editoriale di Gori Claudio
Roma balza alla cronaca nazionale e internazionale non per le sue opere d’arte e monumenti, musei e storia: dopo Mafia Capitale, Mondo di Mezzo, cooperative che gestiscono flussi migratori molto più redditizi della droga, ieri è stata la culla di un funerale bollywoodiano di cui Prefettura, Questura, Comune e Assessorato di competenza, Ministero dell’Interno, Servizi Segreti e Curia erano all’oscuro di tutto; così dicono.
Ieri si è tenuto il funerale del Boss dei Boss di Roma Vittorio Casamonica (quanti sono i Boss dei Boss di Roma?) nella chiesa di Don Bosco di Roma, addobbata con manifesto gigante ritraendolo vestito di bianco, come un super Dio, dominante il Colosseo e la Basilica San Pietro: un messaggio chiaro post-mortem o un monito per il futuro rispetto verso il trono da altri ereditato?
La chiesa di Don Bosco ha celebrato le esequie con rito religioso del ritenuto capo della droga, dello strozzinaggio, della estorsione e pestaggi, ma ha rifiutato il rito religioso ed ha chiuso le porte a Piergiorgio Welby, sessantaduenne malato di distrofia muscolare, poiché aveva deciso di morire per eutanasia in dicembre 2014. Uccidere se stessi è più grave di fare uccidere moltitudini ignote di giovani? La droga uccide, il pestaggio causa danni e traumi indelebili ma il rito religioso è stato regolarmente tenuto. Il parroco di Don Bosco afferma che il rito interno alla chiesa si è svolto senza eccessi o comportamenti anomali e per quanto avvenuto fuori egli, non essendo un vigile urbano, non è responsabile: comunque non avrebbe potuto impedire le manifestazioni della piazza. Non è nostra competenza giudicare. “Lasciamo a Dio e a lui solo il compito di giudicare la scelta di un uomo sofferente“: furono le parole di don Vitaliano della Sala ai microfoni di Radio Radicale dopo il funerale di Piergiorgio Welby. Il parroco afferma, in una intervista rilasciata a Repubblica, di non essersi affatto accorto dei manifesti platealmente attaccati ed esposti all’entrata della chiesa: Mina Welby testimonia di avere visto quei manifesti in giornata e molto prima del funerale. Nessun’altro si era accorto? Neanche il parroco o dirigenti del Comune di Roma? Eppure in un video appare chiaro un agente municipale in borghese, con paletta in mano, nella piazza della chiesa; i vigili urbani erano presenti poiché, come da alcuni affermato, intervenuti a traffico già in corso per un corteo che sembra essere mai stato autorizzato; sicuri che nessuno sapesse veramente nulla? Tralasciamo le scomuniche papali per i mafiosi di cui la Curia doveva essere a conoscenza.
Un funerale, lungo le vie, sfarzoso e per nulla invisibile all’occhio ed all’orecchio: elicottero con lancio di petali di rosa sul corteo (è necessaria una autorizzazione per sorvolare Roma in simili condizioni e lancio di petali sulla città o chiunque è autorizzato a farlo senza autorizzazione degli organi di competenza?), Rolls Royce nera tirata a lucido (utilizzata per la fine delle celebrazioni), carrozza nera gusto barocco con rilievi a foglia d’oro giunta appositamente dal napoletano e trainata da sei cavalli neri, banda musicale che intonava le musiche de Il Padrino (altro messaggio chiaro o una casualità?), gigantografie del defunto con stampato su alcune “Re di Roma” e “Hai conquistato Roma ora conquisterai il paradiso”), bara portata a mano nella piazza della chiesa da “fedeli” o parenti defunto, che da vivo era ritenuto vicino alla Banda della Magliana e boss della Tuscolana e zone della periferia sud di Roma.
Limpide le affermazioni del Prefetto di Roma, Franco Gabrielli, per le quali a Roma è semplicemente possibile che potenti clan criminali si possano dare appuntamento per le strade della città, in occasioni pubbliche, anche ad insaputa delle autorità: quali autorità? Ipotizziamo Prefetture, Questura, Anti-Mafia, Anti-Terrorismo, Esercito, altre Forze dell’Ordine, Ministero degli Interni, Curia? Musica per le orecchie del terrorismo internazionale?
Alla vigilia del Maxi processo alla Mafia romana, un funerale da Colossal cinematografico, studiato forse per non essere da meno del famigerato boss mafioso Lucky Luciano: per Luciano, nel 1962, venne utilizzata una carrozza di stesso stile barocco ma trainata da otto cavalli neri. La carrozza barocca, nera e con ricami in oro sembra essere una tradizione per boss e famigliari, quasi un rito irrinunciabile per marchiare la nobiltà del crimine di certo spessore; Napoli, marzo 2011, quartiere Forcella: funerale di Amalia Stolder, stesso stile, carrozza nera barocca trainata da cavalli parte della città in lutto, con serrande dei negozi abbassate: “…In questo modo il quartiere ha reso omaggio ad Amalia Stolder, 51 anni, sorella del boss Raffaele e moglie di Carmine Giuliano, morto nel 2004, fratello del capoclan Luigi, uno dei boss più famosi della criminalità organizzata napoletana.“ (fonte: http://poggioreale.napolitoday.it del 31/03/2011).
Troppe domande sorgono negli incensurati cittadini, onesti fedeli, laici senza macchia: alcune domande, tremendamente pericolose dovrebbero farle a se stessi molti dei Chi di Competenza romani e d’Italia.
Nessuno sapeva chi fosse don Vittorio Casamonica, di origini nomadi, forse un funerale di un comune credente e praticante (anche noti mafiosi usavano simili atteggiamenti), eppure nel 2013 vennero confiscate Ferrari, Rolls Royce, 23 ville con piscina e una pista da trotto. Ad oggi sembra, come da altri dichiarato, che aderiscano circa un migliaio di persone al clan Casamonica; non mancano rapporti con Mafia Capitale e Massimo Carminati.
Il parroco in una odierna intervista video di SkyTg24 ha affermato che, anche se avesse saputo chi fosse Vittorio Casamonica, probabilmente avrebbe celebrato il funerale: “…Faccio il mio mestiere.”.
Roma appare sempre più, agli occhi del mondo, un luogo dove essere un potente criminale o malavitoso di certa statura sembra essere uno status symbol di intoccabile celebrità.