is the only official sport I know of where a Grandfather, Father, Son and Grandson can actively compete on the same team” (“La Charreria è l’unico sport ufficiale che conosco dove un nonno, padre, figlio e nipote possono competere attivamente nella stessa squadra”).
L’equipaggiamento e strumenti del Charro sono estremamente identificativi e rappresentano, a loro modo, i simboli storico-culturali del Messico, ricoprendo ruoli e possedendo capacità artigianali sempre più rare: “Sombreros de pelo de conejo” (“Sombreri in pelliccia di coniglio”, “Sincelado/leather craftsmen” (“Artigiani della pelle”), “Don cuco bordados, charro suits trajes” (“Elementi e bordature ricamate, accessori del vestiario del Charro”) , “Espuelas/spurs” (“Speroni”), “Frenos/bits” (“Freni per cavalli”), “Leather” (“Pellame”) e “Tack” (“Accessori per cavalcare”).
I bambini, ancora oggi, seguono da piccolissimi i propri genitori nelle Charrerie, godendo del rapporto genuino e di complicità con gli animali, rispettandoli; è in questo naturale stile di vita, trasmessa inconsapevolmente, che si diventa Charro: l’esempio paterno dimostra al figlio che non esistono differenze sociali, il Charro può convivere nelle reunion e condividere divertimento e un pasto con uomini d’affari, agricoltori, professionisti, studenti, diplomatici, bambini, giovani e adulti. La domenica è il giorno magico, in cui le Lienzos (anelli) messicane si riempiono di musica, colori e festa per celebrare le Charreadas; importanti le prove di cala de caballo, per calare, cioè, provare o dimostrare l’obbedienza o la formazione del cavallo, così come il suo vigore. Per concludere la festa, si balla il delizioso Jarabe Tapatío, considerato il ballo nazionale, con il quale le vittorie sono celebrate proprio come lo erano quasi due secoli fa quando si ballava per il successo di una battaglia, durante la guerra d’Indipendenza del Messico.
L’abbigliamento Charro è costituito da diversi tipi di indumenti, classificati in categorie: lavoro, semi-gala, gala e formale, a seconda della attività o evento: tutti costituiti da pantaloni e una giacca (di stoffa pianura o camoscio, decorazioni in pelle scamosciata tinta unita o con bottoni d’argento) e una camicia di cotone (la pachuqueña è la più popolare).
Le donne non rimangono al palo: gruppi di cosiddette Escaramuza eseguono le abilità audaci e le manovre di precisione mentre cavalcano la sella all’amazzone.
Nessuno è indenne dall’orgoglio del Charro: un esempio di purezza di pensiero e amore per le tradizioni nazionali.