Nel centro storico di Padova, Palazzo della Ragione divide Piazza della Frutta da Piazza delle Erbe, consentendo l’accesso tra esse mediante un’arcata (Canton delle Busìe) sotto la quale è presente uno degli accessi al Gran Salone, dotato di un accesso per lato: accedendo, si entra in un paradiso alimentare che nulla ha a che fare con un classico supermercato. Botteghe specializzate, salvo rari casi, nell’arte del formaggio, delle carni e dei salumi, del pesce, del pane e pasta, dei vini e delle verdure, bar, dolci e formaggi: vetrine e banconi allestiti ad arte, esponendo anche preparati alimentari di fantasia e tipici difficilmente reperibili altrove. Una sorta di centro commerciale ambientato lungo due corridoi che avvolgono i clienti in una atmosfera unica nel suo genere. Impossibile saziare la vista, impossibile resistere all’offerta culinaria che attrae le papille gustative ancor prima della necessità.
Il Salone di Padova è amato dai cittadini, un monumento che al mattino si riempie di clienti padovani e non, provenienti da tutti i quartieri perché il rapporto umano con il garzone, il cassiere o il commesso è ancora ritenuto di fiducia. Per molti la spesa al Salone è un rito, un passaggio obbligato per ricette i cui sapori devono essere certi, genuini e la cui origine e filiera sia certa e affidabile.
Al Salone si acquista con il dialetto, mantenendo spontaneamente tradizioni e usanze che vengono così mantenute anche con singoli gesti, con le domande e le risposte le cui cadenze indicano l’appartenenza ad un quartiere o provincia differente. Una spesa nella storia, nei sapori antichi e locali che hanno modo di ospitare altri sapori e tradizioni appartenenti a regioni o provincie differenti. Battute e ironia sono le benvenute nelle comande e ordini ai negozianti, le richieste e consigli per ricette sono costanti ed i clienti seguono scrupolosamente i consigli offerti dai venditori che conquistano l’interesse prendendo per la gola i passanti.
Il Salone, quale luogo di esposizione e vendita di cibo e bevande, era già nel Medioevo indice di ricchezza e prosperità di Padova e dei paesi confinanti; era ed è ancora oggi un luogo di ritrovo che ha polarizzato la vita cittadina, anche solo per un caffè o un panino e un’ombra de vin, vicino al chiosco mobile di Massimiliano e Barbara Schiavon, noto Street Food del folpetto e pesce cotto, anche al momento e condito con salse per essere subito mangiato con forchette o stuzzicadenti.
All’interno, le arcate a soffitto riconducono all’architettura orientale: molte sono le leggende che narrano delle ispirazioni che hanno portato alla scelta di simile struttura del soffitto; una leggenda narra che alcuni padovani videro un simile tetto in un palazzo indiano ed al loro ritorno furono ispiratori per la sua costruzione nel medesimo modo.
All’esterno del Palazzo della Ragione il mercato prosegue con banchi della frutta e delle verdure, oggi arricchiti anche da spezie asiatiche e orientali, grazie alle nuove gestioni multietniche.
Nel libro “PITTURE SCULTURE ARCHITETTURE ED ALTRE COSE NOTABILI DI PADOVA” di Pietro Brandolese (1795) il Salone è “Tra le fabbriche pubbliche di Padova merita questa il primo luogo. Ammirabile per la sua somma ampiezza, per l’artifizio con cui fu eseguita, per le stimabili pitture, e per non pochi altri pregi, dè quali va adorna, si può ella chiamare senza esagerazione uno dè più superbi Saloni del mondo, e forse senza eguale, come convengono i più celebri viaggiatori. Vuolsi che l’Architetto ne sia stato certo Pietro di Cozzo da Limena […] si proseguì in modo che nel 1219 il Salone fu coperto di legname con archi. Nel 1306 si cambiò il tetto rifabbricandolo a volta con arte meravigliosa, e ricoprendolo con lastre di piombo. Ciò fu eseguito per opera di certo Fra Giovanni degli Eremitani di S. Agostino, uomo studioso d’Architettura”.
Nel 1420 il Salone subì notevoli danni a causa di un incendio che incenerì il tetto, ma venne presto ricostruito sotto la sovrintendenza degli architetti Bartolommeo Rizzo e Maestro Piccino. Nel 1756 un “violentissimo turbine” scopri il tetto: “… con grossa somma di danaro…” si era provveduto “…alla sua ristaurazione, che fu eseguita colla direzione di Bartolommeo Ferracina cel. Ingegnere Bassanese, il quale v’aggiunse la Meridiana.”.
Le entrate al Salone sono quattro, ciascuna in ogni loggia laterale dotata di portone e ornata con un busto di celebre letterato padovano: “…Tito Livio Principe degli Storici, Fra Alberto Eremitano Teologo prestantissimo, Paolo Giureconsulto, ed il cel. Pietro d’Abano…”
Francesco Da Milza nel “DIZIONARIO DELLE BELLE ARTI DEL DISEGNO: ESTRATTO DALLA GRAN PARTE DELL’ENCICLOPEDIA METODICA” (1822) descrive nei dettagli la costruzione e struttura del Salone (così come fatto anche da Pietro Brandolese): “…Nel sotterraneo sono 90 pilastroni in quattro file per sostenere archi; altrettanti pilastroni sono nel pianterreno, da cui si ascende per 4 scale, le quali sboccano di qua e di la a due logge, larghe 17 piedi, e lunghe quanto tutto l’edificio: esse logge sono sostenute da da colonne, e riparate da da ringhiere di marmo. Il Salone è pianta romboidale, parallelo all’equatore, lungo 256 piedi, largo 86, altro 72…”; vi sono anche “…immagini di Santi del Giotto ristorate da Giusto e inventate, per quel che si dice, dal famoso Pietro d’Abano, di cui è in esso Salone una memoria onorevole.”.
Il Salone è citato anche nel “DIZIONARIO DELLE DATE, DEI FATTI, LUOGHI ED UOMINI STORICI O REPERTORIO ALFABETICO DI CRONOLOGIA UNIVERSALE”, pubblicato a Parigi da una società di dotti letterati e sotto la direzione di A. L. D’Armonville (prima versione italiana del 1842): “…Circa il 1182, Pietro Cozzo da Limena, edificò lo spazioso salone del palazzo civico di Padova, detto Palazzo della Ragione, da molti viaggiatori creduto la più grande vasta sala del mondo.”.
I dettagli e contenuti artistici e architettonici, innumerevoli, sono scrupolosamente descritti sia dal Brandolese sia dal Da Milza: impossibile qui elencarli tutti, ma prova della maestrìa è l’incalcolabile valore storico e architettonico che, nonostante i gravi danni subiti per incendio e calamità atmosferica, Padova eredita nei secoli e custodisce con sacra gelosia ed orgoglio, vantando il Salone anche quale monumento turisticamente rilevante e quotidianamente vissuto dai cittadini rispettando lo scopo della progettazione.
Il Salone, di Padova il monumento dei monumenti.