Ieri sera il sindaco di Padova Massimo Bitonci si è incontrato con circa una ventina di sindaci, consiglieri e assessori della provincia per predisporre un documento che verrà inviato a tutti gli altri sindaci e esponenti dei comuni provinciali affinchè possano prenderne visione e condividere il contenuto: sarà poi inviato a tutti, indipendentemente dal colore politico governante.
Il documento vuole essere una espressione chiara e netta di negazione di accoglienza o micro-accoglienza, anche a seguito delle affermazioni di Prefettura e organi di Governo che impongono un determinato numero di profughi, da essi deciso e imposto.
Questa mattina, Bitonci ha dichiarato con forza, in una intervista di una emittente locale (TV7), il “No netto, chiaro e preciso a qualsiasi tipo di accoglienza o micro-accoglienza che qualcuno vorrebbe nel nostro territorio”.
Il 2 settembre prossimo è previsto lo sgombero della caserma Prandina di Padova, utilizzata come tendopoli per l’accoglienza di quasi 400 profughi: l’esito dell’accordo, qualora non rispettato, potrebbe innescare reazioni politiche e sociali a catena, accendendo una miccia che contagerebbe iniziative di altri comuni, vedono imposti o ostili simili agglomerati umani in tende da campo. Bagnoli di Sopra (PD) è in allerta poiché sembra (da confermare) che la base missilistica di San Sito, da alcuni anni in disuso, possa ospitare fino a 3500 persone ed essere un Hub di prima accoglienza e identificazione. La base era già stata ipotizzata come CIE per l’identificazione e espulsione dal Veneto di profughi libici e tunisini: nel 2003 il comandante della base, il maggiore Luigi Strano, aveva negato qualsiasi possibilità di utilizzo per altri scopi poiché ancora utilizzata dai militari.
Lunedì 31 agosto alle ore 12:30 il documento predisposto da Bitonci verrà presentato in conferenza stampa a Mestrino (PD). Ecco il suo contenuto, così come anticipato nel profilo Facebook di Massimo Bitonci:
Premesso che:
++L’Italia negli ultimi mesi si trova al centro di un fenomeno migratorio senza precedenti, e che solo ad una minima parte dei richiedenti asilo, stimato nell’ordine del 10%, viene riconosciuto, dopo un procedimento di valutazione da parte delle competenti Commissioni che in molti casi impiega mesi ad essere completato, lo status di rifugiato;
++Nel corso dell’incontro sui profughi promosso dal Presidente della Provincia di Padova lunedì 3 Agosto 2015, il direttore del dipartimento immigrazione del Viminale, Carmine Valente, ha affermato, così come confermato da articoli della stampa locale del 4 Agosto, che “I profughi arrivano. E continueranno ad arrivare. I sindaci possono decidere come gestirli, se con un’accoglienza concentrata o una diffusa. Quello che non possono fare è non accogliere”;
++L’incontro promosso dalla Provincia, di fatto, ha avallato la linea del Governo centrale che, nonostante il momento di estrema difficoltà che i Comuni tartassati in questi ultimi anni da nefaste politiche nazionali basate su tagli ai trasferimenti erariali, vincoli sempre più stringenti sul Patto di Stabilità stanno attraversando, continua a scaricare sugli enti locali le proprie scelte, con pesanti ripercussioni su tutti i Comuni padovani in termini di ordine pubblico e di integrazione, come dimostrano i recenti casi di Treviso, Eraclea, Este;
++La Provincia di Padova, e la Regione Veneto stessa, ospitano già oggi un numero elevato di migranti e queste persone non possono ancora considerarsi integrate con il tessuto sociale locale, e come ad oggi, a livello nazionale, non c’è ancora un programma certo di accoglienza capace di identificare prontamente i richiedenti asilo dai clandestini irregolari e fissare altresì una limitazione al numero di arrivi, il cui potenziale arrivo desta estrema preoccupazione tra i cittadini;
++A causa della crisi economica che sta interessando il Paese, le Amministrazioni locali non riescono oggi nemmeno a garantire un alloggio alle famiglie dei propri residenti in emergenza abitativa, ad erogare adeguati sostegni a chi ha perso il lavoro o appropriati servizi alle famiglie in difficoltà;
++Stante l’oggettiva impossibilità per i Comuni, anche per quanto sopra esposto, di disporre di strutture immobiliari e di risorse economiche da destinare all’accoglienza di migranti, e che non appare certo risolutivo l’utilizzo per tale finalità di aree pubbliche o private, giacché un eventuale attendamento di un numero imprecisato di migranti presso queste aree rileva già oggi, per la maggior parte dei casi, evidenti elementi di non conformità alle vigenti prescrizioni urbanistiche, edilizie, igienico- sanitarie e di sicurezza degli impianti previste dalle specifiche normative in materia di strutture ricettive extra- alberghiere (L.R. 11/2013), e che dette aree risultano per lo più prive di idonea dotazione di idrica, elettrica e fognaria, così che tali mancanze costituiscono pregiudizio al permanere delle condizioni igienico sanitarie di legge non solo per chi sosta impropriamente, ma anche per i cittadini che risiedono o transitano nelle vicinanze;
++L’eventuale realizzazione, presso qualsiasi area, di interventi di tipo urbanistico-edilizio equiparato ad una struttura ricettiva extra alberghiera di “campeggio”, senza le previste autorizzazioni edilizie comunali, è in contrasto con quanto prescritto dalla normativa urbanistica-ediliza vigente in materia di pianificazione urbanistica, dal momento che l’eventuale realizzazione di dette strutture di accoglienza configurerebbe le stesse come opere abusive;
++Il regolamento D.P.R. n. 383 del 18 Aprile 1994 prevede che nel caso di interventi difformi dalle previsioni degli strumenti urbanistici debba essere sancita un’intesa formale tra lo Stato e la Regione interessata o una Conferenza di Servizi a cui deve partecipare il Comune coinvolto;
++Per quanto concerne l’eventuale cessione a titolo di locazione e/o di comodato di immobili ad uso abitativo ovvero a soggiorno temporaneo per ospitare i migranti, va invece precisato come esista un rapporto tra il numero degli occupanti e la superficie dell’unità immobiliare che non comporta pregiudizio per la salute ed il benessere degli stessi, e che il mancato rispetto di tale parametro determina l’adozione di misure ordinatorie e sanzionatorie nei confronti del proprietario dell’immobile concesso in locazione;
++Ogni iscrizione anagrafica che implichi l’eventuale incremento del numero degli occupanti dell’unità abitativa è subordinata al rispetto di quanto disposto e disciplinato dall’art. 2 del D.M. 5 luglio 1975, e che l’attività di verifica e di accertamento in ordine a quanto sopra stabilito implica altresì l’inoltro agli organi competenti di apposite segnalazioni in materia edilizia, sanitaria e fiscale al fine di adottare i conseguenti provvedimenti tra i quali, ove necessario, l’immediato sgombero degli immobili;
++L’Allegato 2 – Circolare Regione Veneto 2/10/2014 “Progetto protocollo operativo per il controllo delle malattie infettive e la profilassi immunitaria in relazione all’afflusso di immigrati” definisce gli standard igienico-sanitari per la valutazione di siti di ospitalità, ovvero i limiti sopra i quali si verifica il sovraffollamento degli edifici;
++Il Sindaco è Autorità Sanitaria Locale, ai sensi dell’art. 32 della legge n. 833/1978 e dell’art. 117 del D.Lgs. n. 112/1998 e che pertanto è compito dell’Amministrazione comunale prevenire situazioni che potrebbero comportare, oltre ad un potenziale pericolo per la salute pubblica, gravi conseguenze per la popolazione e grave turbamento al regolare svolgimento della vita della collettività determinando oltre ai pericoli già menzionati, anche un fenomeno di degrado urbano;
++L’articolo 50 comma 5 del D. Lgs. 18 agosto 2000, n. 267 stabilisce come in caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale le ordinanze contingibili e urgenti sono adottate dal sindaco, quale rappresentante della comunità locale;
TUTTO CIO’ PREMESSO
DICHIARANO– La totale e ferma indisponibilità ad accogliere nei propri Comuni migranti, spettando al Governo, competente per materia e primo responsabile di inefficaci politiche immigratorie e quindi delle conseguenti problematiche create sul territorio, la gestione del tema profughi;
– Di considerare prioritario destinare le risorse economiche, nonché eventuali strutture ed edifici a propria disposizione, ai residenti dei rispettivi Comuni che da più tempo versano in situazioni di disagio sociale a causa della perdurante crisi economica;
– L’attuazione, ritenute sussistenti le ragioni di pubblico interesse, di tutte le misure necessarie, ad accertare la conformità degli alloggi e delle aree eventualmente individuate per accogliere i migranti ai parametri previsti dalla normativa vigente in materia, nonché la sussistenza delle condizioni igienico sanitarie minime poste a garanzia della salubrità e dell’idoneità e prevedendo, ove necessario, lo sgombero immediato degli immobili occupati, nonché l’attivazione delle procedure necessarie al ripristino delle condizioni di salubrità e sicurezza antecedenti l’insediamento;