Il territorio di Padova e provincia è ad altissimo rischio idrogeologico. Negli ultimi anni è dimostrato quanto interi quartieri, in modo particolare la zona Padova Sud e la Paltana, potrebbero essere sommersi per scarsa manutenzione del fondale dei canali, indispensabile per favorire il normale flusso delle acque.
Da decenni oltre le chiuse di Voltabarozzo, quartiere strategico di Padova, non v’è traccia di dragaggio dei fondali e loro manutenzione, neanche dopo l’alluvione provinciale del 2010 e il rischio esondazioni del 2012: l’esperienza passata fa temere per le future stagioni autunnali.
L’anno 2010 è stato tragico: forti piogge di fine ottobre, mancato deflusso delle acque verso il Mare Adriatico e concausa il vento di scirocco, innalzamento vertiginoso del livello delle acque lungo i canali cittadini. Elementi concomitanti che potrebbero divenire sempre più costanti, mettendo in maggiore pericolo gli argini, spesso indeboliti da fontanazzi per la massiccia presenza incontrollata di nutrie.
Oltre le provincie di Vicenza, Verona e Treviso, la provincia padovana ha subito incalcolabili danni alle abitazioni private, mentre l’economia provinciale è stata quasi inginocchiata, colpendo il settore agricolo e del bestiame; il padovano ha visto accumularsi un esercito di sfollati: circa 4.500 persone, famiglie con bambini e anziani che in un batter d’occhio hanno visto svanire l’intera vita di sacrifici e sofferenze.
L’uomo ha abbandonato l’impegno alla prevenzione e sicurezza del territorio che impongono serie politiche di intervento. Nel caso di Padova non sembra sia stato fatto a sufficienza negli ultimi 20 anni: dalla Giunta comunale di Flavio Zanonato (1995–1999, 2004-2009, 2009-2013 e Ivo Rossi sindaco reggente dal 2013-2014) a quella di Giustina Destro (1999-2004). L’ultimo dragaggio dei canali è stato fatto durante la giunta del sindaco Ettore Bentsik (1970-1975), salvo interventi minori del 1995 per l’asporto di materiale semi-occlusivo in alcuni tratti del Piovego, del 2009 a cura del Genio Civile che ha rimosso il fango sotto il Ponte delle Grade di San Massimo e ai piedi del bastione Portello vecchio; dopo l’alluvione di novembre 2010, sono state rimosse alcune masse di sabbia che avevano creato isole, dopo la piena del Bacchiglione (persistono altre, molto più pericolose). Siamo in presenza di una mancanza di continuità nella manutenzione dei canali affinchè i fondali possano raggiungere una profondità tale da garantire una maggiore sicurezza da esondazioni che, ad esempio, nel quartiere 4 Sud-Est potrebbero coinvolgere drammaticamente Voltabarozzo, Guizza, il Comune di Ponte San Nicolò/Roncaglia; a ridosso è presente una importantissima zona industriale che subirebbe il collasso della produzione con conseguente perdita di posti di lavoro e fatturato.
Il 2010 e il rischio sfiorato con la piena di novembre 2012 a Padova, sembrano non avere insegnato nulla: nessuno assume l’incarico di pulire i fondali.
Il dragaggio consiste nella manutenzione della profondità navigabile dei canali, legata anche alla bonifica e alla costruzione/manutenzione di parte delle infrastrutture marittime che svolgono un ruolo preminente per il benessere economico, nonché la possibilità di fare defluire le acque, senza il rischio di esondazioni per profondità insufficiente.
La nostra redazione, questo pomeriggio ha effettuato alcuni sopralluoghi oltre le chiuse dello scaricatore di Voltabarozzo: si presentano isole che da anni sono presenti quale risultato dell’accumulo di detriti dopo la piena del 2010 e nulla è stato fatto per rimuoverle. La mancata rimozione potrebbe comportare un innalzamento del livello di guardia post-precipitazioni: nel 2010 si è rischiata l’esondazione in città, per poco meno di una quarantina di centimetri, all’altezza di Via Zacco (quartiere Voltabarozzo). Le acque avrebbero potuto scorrere e trascinare beni e persone almeno fino al quartiere Guizza, attraversando Salboro. Un disastro annunciato. A che punto sono giunti gli studi per eventuali bacini di contenimento? Sono mai stati fatti?
La sequenza di foto mostrano i fondali dei canali colmi di detriti e sabbia (foto scattate oggi pomeriggio dalla nostra redazione)
Non è nostro compito accusare o rilevare colpe individuali, bensì fare emergere il problema: la collettività potrebbe subire, direttamente e indirettamente, un danno di incalcolabile gravità sia sociale sia economica.