Padova e la caserma Prandina sono sempre più sotto l’attenzione dei cittadini e mass-media: la realizzazione di una tendopoli nella caserma sta irrigidendo i rapporti tra la Prefettura e il Comune.
Il sindaco di Padova Massimo Bitonci e il Prefetto di Padova Patrizia Impresa, entrambi di fronte ad una emergenza nazionale che sempre più porta la città del Santo ad essere destinataria di profughi, non mancano di iniziative tese da un lato a difendere il territorio cittadino e le attività commerciali da tendopoli improvvisate a pochi metri dal centro città, dall’altro l’esigenza di provvedere ad esercitare il ruolo istituzionale che impone di trovare soluzioni sebbene i comuni della provincia padovana e istituzioni anche sociali interpellate nella provincia padovana abbiano negato la disponibilità di accorgliere profughi o tendopoli.
Una emergenza difficile da gestire, senza spazi idonei e nel flagello del patto di stabilità che riduce fortemente l’impiego di fondi economici, già scarsi per la gestione di interventi di prima necessità per i meno abbienti e sotto la soglia di povertà cittadina.
La caserma Prandina, proprietà del demanio civile, luogo in centro città sul quale erano prossimi i lavori comunali per la realizzazione di un ampio parcheggio per l’approdo di turisti e clienti per gli esercizi commerciali adiacenti, resta un problema sul quale sindaco Bitonci e Prefetto Impresa si bacchettano e dando proprie opinioni, entrambi nel bene della città, sebbene esse non sempre collidano.
La Usl di Padova ha effettuato un sopralluogo lo scorso 7 luglio al fine di verificare lo stato igienico-sanitario della tendopoli Prandina, rilasciando un verbale favorevole alla occupazione per assenza di criticità, equiparandola ad un campeggio, anche in relazione ai servizi allestiti che sono assimilabili ad un campeggio. La relazione dei tecnici Usl ha fatto scattare la reazione del sindaco Massimo Bitonci, in quanto titolare di autonomia amministrativa in tema di Pat: non sono ammessi campeggi al di fuori da aree in esso non contemplate, così come da ordinanza firmata oggi da Bitonci e in vigore già da lunedì 13 luglio. A seguito di tale ordinanza, la tendopoli dovrà essere sgomberata. Una tegola per il Prefetto Impresa: Le è consentito il ricorso al Tar o al Giudice ordinario per annullare l’ordinanza comunale. Tecnicamente è possibile anche il ricorso il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, ma noti sono i tempi di intervento a causa da lungaggini amministrative. Secondo i profughi ospitati, all’interno della Prandina c’è un forte odore cattivo che permette di respirare a fatica, che obbliga alcuni a dormire all’esterno sulle panche dove normalmente mangiano; piccioni ovunque e zanzare che pungono la pelle, docce con lo scarico verso la zona pasto, wi-fi assente e solo acqua; assenza di bibite e sigarette che impongono la loro spontanea uscita in città per acquistare nei negozi simili soddisfazioni.
L’ordinanza prevede il divieto di stazionamento, anche in aree private (se non previste dalla destinazione urbanistica), di tende, camper, sacchi a pelo e altri mezzi che possono essere utilizzati per lo stazionamento a scopo di campeggio.
In base ad accordi stabiliti lo scorso anno dall’Anci, dovrebbero arrivare circa 1.700 profughi in Veneto, di cui 863 solo a Padova.
Il Prefetto Patrizia Impresa fa sapere che il suo ruolo non è la ricerca di consenso, bensì di soluzioni. Il Prefetto ha utilizzato, quindi, la Prandina poiché spazio demaniale già in uso alla Prefettura; inoltre c’era la presenza in Padova di un pullman pieno di profughi che vagava, senza destinazione, e con il rischio che essi fossero lasciati in giardini pubblici senza alcun controllo sanitario o di polizia. Il Prefetto dichiara che non sono noti i tempi di utilizzo della Prandina: essi sono determinati dalla rapidità di reperire o ricevere risorse; nel frattempo la Prandina sarà utilizzata come temporaneo centro di prima accoglienza e di smistamento. Le procedure della commissione e le analisi di status di rifugiato sono lunghe, sebbene si percepisca un maggiore snellimento delle attività di identificazione: comunque, non sono ancora esaurite le richieste del 2014.
Il sindaco Massimo Bitonci e il Prefetto Patrizia Impresa rivestono ruoli istituzionali con responsabilità differenti e non sempre coincidenti: il gioco dei ruoli e delle iniziative dovrà essere sempre rivolto al bene comune e alla tutela della salute e della sicurezza fisica, turistica e commerciale locale: interessi legittimi che consentirebbero poi, con le imposte e tasse versate all’Erario, di poter sostenere meglio il peso economico dell’emergenza, ormai persistente negli anni, e di fronteggiare la ricezione di profughi in ambienti più idonei. Le finanze locali e nazionali, i continui tagli Statali ai Comuni e alle Regioni, non agevolano una equa e globale assistenza sociale.
Le ruspe scaldano i motori?