Felice Casorati, importante pittore italiano, ha vissuto gran parte della giovinezza in varie città italiane, figlio di un ufficiale militare in carriera, nonché erede di noti medici e matematici.
Nacque a Novara il 4 dicembre 1883, morì a Torino il 1 marzo 1963; la sua vita e maturità artistica si sviluppò tra Reggio Emilia, Sassari, Milano, Verona, Napoli, Padova e Torino. Padova fu il cardine e la città propulsiva che ispirò il giovane Casorati, instradandolo quasi casualmente alla pittura: inizialmente si dedicò molto agli studi musicali, fino all’esaurimento nervoso a soli 18 anni. Iniziò a dipingere sui colli Euganei, a Praglia (comune della provincia padovana), grazie a un kit di colori donato dal padre: un dono e una casualità che stuzzicarono la vena creativa e forse innata per la pittura. Casorati, in una sua conferenza autobiografica del 1943, ricordò il principio: “Mio padre, per consolarmi dell’abbandono del mio pianoforte e dei mie studi prediletti, mi regalò una gran scatola di colori… ed eccomi per la prima volta seduto davanti a un cavalletto in pieno sole a mescolare colori sulla tavolozza e a guardare curioso e commosso il dolce paesaggio dei colli Euganei…”. Migrazione dalle sette note musicali verso universo di colorate sfumature mosse da forme e pennelli che lasceranno una impronta indelebile nella pittura italiana, padovana e veneta del novecento.
Casorati esordisce ufficialmente nel 1907, inviando alla Biennale di Venezia il ritratto di sua sorella Elvira: iniziò la carriera artistico-pittorica che segnò un successo anche internazionale. Fu questo uno dei quadri che avviò Casorati verso la definitiva scelta artistico-pittorica quale futuro suo impegno; il Ritratto di Signora (Ritratto della sorella Elvira) fu accettato ed esposto alla Biennale (dopo che non gli venne accettato il Ritratto di Bellisai): un debutto anche internazionale. Successivamente il quadro rimase sempre in prima vista, appeso sopra il pianoforte nella casa torinese, nella sua sala da musica.
Spesso dipingeva prediligendo soggetti femminili, non donne di particolare bellezza fisica o esteticamente appariscenti e ciò venne rimarcato anche da alcuni critici del ventennio, periodo in cui si amava esaltare il culto della bellezza e la donna italiana. Casorati spesso sceglieva le modelle non per la pura esteticità fisica, ma per i particolari che lo colpivano e stimolavano: era sufficiente il solo colore o sfumatura della carnagione per convincerlo a dipingere. Casorati in una sola occasione dipinse una bellissima donna, nel quadro “la conversazione platonica “(1925). Una audacia anticonformista che lo contraddistinse nei confronti di seducenti ritratti dell’epoca e dipinti, ad esempio, di Lino Selvatico e Ettore Tito.
Felice Casorati a Padova frequenta il Liceo Tito Livio e la Facoltà di Giurisprudenza, attivò il suo primo studio nella soffitta dell’abitazione in via Santa Sofia 37, apprendendo le tecniche della pittura dal padovano Giovanni Vianello: tra le prime opere il pastello “Autoritratto”, che testimonia i segni di una mano decisa e introspettiva.
Dai primi del novecento Padova ebbe una vena artistica profonda e colma di circostanze e incontri o dibattiti anche in osterie locali, in particolare modo presso la locanda Zaramella. Nomi di illustri artisti hanno solcato le vie padovane: Umberto Boccioni, Ugo Valeri, Mario Cavaglieri e il pittore Giovanni Vianello, maestro dello stesso Casorati. Corso del Popolo era destinata ad essere la vetrina della Padova moderna, nella sua crescente bellezza e maestosità del primo ventennio del novecento, ma la Grande Guerra interruppe la prospettiva del Corso, senza però limitare le costruzioni: vennero edificati edifici Liberty quali l’Antonianum (arch. Gino Peresutti), Palazzo Folchi (arch. Tertulliano Miozzo) di fronte alla stazione ferroviaria, il palazzo del Monte di Pietà della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e la decorazione della sala del ristorante dell’albergo Storione ad opera di Cesare Laurenti.
In momenti futuri, presso Verona e Napoli, Casorati si esercitò nel disegno sintetico e rivolto a considerare, nelle forme, le linee salienti della figura: si avviò così l’avventura orientata alla attività grafica (litografia, acquaforte e xilografia): alcune opere del 1912 sono in mostra a Padova, tra le quali Vecchia, La casa di S. Floriano e Mattino. Proseguì nell’impegno grafico di sintesi lineare che, tra il 1913 e il 1914, richiamava il tratto di Klimt e talvolta di Kandinskij: “…sono diventato un sognatore e non dipingo più che immagini che vedo nei sogni: – scriveva in una lettera inviata alla Guadagnini – le notti stellate, gli esseri invisibili, gli spiriti puri…”.
Dodici anni vissuti a Padova, dal 1895 al 1907, forgiarono l’artista; proseguì l’impegno anche a Verona e Napoli, creando anche future opere scuoltoree, e consentendo la mostra post-mortem “Il giovane Casorati. Padova, Napoli e Verona” a Padova presso i Musei Civici agli Eremitani dal 26/09/2015 al 10/01/2016 (http://padovacultura.padovanet.it/it/musei/il-giovane-casorati).
Trasferitosi infine a Torino, conobbe e strinse amicizia con Piero Gobetti, Riccardo Gualino e Lionello Venturi; si susseguono mostre sia nazionali sia internazionali: nel 1924 espose alla Biennale di Venezia e al Kunsthaus di Zurigo, dal 1924 al 1939 al Carnegie Institute di Pittsburg. Nel 1927 aprì a Torino, in via Galliari, la “Scuola libera di Pittura di Felice Casorati”. Molte altre mostre si susseguirono con successi crescenti, ma nel 1931 perse nove opere nell’incendio del Glaspalast di Monaco.
Nel 1941 venne nominato titolare della cattedra di Pittura all’Accademia Albertina, di cui diventò, successivamente, direttore e presidente.
Passione e impegno furono le motivazioni di Felice Casorati, dando impulso alle prime opere giovanili che lo portarono istintivamente a dipingere le immagini della città o ritraendo amici e parenti. Un principio che porterà l’artista a lasciare impronte d’orientamento anche per artisti a venire.
Il figlio Francesco, nato nel 1934 e frutto del matrimonio con l’artista inglese Daphne Maugham, ricorda in un documentario video la sistematicità del padre Felice, anche nel preparare il lavoro e i materiali, prima di iniziare a dipingere e aggiungendo quanto Casorati era solito dire: “Ho dovuto combattere tutta una vita contro la mia abilità: voleva – prosegue il figlio Francesco – non essere un pittore abile ma un pittore di testa e di metodo”.