Venerdì 18 dicembre alle ore 17, presso la Sala Anziani di Palazzo Moroni a Padova, verrà presentato il libro “DONNA RACHELE MIA NONNA, LA MOGLIE DI BENITO MUSSOLINI”, di Edda Negri Mussolini e Emma Moriconi. Saranno presenti le autrici.
Il libro narra episodi e vicende famigliari della famiglia Mussolini, in un tratto di storia d’Italia molto intensa e testimonia la vita vissuta apparentemente dietro le quinte di Rachele, moglie di Benito Mussolini; i ricordi di Edda, nipote di Rachele e Benito, sono corredati da documenti frutto di capillari ricerche negli Archivi e Anagrafe Comunale.
Il libro fornisce una luce diversa e nuova della famiglia Mussolini, costituendo uno storico valore aggiunto con il suo ricco apparato fotografico, in gran parte inedito e proveniente dagli archivi di famiglia. Edda Negri Mussolini è la nipote di Benito e Rachele, figlia di Anna Maria Mussolini e del conduttore televisivo Nando Pucci Negri: a suo padre Edda dedica questo lavoro. Edda, molto presto orfana della mamma, ha avuto con la nonna un rapporto intimo ed intenso, fino all’età di sedici anni ovvero fino al 1979, anno dell’eterno sonno di Rachele. La pubblicazione consente di apprendere le confidenze che la nonna fece alla nipote Edda, con la quale ha sempre avuto un rapporto privilegiato.
Abbiamo intervistato le autrici, ricavando un quadro privato e passionale che trasuda l’emotività e il poetico desiderio di rendere noti momenti sconosciuti agli Italiani ed al mondo intero, al di là di qualsiasi altra interpretazione e in riferimento al momento storico vissuto dai personaggi coinvolti.
Edda Negri Mussolini, Il 18 dicembre prossimo a Padova ci sarà la presentazione del libro DONNA RACHELE. MIA NONNA – LA MOGLIE DI BENITO MUSSOLINI. Quale impulso l’ha spinta, oggi, a scrivere il libro?
Mi ha spinto la volontà di fare conoscere questa donna, mia nonna, alle giovani generazioni che forse non conoscono molto; soprattutto tutto ciò che Lei ha fatto e sofferto durante la sua vita. Si parla spesso del nonno, insieme a Claretta, ma non si conosce la vita con sua moglie. Fare conoscere Rachele, donna secondo me eccezionale, significa fare conoscere una donna che ha avuto molte tragedie nel suo vissuto, considerando il ruolo rivestito e spesso ignorato.
Emma Moriconi, Lei è una giornalista del Giornale d’Italia ed è particolarmente impegnata nella cura storica del Fascismo e profonda conoscitrice della vita di Benito Mussolini: come è nata la collaborazione con Edda Neri Mussolini?
Occupandomi da anni del tema e scrivendo sul Giornale d’Italia, circa un anno e mezzo fa pubblicai un articolo dedicato ad Anna Maria, mamma di Edda. Con mio grande stupore, due giorni dopo ricevetti una mail in cui la signora Edda mi ringraziava, poiché raramente si scrive rimembrando la vita della sua mamma. Rimasi stupita e molto emozionata dalla mail di ringraziamento: non capita quasi mai di riceverne, la scrisse personalmente la signora Edda. Nacque così un rapporto epistolare che nel tempo è diventato personale e molto stretto. Un giorno Edda mi disse di avere un sogno nel cassetto: scrivere un libro sulla nonna Rachele, raccontare chi veramente fosse e narrare la sua vita, Edda ha vissuto con la nonna Rachele fino all’età di sedici anni: il 1979 Rachele mancò. Emozionata e felice, quasi non mi sembrava vero, accettai ed iniziammo insieme la stesura del libro. Edda iniziò ad inviarmi alcune memorie che teneva sparpagliate in appunti, nei cassetti della sua abitazione; iniziammo a dare un senso cronologico al materiale raccolto, a fare ricerche negli Archivi e presso l’Ufficio Anagrafe per avere maggiori riscontri e verificare la veridicità dei ricordi di Edda bambina e adolescente. I documenti degli Archivi testimoniavano la corrispondenza esatta di quanto Rachele raccontava alla nipote: molto discorda da quanto scritto negli anni, in modo unilaterale e da altri.
Edda, sua nonna Rachele, seconda madre per Lei, era la moglie del Duce: oggi si direbbe la First Lady. Come ha ricoperto questo ruolo Donna Rachele, nei rapporti con il popolo italiano? Influenzava il marito Benito? Era ascoltata o rivestiva solo un ruolo intimo e famigliare?
Era ascoltata dal nonno: abbiamo trovato alcuni documenti negli Archivi, in cui il nonno prestava molta attenzione alle considerazioni e opinioni della nonna; lo testimoniano molti telegrammi rinvenuti. Sicuramente non era la First Lady che possiamo immaginare, se rapportata ai giorni nostri: era una donna molto semplice, sia nei modi sia nell’abbigliamento; una donna romagnola con i suoi principi, primo tra tutti la famiglia. Dotata di un carisma insito nella sua semplicità, era molto apprezzata e amata dal nonno, sebbene molti lascino intendere il contrario: la ascoltava eccome. Il ruolo di Rachele per alcuni poteva sembrare marginale eppure il nonno, quando tornava a casa dalla redazione del Popolo d’Italia, di cui era il direttore, discuteva con Lei della vita politica, sia prima sia dopo.
Emma, curando la stesura del libro, ha scoperto nuove sfumature o fatti che le erano ignoti sulla vita familiare o personale della Sig.ra Rachele o di Benito Mussolini? Se si, quali e cosa ha provato scoprendole?
Conosco molto bene la famiglia e le persone che ne hanno fatto parte, oltre il periodo storico in cui le vicende si snodano. Sapevo bene quanto fosse sobria Donna Rachele, le abitudini e costumi, il modo di fare. Ciò che veramente mi ha stupito, è stato non solo trovare conferme ma scorgere molto di più: tutti sanno chi è Donna Rachele, ma la sua semplicità va oltre le conoscenze comuni. Ad esempio, nei ricordi di Edda c’è un episodio in cui la nonna si reca, utilizzando il tram, al funerale di un personaggio molto importante: inizialmente non la riconoscono, non appariva nelle riviste dell’epoca come oggi è consuetudine. Rachele aveva sempre condotto una vita in casa, riservata e normale. Poco prima della fine della funzione, Le chiesero come mai fosse presente e chi l’avrebbe riaccompagnata a casa: rispose candidamente che era arrivata in tram e così sarebbe ritornata a casa; tranquillizzò le persone incuriosite e aggiunse: “mi arrangio da sola”. Abbiamo scoperto molte faccende e aspetti che ci ha stupite, non solo strettamente riferiti a Rachele: ad esempio il libro “Parlo con Bruno”, scritto da Benito Mussolini dopo la morte del figlio nel 1941, fu venduto con offerta libera: il ricavato, circa 3 milioni e mezzo di lire all’epoca, non andò alla famiglia Mussolini, ma il Duce lo fece reinvestire totalmente in opere sociali a favore dei figli degli avieri, per strutture ospedaliere e lastre a Raggi X, per prestazioni sanitarie a favore dei figli degli aviatori.
Signora Edda, sua nonna Rachele era una persona molto pratica e affatto superficiale: come apprese e come prese i tradimenti di Benito Mussolini? Noti sono quelli con Margherita Sarfatti, giornalista del Popolo, Claretta Petacci, Ida Dalser?
Era una donna che affrontava gli eventi con intelligenza. Tempi diversi dai nostri: per alcuni uomini poteva essere un comportamento quasi normale. Nonna Rachele si faceva sempre rispettare e come ripeteva: “alla fine sono io la moglie di Benito Mussolini e mio marito torna a casa da me”. Sapeva benissimo che, nonostante i tradimenti, mio nonno l’amava moltissimo.
Cosa può essere trasmesso, Emma, ai giovani ed a coloro che godono di maturità maggiore?
Innanzitutto faccio mie le parole di Gennaro Malgeri, durante la presentazione nazionale del libro a Riccione, il 31 ottobre scorso: “Vedo in quest’uomo un esempio importante per la società di oggi, anche a fronte dello scandalo di Roma Capitale, o di fatti in cui il sindaco Marino è stato messo sotto accusa per certo uso di scontrini. Quell’uomo – Benito Mussolini, ndr – è stato appeso per i piedi in un distributore di benzina, ma dalle sue tasche non cadde alcuno scontrino”. A prescindere dalle posizioni di ciascuno di noi e nel rispetto del dolore che la guerra ha portato alla famiglia di chiunque, credo che si possa dire, a mò di lezione riconosciuta anche da molti avversari, che Benito Mussolini sia vissuto con i proventi della sua professione e attività di scrittore o giornalista, senza mai prendere un centesimo dallo Stato. Per tutto ciò non è mai ben ripagato. Questa la prima lezione che egli ci lascia. Altro aspetto importante è relativo al sociale e alla solidarietà, termini di cui molti oggi si riempiono la bocca, quasi fosse una moda. A conti fatti, oggi abbiamo famiglie disgregate, situazioni in cui sono tutelati i criminali che usurpano l’abitazione, piuttosto che la vittima proprietaria della casa che per difendere i propri figli colpisce il ladro con una bastone. All’epoca, invece, c’era chi si occupava delle famiglie e dei poveri, nonostante fosse un periodo storico molto difficile, uscendo da una tragica Guerra Mondiale.
Nel libro, Edda, vengono raccontate confidenze fatte a Lei da parte di sua nonna: c’è almeno una confidenza che le è tornata alla mente dopo la pubblicazione del libro e che avrebbe voluto aggiungere?
Si, ce ne sono molte che metteremo nella prossima edizione. Molte sono tornate alla mente dopo la pubblicazione del libro. Sono talmente tante le confidenze che mi ha fatto la nonna che scriverle tutte significherebbe pubblicare una enciclopedia.
Donna Rachele come ha vissuto i tragici giorni dopo Salò?
Ha vissuto quei giorni con grande rispetto, obiettività e una grande forza d’animo. Sono stati momenti veramente tragici – afferma Edda Negri Mussolini – dalla modalità in cui ha saputo che il marito era stato ammazzato alla restituzione del corpo, la tomba al cimitero, la morte di mia madre. Nonna Rachele ha dovuto ricominciare per una muova vita: ci vuole grande forza d’animo, bisogna essere una donna speciale per ricominciare da capo. In questo è stata una donna eccezionale.
Edda Neri Mussolini ha tenuto, insieme a Emma Moriconi, a ringraziare l’associazione Ghost Hunter per avere organizzato l’evento del 18 dicembre a Padova, per la presentazione del libro.