Oggi Bologna ha mostrato all’Italia intera quanto lo Stivale sia in crisi di identità e di Governo: un analisi giornalistica, questa, comprovata da folla e entusiasmo della piazza che non si vedeva da tempo. Prove di centrodestra, oggi, che sembrano avere passato l’esame senza rimandati. Una giornata bolognese che sicuramente potrebbe fare riflettere sia il cittadino sia le stanze romane dei bottoni. Non sta a noi giudicare, ma oggi la forte tensione in costante aumento è stata ben gestita dalle forze dell’ordine che, salvo pochissimi casi di tensione, sono riuscite a gestire una giornata che poteva essere “esplosiva”.
La stazione di Bologna è stata tenuta d’occhio da un gruppo di manifestanti, sventolando bandiere di Rifondazione Comunista e striscioni con monito chiaro “Salvini alle zecche stai attento, a Bologna ancora fischia il vento”, probabilmente un chiaro riferimento all’inno ufficiale delle Brigate Partigiane Garibaldi.
Per raggiungere Piazza Maggiore si deve attraversare una piazza con circa 300 manifestanti e attivisti di sinistra e dei centri sociali, non solo locali.
Piazza Maggiore, nota anche come Piazza Grande, non aveva centimetro quadrato libero: un tripudio di bandiere della Lega Nord, Fratelli d’Italia e Forza Italia: una pacifica miscela d’opposizione di Governo.
Dopo gli interventi dei rappresentanti delle forze di polizia, esodati, avvocati e insegnanti, sindaci che dichiarano il loro abbandono agli eventi e senza un efficace supporto economico governativo, è il turno di Magdi Cristiano Allam che snocciola, brevemente e con estrema semplicità, alcuni problemi nazionali noti ma spesso tenuti in sordina; Magdi ringrazia Matteo Salvini, Segretario Federale della Lega Nord, per avere “…proposto questa aggregazione delle forze sane e vive della nostra Italia […] E’ ora di passare dalla denuncia alla proposta, dalle parole ai fatti – prosegue tra gli applausi della piazza – Liberiamoci dalla dittatura dell’immigrazionismo che ci obbliga ad auto-invaderci con i clandestini, per favorire gli immigrati e gli zingari, discriminando gli italiani dentro casa nostra […] legittimano i clandestini, che ci concepiscono come se fossimo una terra di nessuno e ci trasformano in una terra di conquista”. “E’ arrivato il momento di riformare lo Stato, lo sviluppo – prosegue Allam – e la società, mettendo al centro la persona e la famiglia naturale”.
In città iniziano i primi scontri contro le forze dell’ordine: cortei e manifestanti contrari alla manifestazione organizzata dalla Lega Nord hanno praticato contro-manifestazioni, provocando scontri, ferendo un agente con una probabile bomba carta. Elicotteri sorvolano le zone ritenute “calde ed a rischio”, mentre altri agenti di Polizia, Carabinieri e Guarda di Finanza hanno ben gestito la sicurezza ed evitato il peggio.
Il palco è stato “macinato” da Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi ed altri noti esponenti del Nord Est quali Luca Zaia (Presidente della Regione del Veneto). Durante una intervista, gli abbiamo rivolto una domanda precisa:
Padova e la Prandina: quale è sinteticamente la sua posizione in qualità di Presidente della Regione del Veneto?
“La nostra posizione è sempre la medesima: devono tornarsene a casa, Stiamo ospitando delle persone che non hanno titolo di essere riconosciute come profughi; il risultato è che due persone su tre non sono assolutamente profughi. Prima occupiamoci dei veneti, poi del resto del mondo”.
Matteo Salvini invita sul palco Giorgia Meloni, Presidente di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale e subito la sua grinta e forza infiamma Piazza Maggiore: “Una piazza che dimostra che c’è un’Italia che vuole essere libera dalla rassegnazione, libera di scegliere […] nessun taglio della spesa pubblica, nessun taglio delle tasse […] Siamo qui per dire che gli italiani vengono prima di tutto e di tutti – prosegue Giorgia Meloni – difendiamo gli interessi italiani come fanno in tutto il mondo […] Vogliamo difendere i diritti fondamentali del popolo: il diritto alla sicurezza quale primo diritto alla libertà, lo Stato deve stare con i deboli che sono sempre i cittadini onesti; se lo Stato non è in grado di difendervi – aggiunge Giorgia Meloni – allora non può impedire la legittima difesa, che è legittima sempre. Vogliamo più rispetto e risorse per le forze dell’ordine…”. Il Presidente di Fratelli d’Italia si riferisce poi a Matteo Renzi ed alle unioni civili: “Per Renzi esistono le unioni civili, nessuno si occupa della natalità. Una nazione che non fa più figli, è una nazione destinata a scomparire; per la sinistra italiana i figli li devono avere solo gli immigrati e le coppie omosessuali… – rimarca in conclusione di intervento – Oggi da questa piazza nasce e si rende forte un fronte anti-Renzi con l’obiettivo di mandare a casa un Governo di servi. Lo dico a Berlusconi: mi piacerebbe da questa piazza fissassimo un altro appuntamento anti-Renzi, per dare a tutti gli italiani di dire la loro, tutti insieme […] Questo è solo l’inizio…”.
Subito dopo è il turno di Silvio Berlusconi: “Sono felice di essere oggi qui, con gli amici degli ultimi vent’anni [..] Brava Giorgia Meloni e bravo Matteo Salvini che è riuscito a portare la Lega dal 4% ad oltre il 14% […] con questa ritrovata unità, restando insieme e combattendo insieme, vinceremo le prossime elezioni […] con Matteo, con Giorgia e con Silvio non ce n’è sarà più per nessuno”. Berlusconi prosegue illustrando numeri e percentuali previste: “Due numeri per convincervi: nel febbraio del 2013 la Lega era soltanto al 4%, Giorgia con i Fratelli d’Italia era al 2%. La loro crescita adesso dà la garanzia, con il ritorno di Silvio Berlusconi in campo e alla guida di Forza Italia, di superare tutti quanti insieme il 40% e di vincere le prossime elezioni, conquistando il premio di maggioranza in Parlamento – inoltre Berlusconi precisa – Con noi uniti in campo non ci sarà più alcuna possibilità di vittoria per il Partito Democratico e per il suo mai eletto Presidente del Consiglio.”.
Matteo Salvini ha introdotto la manifestazione bolognese e spiegato, nel discorso finale, il pensiero e intenzioni future della Lega: “Non siamo qui per ricordare il passato, ma vogliamo costruire il futuro. Vorrei ricordare una persona che oggi non è qua, una vittima di questo Stato ladro che preferisce i delinquenti e condanna a cinque anni di galera le persone perbene […] questo Stato infame ha preferito che fosse sotto terra, anziché essere in piazza a Bologna – riferendosi a Ermes Mattielli, il commerciante veneto di 62 anni, che il 13 giugno 2006 sparò alcuni colpi di pistola contro i ladri, sorpresi a rubare nel suo deposito: Ermes Mattielli è morto di infarto il 06 ottobre 2015 – Ermes è come su tu fossi qui con noi, e guai a chi si permetterà di difendere i delinquenti…”. Matteo Salvini ricorda i problemi dell’agricoltura di Caltagirone, aggiungendo “Mangiamo italiano, beviamo italiano […] dietro al Made in Italy c’è il lavoro…”. Il Segretario Federale ricorda a Renzi che la crisi non è finita o quasi alle spalle, chiedendogli di portare spiegazioni ai 500 lavoratori della multinazionale Michelin che rischiano il posto di lavoro dal prossimo anno. Salvini afferma che probabilmente “Renzi preferisce occuparsi di adozioni gay, ma in un paese di disoccupati, neanche i gay possono mettere su famiglia – ed aggiunge – Idee chiare: lavoro e sicurezza, poi nella vita ognuno fa le sue scelte. Per quanto mi riguarda, però – riferendosi alle adozioni – il bambino viene adottato dove ci sono una mamma e un papà […] Ho l’orgoglio di avere riunito in questa piazza le opposizioni perbene, ma non ci sarà nessun ritorno al passato, non possiamo vivere di nostalgia – aggiunge Salvini – Vi posso assicurare che un personaggio inutile e incapace come Angelino Alfano, con noi non ci sarò mai […] occupati dei poliziotti…”.
L’affondo finale del leader della Lega è dedicato al gioco d’azzardo: “Mi piacerebbe un paese che non campa sul gioco d’azzardo, sulle slot-machine e video-poker; rottamiamo le slot-machine e i video-poker…”.
Le prove tecniche di riunione del centro-destra sembrano ultimate e l’appuntamento pubblico di Bologna testimoniano una fase pre-organizzativa delle strategie di campagna elettorale, per le città prossime al voto: Roma e Milano. Esse sono le ultime roccaforti di Matteo Renzi; se perse, secondo il convincimento di molti, le dimissioni dell’attuale Premier diverrebbero inevitabili.