Oggi è una splendida giornata, una di quelle in cui vien voglia di acquistare un oggetto classico e al contempo moderno, oppure qualcosa di buono e gustoso o, perché no, altro da indossare: un regalino per il partner? Un regalino per me stesso? Insomma, un regalino!
Padova è una città molto carina, il centro storico ed i portici tuffano chiunque nella storia d’Italia attraverso il trampolino olimpionico della cultura e dell’arte; eppure tanti sfizi e bisogni, non certamente primari ma pur sempre terreni, spesso sono reperibili in soli ambienti cinematograficamente lussuosi o in località ritenute top luxury town: possibile che Padova non possa competere con cotanta fama di Miano e Via Montenapoleone? Roma e Via Condotti o Firenze e Via Tornabuoni? New York e la 5th Avenue o Londra e King’Road?
Ricordo quel cappottino da uomo, circa una decina di anni fa, in una piccola vetrina di Roma, Via Condotti, per soli 10 mila euro; carina anche la cravatta Armani a Firenze, Via Tornabuoni, per soli 450 euro: sorvolando sull’unica Range Rover cabrio 6000 cc. trovata in versione esclusiva a Jeddah, Arabia Saudita, alla fine degli anni ’80 con esposto il prezzo in Riyal con tanti zeri quanto mai ne avevo visti per un’auto in lire italiane. Discorrendo e rimembrando, cado nel vortice del sogno e del lusso che sembra apparire lontano dalla quotidiana portata cittadina padovana, ma un dubbio mi attanaglia: sarà Padova all’altezza del lusso e offerta unica di prodotti e servizi associati a città avvantaggiate e influenzate dal business internazionale?
Salto in sella al mio scooterone giapponese e mi dirigo in centro, poca distanza dalla redazione; un regalino e un alimento da assaporare, accompagnato da un vino particolare che renda piacevole una tranquilla pausa di fronte al caminetto.
Orbene, riflette in vetrina l’etichetta di un vinello bianco esposto al pubblico stradaiolo per soli 650,00 euro per bottiglia o soli 450,00 euro se la preferenza si orienta al rosso; qualche affettato per soli 250,00 euro al Kg. oltre l’attesa dell’eventuale scontrino di circa 1.000,00 euro che, a norma del D.L. 231/2007 Antiriciclaggio e Antiterrorismo, non avrei potuto pagare in contanti bensì con metodo tracciato: peccato, non ho una Diner’s Club o American Express Gold. Sfumata la merenda con ombretta.
Non vorrei fare ritorno a mani vuote, l’appetito e la sete sono passati. Shopping? Bene, baldanzoso mi dirigo a piedi verso alcune vetrine in zona. La stagione invernale è alle porte e forse un nuovo paio di scarpe da abbinare al gessato e una borsetta per mia moglie sarebbero cosa gradita per entrambi. Una borsetta carina è esposta per soli 22 mila euro: non avendo carte di credito sarei costretto a spiccare un assegno, per il quale necessito di una penna che non perda inchiostro. Procedo per pochi metri e la fortuna mi assiste: molte penne esposte, nessuna per meno di 200,00 euro, anzi una molto carina ed elegante per soli 760,00 euro: sfortunatamente il carnet di assegni è terminato e non posso acquistare la cara penna che mi consentirebbe di sognare per un solo giorno come se fossi a Miami o Parigi; sono “solo” a Padova.
Ricordo all’accenno di mia moglie per la necessità di un acquisto di Caban e un paio di pantaloni da abbinare, che fortuna, a meno di 20 metri due negozi sono ancora aperti: uno consente l’acquisto di entrambi per un modico importo di 2.895,00 euro, l’altro di fronte per soli 4.280,00 euro. La moglie costa cara e ripiego verso un negozio da uomo, per il regalino: un cappotto e un paio di scarpe per soli 7.500,00 euro.
Che mal di testa: affettato e vino per circa 1.000,00 euro e poco meno di 20 minuti di soddisfacimento del bisogno alimentare, circa 12 mila euro per un paio di abiti e scarpe, oltre la borsetta in pelle da donna per poco più di 2 mila euro ed una penna nera da 760,00 euro: in meno di due ore avrei dovuto spendere solo 16 mila euro o poco meno.
Un uomo urla in piazza, saluta un suo conoscente mentre beve uno spritz ed un tramezzino per un esborso di poco inferiore a 4,00 euro: il rombo di una Lamborghini alle mie spalle e l’urlo del cittadino mi ricordano di appartenere ad un differente tenore di vita e mi accontento di una manciata di caldarroste valutate, a palmo di mano, 5 euro.
Padova è una costante sorpresa; non solo una bella città, silenziosamente invidiabile e lussuosamente non inferiore a capitali più note o città in overdose da citazione: nel fine settimana passato, in una nota fiera automobilistica era disponibile un’auto per soli 7 milioni di euro.
Padova, nella sua quiete rispettosa e predisposizione alla vita di qualsivoglia ceto sociale, offre dignità e sogni, senso della realtà e fantasia: non importa se il sogno oltrepassa la realtà, un’ombra o uno spritz tra amici accomuna alla casta della vita vissuta, non certo all’ardimento del mero valore del bene o di un orologio da 36 mila euro per essere puntuali all’appuntamento in piazza.
Però quel vinello e affettato per soli 1.000, euro…