35 anni dopo la strage alla stazione di Bologna e la ferita non rimargina: 85 morti ed almeno 200 feriti causati da una miscela esplosiva di T4 e Tritolo. Un boato tremendo che ha cancellato il destino di famiglie, spezzato sogni e vite senza distinzione di età o nazionalità. Una strage vigliacca, che nessuno avrebbe voluto o immaginato.
Era la mattina del 02 agosto 1980, ore 10.25: una esplosione nelle sale d’aspetto della prima e seconda classe fa crollare circa 30 metri di pensilina e gli uffici del primo piano della sede della società di ristorazione Cigar. Corpi e corpicini ovunque, alcuni riconosciuti solo dopo mesi attraverso i resti.
Tutti i mezzi a disposizione vennero impiegati per i soccorsi, le forze umane disponibili furono dirottate verso la stazione centrale di Bologna e un autobus della linea 37 venne utilizzato per contenere i cadaveri.
Ovunque feriti e corpi proteti da lenzuola bianche, macerie che imprigionavano i cadaveri e i sopravvissuti nella prossimità dell’esplosione. Il Presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini intervenne con parole glaciali “Signori, non ho parole … siamo di fronte all’impresa più criminale che sia avvenuta in Italia“.
Una strage che ancora oggi lascia ombre e dubbi in un Paese attraversato, quegli anni, da lotte politiche e avversarie riconducibili al terrorismo nero, rosso e ad infiltrazioni dello Stato negli ambienti delle Brigate Rosse e di gruppi di estrema destra. Molti i depistaggi anche del SISMI (Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte) e affiliati alla P2, altre piste ignorate e annose sentenze dei Tribunali; innumerevoli le testimonianze: anni definiti di piombo che hanno devastato le città e le famiglie con lotta nelle piazze, attentati e omicidi compiuti da giovani che credevano in una rivoluzione manipolata, al piacere di gruppi segreti di stampo economico-politico per fini eversivi.
Bologna non dimentica, l’Italia non scorda e uno squarcio protetto da una lastra di cristallo è presente ancora oggi nella stazione quale testimonianza del vile atto. La targa sul binario 1 riporta “Questo Luogo, testimone della strage terroristica del 2 agosto 1980, è stato inserito nel programma Unesco 2001-2010 -Patrimoni messaggeri di una cultura di pace e di non-violenza – affinchè il dolore non sia immobile nel ricordo, ma viva testimonianza della volontà di costruire le difese della pace nella mente dei giovani”.
Il 23 novembre 1995 la Cassazione giudica colpevoli Francesca Mambro (sposata nel 1985 con Fioravanti e dal quale ha avuto una bambina) e Giuseppe Valerio Fioravanti: appartenevano alla banda armata che aveva organizzato e compiuto l’attentato. Ancora un mistero chi sia il mandante. In seguito venne riconosciuto colpevole un altro presunto appartenente al gruppo Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR): Luigi Ciavardini (soprannominato all’epoca Gengis Khan) che l’11 aprile 2007 verrà condannato a 30 anni di reclusione.
Le ipotesi di cosa possa essere realmente accaduto sono varie poiché in quegli anni in Bologna transitavano molti appartenenti alle Brigate Rosse e esponenti dell’OLP. Una ipotesi avanzata è la punizione dei servizi americani o israeliani nei confronti dell’Italia che appariva alleata con i palestinesi (Lodo Moro): avendo saputo del transito dell’esplosivo, potrebbero avere causato l’esplosione. Altra ipotesi è lo scoppio accidentale per un contatto involontario e fortuito tra esplosivo e detonatore. Pertanto altra ipotesi è lo scoppio non previsto a Bologna poiché la borsa con l’esplosivo serviva per un attentato a Roma per mano del terrorista Carlos.
I funerali si svolsero il 6 agosto: una folla di uomini e donne provenienti da ogni luogo del Paese.
Lo squarcio del dolore è ancora aperto.