Editoriale di Gori Claudio
Nel silenzio “quasi totale” dell’informazione e della politica locale, prende corpo un’operazione che potrebbe cambiare per sempre il futuro di Interporto Padova S.p.A., uno degli ultimi baluardi pubblici della città: la cessione dell’attività intermodale di Interporto Padova S.p.A. Un’operazione imponente, potenzialmente irreversibile, che pone domande forse scomode ma urgenti. Questo editoriale si pone lo scopo di riflettere, fare riflettere e tentare di capire se e quanto sia conveniente vendere o “svendere” una nostra eccellenza, dove per “svendere” si intende non reclamare quanto esattamente e eventualmente dovutoci: per questo si reclama un maggiore confronto pubblico, con tutti i documenti alla mano e nella disponibilità collettiva al fine di valutare la reale necessità di portare a termine questa enorme operazione e verificare quanto è utile o meno utile per la collettività padovana.
Il cuore della questione è semplice ma grave: si propone la cessione del 70% della nuova società (“NewCo”) a un socio internazionale, lasciando alla componente padovana solo un modesto 30%. Il potenziale “contentino”? Un unico rappresentante locale nel Consiglio di amministrazione. Forse ben retribuito, ma comunque simbolico. Un’immagine che richiama più la sudditanza che la partnership.
La Newco, creata ad hoc per gestire l’attività intermodale – escludendo gli immobili del centro logistico – viene valutata 85 milioni di euro. Di questi, 60 milioni rappresentano la quota del 70% ceduta al partner estero. Ma da dove nasce questa cifra? Al momento non mi risulta presentata alcuna perizia indipendente e asseverata a supporto di questa valutazione, perizia che ove e qualora esistente sarà lecito farne avere una copia agli organi comunali di competenza per renderla anche pubblica. Un vuoto che grida vendetta? Soprattutto considerando che si tratta della più importante operazione economica sul territorio padovano degli ultimi anni.
Eppure, tutto questo mi risulta essere stato comunicato ai consiglieri comunali e provinciali solo venerdì 4 aprile, via email, con una presentazione da 46 slide inviata, sembra, dalla segreteria del sindaco. Un pacchetto già pronto, impacchettato, con tanto di sintesi della strategia globale, posizione geografica favorevole di Padova? Senza menzionare la cronica inadeguatezza delle infrastrutture ferroviarie locali?
Fino a pochi giorni fa, si parlava di un partner strategico. Ora si parla di un azionista di maggioranza assoluta. Cosa ha causato questo repentino cambio di rotta? Cosa è accaduto dietro le quinte per trasformare una collaborazione in una vera e propria cessione di controllo?
Fonti interne riferiscono che lo stesso consiglio di amministrazione di Interporto sia stato informato solo verbalmente dell’operazione, senza documenti a supporto, e che le famose slide siano arrivate dopo, inoltrate dai consiglieri comunali. Un percorso che lascia emergere una gestione poco trasparente e assai discutibile dal punto di vista della governance pubblica se così realmente fosse.
Ciò che colpisce maggiormente è l’assenza di un approfondito dibattito pubblico. Mentre il destino di Interporto si decide tra le mura, nessuno parla. Molti giornali tacciono, la politica è quasi assente o ignara, e anche all’interno della maggioranza in consiglio comunale il malumore cresce. I cittadini non sono stati messi nelle condizioni di conoscere, di discutere, di comprendere in modo approfondito e comprensibile per i non addetti ai lavori.
Eppure, si tratta di una potenziale svendita che rievoca altre ferite recenti: la cessione ad Acegas-Aps, la fusione con Busitalia, il ridimensionamento della Fiera. Ora tocca all’Interporto?
Il contesto internazionale impone prudenza, non fretta. Non si può ignorare il momento storico che stiamo attraversando: mercati instabili, guerre commerciali, tensioni geopolitiche, dazi si dazi no dazi forse. È davvero il momento giusto per vendere un asset strategico come Interporto? Qualsiasi buon amministratore dovrebbe agire, come espresso in molti codici normativi, con la prudenza del buon padre di famiglia, attendendo condizioni più stabili e favorevoli.
Anche se il socio internazionale dovesse porre come condizione la maggioranza assoluta per entrare, ebbene, siamo proprio sicuri che valga la pena accettare? I bilanci attuali di Interporto sono solidi, la redditività è evidente. Non sarebbe meglio rimanere padroni di casa, investire su infrastrutture, pretendere attenzione da Ferrovie dello Stato, costruire con calma una visione strategica per il futuro?
È tempo di accendere i riflettori. Interporto Padova è un bene strategico, non un pezzo da sacrificare nel silenzio quasi generale. Serve un dibattito pubblico, aperto e pignolamente documentato. Sarebbero utili più perizie sia di parte sia non di parte, valutazioni approfondite assieme a tutti cittadini e loro rappresentanti, e soprattutto una decisione condivisa pubblicamente.
Non possiamo rischiare di lasciare che una manciata di “comandanti non eletti” decida eventualmente da sola il futuro economico e infrastrutturale della città.
Padova ha già perso troppo.
È il momento di fermarsi, riflettere, e riportare la discussione alla totale luce del sole.
Di seguito la tempistica dei fatti, che manifesta la improvvisa recente accelerazione, col cambio in corsa dell’obiettivo finale:
Delibera del Consiglio Comunale di Padova del 09/12/2024 nr. 2024/0087
Inframezzata all’interno da un’altra delibera su “questioni patrimoniali di Interporto”, compare l’autorizzazione alla società Interporto di pubblicare “[…] un avviso pubblico internazionale esplorativo e non vincolante per proporre forme di collaborazione ai maggiori operatori intermodali […]“, “[…] Ipotesi di partnership […]”, “[…] collaborazione con importanti player del settore dell’intermodalità […]”
Mattino di Padova del 04/01/2025
Interventi di Luciano Greco Presidente e del direttore generale di Interporto Roberto Tosetto; Interporto cerca un partner internazionale e lancia un “[…] avviso di mercato per la ricerca di partner a livello globale […]” di mercato”, immagino per aprirsi al mondo ma qualcuno dimentica che verso il mondo esterno oggi c’è solo il ‘binarietto’, unico collegamento (a potenziale rischio crollo dei ponti per una discutibile manutenzione, rischio sollevato recentemente anche a mezzo stampa) verso est, ovest e nord.
Comunicato Interporto del 04/02/2025
Avvisa di “[…] oltre dieci proposte da realtà di livello internazionale […]” a seguito dell’indagine di mercato da essa avviata il 24/12/2024 per manifestazioni di interesse.
Il Presidente Luciano Greco dichiara che “è una fase assolutamente esplorativa, che non ci vincola in alcun modo, ma che ci permette di verificare in maniera del tutto trasparente e oggettiva la possibilità di stringere in futuro alleanze e collaborazioni strategiche e operative.”
In questo comunicato, però, non si rilevano accenni a ‘società o NEWCO’, men che meno di vendere o per così dire “svendere” la maggioranza di Interporto.
Mattino di Padova e Gazzettino di Padova del 07/04/2025
E’ pubblicato a tutta pagina che una NewCo rileverà da Interporto il ramo d’azienda di tutta l’attività terminalistica, quella cioè “propria” di Interporto che per il resto, circa una metà, è una classica società immobiliare con diversi capannoni affittati all’esterno.
Qualsiasi richiesta di rettifica da parte degli interessati è bene accetta e sarà pubblicata, sempre che giunga.