Il terrorismo di stampo islamico sembra aprire nuovi scenari, precedentemente non immaginabili ma praticabili con estrema rapidità da killer senza scrupolo o valore per l’altrui vita.
Lunedì sera sono stati arrestati in Bangladesh tre sospetti terroristi islamici che hanno contribuito all’omicidio brutale di quattro giovani blogger nel 2015:
Avijit Roy, ucciso a Dacca con coltelli e machete, la sera del 26 febbraio 2015; era giunto per una fiera libraria in cui presentare due saggi di suo pugno, “Biswaser Virus” (“Il virus della fede”) e “Sunyo theke Mahabiswa” (“Dal vuoto al grande mondo”), in contrasto con alcune posizioni islamiche; fondò il blog “Mukto-Mona” (“Libera mente”; https://mukto-mona.com/) con contributo di attivisti e intellettuali del sud-est asiatico, a favore della libertà di espressione e pubblicazioni concettualmente atee;
Washiqur Rahman, ucciso il 30 marzo 2015 a Dacca con mannaie e coltelli in una strada affollata, mentre si recava al lavoro in una agenzia turistica; un “free thinker” che ha pagato con la vita le sue pubblicazioni contro l’intolleranza religiosa e islamica; era solito bloggare sotto lo pseudonimo Kucchit Hasher Channa, or Ugly Duckling (Brutto Anatroccolo);
Ananta Bijoy Das, bengalese ucciso il 13 maggio 2015 a colpi di mannaia mentre andava al lavoro in località Sylhet; aveva ricevuto più volte minacce da fondamentalisti islamici e scriveva sul blog Mukto-Mona, fondato da Avijit Roy;
Niloy Neel, ucciso il 7 agosto 2015 a Dacca con colpi di machete nella sua abitazione nella provincia di Goran; una voce forte contro l’estremismo religioso e islamico, soffocata con efferatezza da sospetti militanti islamici in Bangladesh.
Una escalation di omicidi a sfondo religioso che potrebbe essere inarrestabile e contagiosa, anche fuori dai confini del territorio asiatico.
Secondo la CNN, il gruppo militante Ansarullah Bangla ha pubblicato una lista di nominativi di blogger e scrittori da colpire a morte, anche in Europa e Nord America. La lista conterrebbe i nominativi di nove persone nel Regno Unito, otto in Germania, uno in Svezia ed uno in Canada.
Lo scorso anno Reporters Without Borders ha affermato che un gruppo in azione e sotto il nome di Islam Bangladesh di Al di Ansar ha pubblicato una lista degli scrittori che hanno assunto posizioni contrarie all’islam: alcuni sono stati uccisi, altri hanno subito tentativi di attacco fisico alla persona.
Lo scorso mese le forze di polizia del Bangladesh avevano arrestato altri membri ritenuti appartenenti al gruppoAnsarullah Bangla: uno era cittadino britannico e coinvolto negli omicidi dei due blogger Avijit Roy ed i Anant Bijoy Das.
L’Italia non crediamo sia esente da eventuali simili pericoli; questo pomeriggio abbiamo intervistato telefonicamente Magdi Cristiano Allam che ben conosce le realtà nazionali e internazionali in materia di integralismo islamico e persecuzione. In esclusiva abbiamo ricevuto risposta.
Magdi Cristiano Allam, una nuova forma di guerra islamica è in atto contro blogger e scrittori, tacciati di blasfemia in quanto contrari alla fede islamica. Lei, molto impegnato giornalisticamente e in letteratura, quanto si ritiene seriamente minacciato o teme per la sua vita?
“Io sono stato condannato a morte da Hamas nel 2003, da allora lo Stato Italiano mi ha sottoposto a regime di scorta; io vivo con la scorta. Non c’è paura, credo nella missione che adempio. Dobbiamo avere la capacità e il coraggio di affermare la verità e vivere in libertà in casa nostra. Sono certo che la maggioranza degli italiani la pensa come me, quindi mi sento confortato e incoraggiato ad andare avanti. Il problema si pone, invece, per le persone che vivono nei paesi islamici come il saudita Raif Badawi. Per loro la situazione è diversa perchè sono nelle mani di aspiranti carnefici che condannano a morte chiunque dal loro punto di vista oltraggia l’islam e il Corano. C’è una battaglia di libertà che dobbiamo sostenere ed è la libertà di criticare delle idee, delle religioni, senza che ciò si traduca in un reato o apologia di razzismo nei confronti delle persone. Bisogna distinguere tra persone e religioni: le religioni possono essere legittimamente criticate, contestate o condannate mentre le persone vanno rispettate”.
Lai ha pubblicato recentemente il libro “ISLAM SIAMO IN GUERRA”, il contenuto è riferibile ad una sua “missione”?
“Ho voluto chiarire che noi siamo a tutti gli effetti in una guerra che non dobbiamo dichiarare: è una guerra che stiamo subendo; una guerra promossa da terroristi islamici di tagliagole che sgozzano, che decapitano e massacrano. Una guerra sferrata da terroristi islamici che ci impongono di non dire, non fare nulla che possa essere considerato come offensivo dell’islam. Attraverso l’edificazione di moschee, attraverso enti assistenziali, finanziari ed economici hanno costruito all’interno di casa nostra una roccaforte islamica, che a tutti gli effetti è un cavallo di troia che finirà per sottometterci. Ho voluto ricordare, nella copertina del mio libro, quanto detto da un alto militare islamico turco ‘Grazie alle vostre leggi democratiche noi vi invaderemo, grazie alle nostre leggi religiose noi vi domineremo’. Questa è la strategia di islamizzazione da parte di quelli che normalmente vengono considerati mussulmani moderati”.
Un’ultima domanda: Lei pensa che la minaccia terroristico-islamica contro blogger e scrittori possa giungere a breve anche in Europa e in Italia?
“E’ una ipotesi reale che i movimenti islamici, cosiddetti moderati e capeggiati dai fratelli mussulmani che si presentano con sigle diverse nei diversi paesi, stanno operando in modo intenso per codificare il reato di islamofobia, dove per islamofobia si intende il divieto di criticare l’islam come religione; considerare l’islamofobia come una nuova forma di razzismo: si vorrebbe ritenere che, così come è razzismo, ad esempio, condannare i neri in quanto neri, sarebbe razzismo condannare l’islam in quanto religione. C’è una impropria, indebita sovrapposizione tra la dimensione delle idee e quella delle persone, ma soprattutto c’è una sorta di immaginazione che l’islam possa fare eccezione in un contesto dove chiunque può legittimamente criticare il cristianesimo, il comunismo senza che ciò dia adito a condanne di razzismo. Loro vorrebbero che questo si attui solo nei confronti dell’islam”.