Il puro divertimento notturno, senza etichetta e senza finzioni di sorta per mostrare quanto non si è realmente, spesso si tramuta in scelte d’ambiente o locali che non soddisfano l’esigenza del pubblico femminile poiché l’atteggiamento naturale o la soggettiva moda informale confondono il personale style-life in altro di minore valore. Ciò sempre più a sfavore del gentil sesso, frequentemente sotto l’attenzione di soggetti legalmente irrispettosi o nemici della notte.
Los Angeles è una meravigliosa città, folle e vitale, audace e coraggiosa, città All-In-One dove nulla è scontato e tutto è realizzabile o ipotizzabile. Nel suolo angelico statunitense è nato un Club in parte molto originale e dall’altro azzardato, ma il successo è garantito dalla formula adottata e dagli ingredienti che richiamano in parte lo standard dell’intrattenimento della discoteca: come tutti gli alimenti preparati ad arte, il consenso è garantito dall’ingrediente geniale e appropriato.
Stuzzicata da curiosità e alla ricerca della novità perduta, la redazione di iROGPRESS ha aperto la caccia globale alla originalità e semplicità di accorpamento d’anime soprattutto in luoghi sicuri, notturni e possibilmente esenti da pericoli criminosi di qualsivoglia natura o gravità.
Il Catnip Club, fondato da Franny Divine in marzo 2015, è la sintesi di quanto premesso e il risultato della nostra ricerca. L’idea di Franny è stata sviluppata a causa della pressante insicurezza della vita notturna di Hollywood e dai problemi di aggressione anche a scopo sessuale. Il problema? Trovare un luogo, un ambiente o spazi sicuri. Il frutto audace? Il Catnip Club di Los Angeles.
Anche Franny avvertiva la necessità di un luogo in cui una donna poteva esprimersi, divertirsi senza stress e paura. Durante una intervista rilasciata lo scorso giovedì all’Huffington Post, Franny dichiarava:
La pagina Facebook dedicata al Catnip Club chiarisce, forse con qualche voluto e simpatico doppio senso, ancor di più la mission:
L’idea del nome del Club, riferito alla natura felina, proviene dai soprannomi: Franny e le sue amiche venivano etichettate come gatte; dopo tentativi di violenza e aggressione notturna in Hollywood, le gatte ricevettero risposte, ritenute quasi offensive e inappropriate, da agenti di polizia; Franny afferma, in merito, che oltre le frustrazione hanno subito domande dagli agenti di polizia che erano più indicate per i colpevoli e non per le vittime; ad esempio, veniva chiesto se avessero bevuto oltre il limite o se indossavano abiti striminziti: le indagini non portarono risultati, come la maggior parte dei casi di aggressione notturna o tentata violenza sessuale.
Ecco nuovamente la necessità di un luogo protetto, frequentato da persone che rispettino l’essere altrui senza proferire giudizio, dove manifestare l’amore per i felini e organizzare feste a tema con qualche punta d’ironia e libertà d’appartenere a una tipologia dell’essere senza fornire spiegazioni. Una libertà senza vincoli, nel rispetto altrui ma pretendendone altrettanto, nel puro spirito dello svago sano e senza falsi alibi.
Il Catnip Club è stato fondato quasi per necessità: tutte le donne possono indossare in libertà ciò che desiderano e possono ballare nel modo che più le aggrada; l’ingresso è concesso anche agli uomini, a patto che seguano una rigorosa politica anti-molestie. I membri che partecipano ai party sono invitati a vestire abiti che rappresentino i gatti.
L’idea del Capnit Club è in buona parte originale, soprattutto se vissuto nello status vivendi, in un mondo di incertezze e di mancanza di rispetto.
Il breve video che introduce questo articolo (fonte: Cannibal, di Chris Martens) testimonia l’ambiente, il mood e la musicalità.
I membri associati hanno superato quota 1000 e nel 2016 si configurano nuove aperture in Chicago e Londra.
Che l’Italia sia troppo bigotta? Che il timore d’oltrepassare il limite del buoncostume sia concreto e non ipotetico? Non spetta a noi rispondere o valutare, ma un poco di provocatoria erbagatta potrebbe essere salutare per molti, anche per lo Stivale.