L’On. Giorgia Meloni e Sergio Berlato, in conferenza stampa odierna presso la sede del Consiglio Regionale del Veneto, hanno reso ufficiali le posizioni di Fratelli d’Italia sull’immigrazione. Era presente anche Francesco Lollobrigida, Responsabile Nazionale Organizzazione Fratelli d’Italia.
Sergio Berlato, unico Consigliere della Regione del Veneto eletto di FdI-AN e candidato con il maggior numero di voti tra tutti i candidati regionali, ha espresso la posizione chiara e decisa del suo partito in merito allo scottante e attuale problema della immigrazione e gestione dei flussi migratori fatta dal Governo, ritenuta non adeguata dei profughi: “Profughi lo sono in parte”, afferma Berlato e prosegue “2 su 3 non sono profughi ma sono clandestini […] questo sta creando un forte malessere nella nostra Regione […] la nostra visione dei flussi migratori è ben diversa da quella del Governo…”.
L’On. Giorgia Meloni, Presidente di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, dopo avere anticipato la sua presenza pomeridiana nel comune di Eraclea (VE), balzato all’attenzione della cronaca nazionale, ha spiegato che “...è curioso che in molti casi quello che lo Stato Italiano decide di fare, baipassi totalmente la volontà dei sindaci […] i sindaci sono eletti, il Governo nazionale no […] se il Governo nazionale vuole gestire la questione dei migranti, dovrebbe in primo luogo concordare le scelte che fa con i sindaci e non imporli, come è accaduto…”.
L’On. Meloni si sofferma sul caso Eraclea poiché risulta un esempio controverso di accoglienza, in cui ci sono “Migranti che gettano a terra i pasti serali, distribuiti dalla cooperativa che gestisce il centro; […] abbiamo una immigrazione […] con aspettative altissime su ciò che sia loro dovuto […] dobbiamo ricordare che non sempre tutto è loro dovuto…”; in molti casi non si tratta di profughi, ma per gran parte sono immigrati clandestini (come rilevato dai dati Frontex) ovvero persone che non scappano da una guerra: giungono nel nostro Paese al solo scopo di cercare condizioni di vita migliori.
Si pone il problema del business dell’immigrazione, ricordando che ciascun immigrato costa allo Stato Italiano una media di 33 euro al giorno: “Lo Stato Italiano non riconosce 33 euro al giorno per qualunque persona che si trovi in difficoltà […] ricordo che la pensione sociale è di 480 euro, la pensione minima è di 503 euro, la pensione di invalidità circa 270…[…] per un immigrato richiedente asilo si spendono 900 euro al mese […] ciò che normalmente in Italia guadagna un precario lavorando 40 ore settimanali con figli a carico…[…] Noi da tempo abbiamo depositato una proposta di legge per una commissione d’inchiesta sul tema del business dell’immigrazione…”.
Viene rilevato che l’Italia da sola non può gestire i flussi migratori di simili dimensioni; le quote di migranti che vengono distribuite ai paesi membri della Ue è molto inferiore a quella degli immigrati che sono sbarcati in Italia, in virtù della piccola percentuale di migranti che realmente hanno diritto all’asilo politico; i paesi europei, inoltre, sono contro la politica nazionale italiana delle -porte aperte a tutti- “Forse noi avremmo molta più solidarietà se” prosegue Giorgia Meloni “chiedessimo sostegno per una missione europea nel Nord Africa…” aiutando il Governo legittimo di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, a riprendere il controllo delle coste e dei porti e aprire in Africa i centri di accoglienza, distinguendo i veri richiedenti per poi distribuirli direttamente nei paesi europei.
Viene ricordata l’origine per integrare buona parte delle risorse per la gestione dei migranti: svuotato il fondo per le vittime della mafia e dell’usura, azzerato il fondo per i rimpatri fino a depauperare altre risorse utili ai servizi sociali.
Interviene subito il Consigliere Regionale Sergio Berlato, mettendo in evidenza che il problema dell’immigrazione va affrontato “…tentando di creare le condizioni affinchè […] non partano dalle coste nord africane; ecco perché i centri di raccolta e di distribuzione…” devono essere localizzati in loco, portando anche formazione professionale facendo in modo che coloro che possono raggiungere legalmente il nostro paese possano avere delle possibilità minime di lavoro; Berlato prosegue affermando che in questo modo “…eviteremmo il problema dei naufragi, non ci sarebbero tutti quei morti in mare…”; proseguendo sulla possibilità di “…filtrare chi effettivamente è profugo e chi non lo è […] fra i tanti ci sono infiltrazioni dell’Isis e di altre realtà terroristiche; […] i profughi dovranno essere divisi tra i 28 paesi dell’Unione Europea con mezzi sicuri…”.
Berlato insiste che deve essere migliorata la qualità della vita nei luoghi d’origine di coloro che, disperati, si gettano tra le onde con imbarcazioni a rischio morte o affondamento; dobbiamo ragionare in modo che possa essere “…elevata la qualità della vita nei paesi dai quali questi disperati partono […] perché se avessero condizioni di vita migliori, non abbandonerebbero i loro famigliari e i loro territori…”.
Berlato conclude accusando che “…ci sono troppi interessi per fare in modo che continuino ad arrivare…”.