Editoriale di Gori Claudio
La gestione degli immigrati irregolari in Italia è sempre più difficile, sia economicamente sia socialmente: Padova riceve pullman alla caserma Prandina, a pochi metri dal centro città e economico padovano; scaricano esseri umani che non possono probabilmente ricevere, al momento, una migliore sistemazione se non nel campo interno della caserma, alloggiando in tende con aria condizionata, vitto ovviamente compreso.
Le identità reali di questi giovani irregolari, molti giunti in Italia e poi a Padova senza famiglia al seguito, non sono subito certe; non sono certe le fedine penali e lo stato di salute, quest’ultimo fino a verifica sanitaria. In altri casi anche nazionali, v’è la pretesa dei clandestini per accesso ad internet e uso di smartphone, cibo di loro gradimento e luoghi di accoglienza che piacciano prima a loro e pagati dallo Stato Italiano poi, a mezzo imposte e tasse versate all’Erario dai contribuenti che spesso non ricevono adeguati servizi o assistenza sociale o spettante di diritto.
Una premessa scaturita dallo status nazionale definito di emergenza, ma nei fatti di abitualità e consuetudine.
Alcune iniziative di Prefetti nel Veneto, legittime e secondo coscienza e giurisprudenza, hanno provocato reazioni di sindaci e cittadini anche non italiani (lavoratori residenti regolarmente in Italia): prese di posizione che l’esasperazione ha tramutato in atti pericolosi o reazione al limite della legalità.
Il sindaco di Padova Massimo Bitonci ha alzato le barricate contro l’afflusso continuo di immigrati; afflusso crescente e ritenuto inadeguato, anche da una associazione di commercianti e molti cittadini padovani, e opposto con ordinanze anti bivacco o contro l’abusivismo non rispettoso delle norme di camping; rendendo quindi la caserma Prandina non a norma con il regolamento comunale e destinataria di sgombero. Massimo Pellizzari, presidente padovano dell’A.C.C. (Associazione Commercianti Centro) riferisce che, dopo avere richiesto giorni fa un incontro con il Prefetto Patrizia Impresa, oggi ha incontrato il viceprefetto Alessandro Sallusto, per circa un’ora, argomentando dello stato e uso della caserma Prandina e dell’urgente liberazione e svuotamento della tendopoli. Al termine dell’incontro, Pellizzari riferisce in una intervista video rilasciata al canale TV7: “…visto che l’incontro di stamane non ha sortito alcun effetto pratico, noi martedì alle 19:30 faremo un grande sit-in perché vogliamo dire in maniera molto chiara al Prefetto di sgomberare la Pradina urgentemente……”; la Prandina oggi è un sito da 200 posti letto al cui interno a breve dovevano iniziare i lavori per la realizzazione di un parcheggio da 1000 posti auto destinati a turisti e coloro che erano interessati ad accedere al centro di Padova per fare acquisti o passeggiate. La tensione sale giorno dopo giorno e nulla fa presumere una riduzione dei toni tra Comune di Padova e Prefettura.
Di altra opinione Ivo Rossi, vicesindaco e sindaco reggente di Padova sconfitto lo scorso anno alle elezioni comunali di Padova: “Si pone quindi una nuova e inedita riflessione, nei partiti e nelle tante articolazioni sociali che hanno a cuore il futuro di Padova, una riflessione che faccia i conti con una situazione in cui la città diventa ostaggio del delirio ossessivo di chi non si preoccupa della sua crescita, del buon funzionamento dei trasporti, della sua pulizia, dello sfalcio dell’erba alta dei parchi, dell’avvio di cantieri come quello del centro congressi fermo da un anno e mezzo o del nuovo ospedale, ma la usa come sfondo per il suo spregiudicato tentativo di ascesa personale. Riflessione che non può rinunciare comunque a fare i conti le paure dei nostri concittadini che non possono essere lasciati in balia di professionisti privi di scrupoli” (fonte: www.ivorossi.it del 11/07/2015)
Nella Marca sono attesi almeno altri 450 profughi: ieri sera in località Quinto di Treviso (TV) è accaduto quanto prevedibile per la esasperazione di cittadini coinvolti nei fatti e per scelte della Prefettura: nei condomini in Via Legnago sono stati improvvisamente sistemati 101 immigrati; scoppia la rivolta, malori e scene disperate di residenti e proprietari di alloggi. Condomini in cui abitanti regolari hanno acceso mutui per l’acquisto di abitazioni, sostenendo spese di condominio elevate e vedendo ora compromessi valore di mercato e sicurezza. Il sindaco di Paese (TV), Francesco Pierobon afferma, in una intervista video odierna rilasciata al TG Treviso, che “…finora le istituzioni non si stanno comportando in maniera adeguata. Io l’ho detto e lo ripeto: non si può affrontare il problema dei profughi in questo modo qua…”.
I residenti di Via Legnago, al confine tra Quinto di Treviso (TV) e Paese (TV), la scorsa notte sono entrati in alcuni dei trenta alloggi destinati ad accogliere i profughi, li hanno parzialmente svuotati e portando mobili in strada ai quali hanno appiccato il fuoco: disperazione e forse diritti d’informazione e sopravvivenza calpestati da scelte fatte su luoghi probabilmente non idonei alla integrazione forzata. Prevedibili, prima o poi, reazioni simili che potrebbero innescare micce altrove, in situazioni simili, se il Governo non valuterà iniziative alternative di ospitalità in luoghi demaniali di maggiore controllo e sicurezza. Tra le sedie volanti, i carabinieri cercano di riportare la calma con tatto, ma la mediazione è anche per essi un compito arduo.
Nel pomeriggio odierno, a Padova, i profughi rinchiusi nella caserma Prandina escono e passeggiano liberamente in Corso Milano, scattando tra loro foto con il telefono cellulare, affianco a moto Bmw e belle auto, forse per un souvenir dell’Italia o della ricchezza altrui quale ipotetico obiettivo di maggiore agiatezza futura. I negozianti reclamano l’assenza di clienti e lo svuotamento di alcune attività commerciali a causa della presenza errante dei profughi.
La partita è aperta. Nei prossimi giorni sicuramente ci saranno sviluppi tra enti comunali e Prefettura, cittadini e clandestini: l’augurio e l’invito nostro è una tutela dei diritti di tutti, nessuno escluso, rifiutando reazioni violente; Governo e Prefettura facciano in futuro riflessioni ancora più approfondite, confrontandosi anche con la cittadinanza e associazioni, prima di prendere posizione. La partecipazione non nuoce.