Nicola Amatulli è nato 51 anni fa a Bari; ha sempre lavorato con onestà e si è guadagnato il pane quotidiano con quel sudore e fatica che, amalgamati, nobilitano l’uomo: quello vero, che non appartiene a caste o nel mirino di interesse economico e ritorno d’immagine.
Abbiamo incontrato oggi il Sig. Amatulli, a Padova, sotto i portici ai lati di Palazzo Moroni, il Municipio. La sua storia, sorda per alcune autorità civili e clericali, ha colpito al cuore e aperto maggiormente i nostri occhi: come è possibile che un uomo, estremamente corretto e onesto per tutta la vita, possa vivere incatenato a una sedia per rivendicare i legittimi diritti che spesso vengono riconosciuti a chi non ha il pieno titolo? Nicola Amatulli ha il sacrosanto diritto di cittadino Italiano di ricevere assistenza sociale e sanitaria, per legge dovuta.
Abbiamo intervistato il Sig. Amatulli: Egli con estrema dignità e pacatezza, quella di un uomo quasi rassegnato da 4 anni senza un impiego, ricorda il suo diritto al lavoro così come prevede la Costituzione Italiana per tutti i cittadini nell’art. 36 comma 1: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.”.
“…fino a poco tempo fa – prosegue il Sig. Amatulli – ho lavorato come volontario alle cucine popolari di Padova, da Suor Lia, e in cambio potevo mangiare gratis; dormivo in una stanza che mi aveva dato un prete, pagando 10 euro al giorno. Poi all’improvviso il prete mi ha detto che non potevo più rimanere, neanche pagando, perché quel letto gli serviva e così mi sono sentito cacciato via, nonostante anche la mia fosse una necessità reale, pur pagando per dormire […] ho chiesto aiuto anche a Suor Lia, ma nulla però mi disse che un pasto riusciva a passarmelo comunque se volevo. Non ho accettato perché un uomo che ha una dignità deve potere ricambiare ciò che riceve; non voglio elemosine e pietà, ma solo un lavoro dignitoso per quello che è possibile; un uomo ha il diritto di guadagnarsi la libertà e la dignità, anche minima…”.
Un cittadino italiano, esempio di onestà e volontà di vivere, che urla il suo stato che corrisponde a quello di molti altri italiani senza cassa di risonanza, ma che quotidianamente devono difendersi con le unghie dalla fame, dal freddo (non solo termico ma anche di coloro che, nonostante il ruolo investito, rimangono glaciali come iceberg, staccandosi in piccole porzioni casuali, navigano in mille rivoli e cavilli che spesso portano al nulla o a trovare palliativi alle necessità quando è ormai tardi).
Il Sig. Nicola dorme sotto i portici di Padova, in una tendina senza altro accessorio che possa consentire una esistenza decorosa: la sua dignità è più grande, la sua forza di volontà un esempio per molti: “..poco tempo fa dormivo sotto i portici in centro, poi un paio di persone con il volto coperto mi hanno aggredito e picchiato, senza un motivo; così ora dormo sotto i portici fuori dal centro…”.
La sanità pubblica italiana per anni non ha aiutato il Sig. Nicola poiché, soffrendo di paradontite, non poteva somministrare le cure e visite necessarie per la sua tutela dentale, se non pagando il ticket: “…nel frattempo ho perso quasi tutti i denti perché non venivo curato e se non pagavo in ospedale non mi visitavano. Quali diritti ha una persona che non ha soldi ma documenti regolari? Stranamente poco tempo fa mi sono recato nuovamente in ospedale a Padova e mi hanno visitato senza pagare: ormai è quasi tardi perché mi rimane un solo dente, qui a destra e se lo perdo non posso masticare neanche le cose più piccole […] ecco, tengo da parte i denti che ho perso perché non sono stato curato per tempo; quando ho chiesto ai medici se si poteva fare qualcosa sanitariamente per salvare qualche dente, a suo tempo quando mi recavo e non mi visitavano perché non pagavo, mi hanno detto che qualcosa in parte si poteva fare. Non essendo residente, nei primi due anni ho incontrato molti problemi per pagare il ticket […] intanto mi ritrovo con un solo dente e mangio solo con qualche soldo che alcuni passanti spontaneamente mi danno per un panino e qualcos’altro, ma fatico a vivere…”.
Chiediamo al Sig. Amatulli se qualche personaggio (pubblico, civile o clericale) si è interessato al suo caso o ha dato disponibilità a sensibilizzare ambienti sociali e assistenziali “…un assessore del comune, un certo Saia, è venuto a parlarmi e qualcosa ha fatto e continua a venire a trovarmi per vedere cosa altro fare… poi, non molto tempo fa, ha detto che ne parlava con un altro assessore per vedere se possono darmi un aiuto, ma io voglio anche meritare gli aiuti che dovessero giungere, non voglio solo pesare sul contributo di molti; voglio ricambiare in qualche modo perché un uomo una dignità la sente dentro […] fino a circa 4 anni fa facevo il piastrellista e lavoravo nei cantieri edili come muratore… non c’è più nulla, non ho più nulla, mi rimane la libertà: non è libertà questa per un essere umano…”. Ci indica un foglio in cui Egli esprime con estrema semplicità il suo pensiero, quello di qualsiasi cittadino che ha lavorato per decenni e non riceve un aiuto minimo: “Ogni persona ha la propria vita, la propria storia, le sue esperienze, vivere la vita è quello che tutti vorremmo; senza il necessario non si è veramente liberi. Senza il necessario (per sostenere i bisogni della vita) c’è poco da parlare, da scrivere, da gioire… Quando hai un lavoro ti senti bene, ti senti una persona che respira, che scrive, che gioisce nel vedere tutto quello che ti circonda. La vita non è bella senza il necessario”.
Papa Francesco, dopo la sua elezione a Successore di Pietro, ha pronunciato parole che dovrebbero essere un faro perpetuo per la Chiesa e per tutti noi: ““Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri…”. Queste parole spesso, nel significato più intimo, vengono ignorate per consuetudine: apriamo gli occhi alla vita, apriamo una porta per il Sig. Nicola Amatulli.