Un cimitero trasformato in un feudo personale, dove le regole pubbliche venivano aggirate con disinvoltura e la sofferenza delle famiglie diventava un’occasione di guadagno illecito. È quanto emerso dall’inchiesta condotta dalla Squadra Mobile di Trapani che ha portato a cinque misure cautelari per reati che vanno dalla corruzione alla concussione, nell’ambito della gestione dei servizi cimiteriali del Comune.
Al centro dello scandalo un ex necroforo, arrestato insieme a un muratore di fiducia, mentre a tre ditte di onoranze funebri trapanesi è stato imposto il divieto di esercitare l’attività imprenditoriale. L’accusa è pesante: gestione privatistica di un servizio pubblico, con richieste di denaro per favorire sepolture rapide – chiamate con cinico eufemismo “il caffè per il necroforo”.
Secondo quanto emerso dalle indagini, il necroforo esercitava un controllo pressoché totale sul sistema di sepoltura e tumulazione. Ostacolava deliberatamente l’azienda affidataria dei servizi cimiteriali, favorendo imprese “amiche” in cambio di una percentuale sui profitti. In più, stabiliva arbitrariamente lo stato di decomposizione delle salme, manipolando così le tempistiche per liberare loculi che poi offriva illegalmente a cittadini disposti a pagare per ottenere una collocazione urgente per i propri cari defunti.
Ma la gestione deviata non si limitava a questo. Il necroforo organizzava anche lavori murari nelle cappelle private, suggerendo ai familiari l’impiego del suo operaio compiacente, bypassando così le regolari procedure e imposte comunali. Un sistema parallelo, sommerso, ma consolidato e capillarmente diffuso.
Tra gli aspetti più inquietanti dell’inchiesta, emerge anche l’ipotesi della sottrazione di oggetti d’oro dalle salme e il coinvolgimento di fiorai locali, cui venivano segnalati fiori freschi appena deposti sulle tombe, successivamente raccolti e rivenduti. Un ciclo di saccheggi e rivendite che, oltre a violare la legge, calpesta ogni forma di rispetto per i defunti e per le famiglie.
L’indagine ha coinvolto anche un medico legale dell’Asp di Trapani, oggetto di una perquisizione. L’uomo è sospettato di aver falsamente attestato la decomposizione di alcune salme, consentendo estumulazioni anticipate, oppure di aver omesso le verifiche mediche obbligatorie, agevolando così le operazioni illecite condotte dal necroforo.
Il lavoro degli investigatori ha consentito di ricostruire 25 episodi concreti, con 10 casi di corruzione diretta. In almeno tre occasioni, cittadini sarebbero stati costretti a pagare per ottenere servizi regolari in tempi più rapidi. In altri dieci, avrebbero consapevolmente aderito a un patto illecito, acquistando illecitamente loculi o favori nella tempistica delle sepolture.