“A un anno dall’introduzione del primo percorso diagnostico terapeutico assistenziale per garantire continuità, integrazione e omogeneità nella presa in carico dei pazienti affetti dalla malattia di Parkinson, possiamo dire, con soddisfazione, che il modello veneto ha risposto alle aspettative. Si tratta di linee di azione che rafforzano la sinergia tra i diversi servizi sociali e socio-sanitari, tra ospedale e territorio, anche attraverso la creazione e il potenziamento di strutture e presidi territoriali (come le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità) e la collaborazione del terzo settore. Il nostro modello si caratterizza per la creazione di una rete regionale per la Malattia di Parkinson, con centri di riferimento di primo e secondo livello, ambulatori territoriali, interconnessione con ambulatori riabilitativi per garantire cure appropriate in base alla complessità del quadro clinico; la multidisciplinarietà, che deve essere prevista sin dalle prime fasi della diagnosi; la promozione di interventi di prevenzione; la riabilitazione come opportunità terapeutica; il coinvolgimento delle Associazioni dei pazienti e dei familiari; la co-progettazione di servizi “con” il paziente; la pianificazione anticipata delle cure palliative”.
Lo ha sottolineato questo pomeriggio l’assessore alla Sanità e al sociale, Manuela Lanzarin, intervenendo a Palazzo Madama alla conferenza stampa “La Malattia di Parkinson e i modelli di presa in carico. Dal Piano Diagnostico Terapeutico Assistenziale Veneto alle Linee di indirizzo nazionali”, promossa in occasione della giornata mondiale dedicata alla malattia.
“La malattia di Parkinson – ha aggiunto l’assessore – rappresenta una delle sfide della sanità regionale per la sua prevalenza, che aumenta con l’età, e per il grande impatto non solo per il paziente, ma anche per la propria famiglia. Secondo i dati dell’OMS, la prevalenza della MdP a livello mondiale risulta raddoppiata negli ultimi 25 anni. Secondo i dati della Relazione Socio-Sanitaria 2024 della Regione del Veneto, i soggetti con MdP che si sono rivolti ai servizi sanitari regionali sono risultati oltre 18.000. La maggior parte di loro è di età superiore ai 65 anni (89,5%) e di genere maschile (54,7%). Per questa ragione, è importante orientare correttamente i pazienti ed i loro familiari rispetto alla diagnosi, ai diversi interventi terapeutici ed assistenziali e alla prognosi. Il nostro PTDA analizza tutte le fasi della malattia: prevenzione, intercettazione e diagnosi, assistenza e presa incarico, interventi terapeutici e riabilitativo attraverso strumenti telemedicina (tele monitoraggio). Nella costruzione del Piano, inoltre, in linea con un percorso di sanità partecipata, già intrapreso nella Regione Veneto, hanno un ruolo fondamentale le associazioni dei pazienti. Un modello organizzativo che ora può diventare patrimonio comune per la definizione di Linee di indirizzo nazionali”.