Editoriale di Gori Claudio /
La recente presa di posizione del padovano Gianluca Stefani, Presidente del Comitato Difesa Ambiente, ha acceso un dibattito significativo sui social e sul rapporto tra ambientalismo e politica. La questione sollevata è di grande rilevanza: la tutela del patrimonio arboreo deve essere considerata una battaglia ideologica o può essere affrontata in modo trasversale?
Il cuore della discussione risiede in un concetto fondamentale: un albero non ha un colore politico. La sua esistenza e la sua importanza ecologica trascendono le divisioni tra destra e sinistra, richiamando a una responsabilità collettiva che va oltre le appartenenze partitiche. In un momento storico in cui il cambiamento climatico e la tutela del verde pubblico dovrebbero essere priorità condivise, è essenziale che i cittadini e le istituzioni collaborino, indipendentemente dalle loro convinzioni politiche.
Tuttavia, l’ambientalismo, per quanto neutrale nei suoi obiettivi, spesso diventa terreno di scontro tra fazioni. Da un lato, c’è chi lo considera una battaglia identitaria legata a determinate aree politiche; dall’altro, c’è chi lo usa come strumento di consenso senza un reale impegno sul campo. Il rischio è che il dibattito si sposti dalla difesa concreta del verde pubblico alla strumentalizzazione delle iniziative, con il pericolo di compromettere l’efficacia delle azioni in favore dell’ambiente.
L’accusa mossa nei confronti delle associazioni ambientaliste di non aver mantenuto una vigilanza costante su tutte le amministrazioni, al di là del colore politico, pone un interrogativo legittimo: l’impegno per la difesa del verde deve essere selettivo o deve garantire coerenza in ogni circostanza? La credibilità di un movimento ambientalista si misura nella capacità di denunciare gli abusi, indipendentemente da chi li compie, e di promuovere azioni concrete piuttosto che limitarsi a prese di posizione ideologiche.
Infine, l’invito a non strumentalizzare il tema degli alberi a fini politici è un richiamo alla responsabilità collettiva. L’ambiente non può essere un semplice campo di battaglia tra opposte visioni, ma deve essere un terreno di incontro per tutti coloro che hanno a cuore il futuro del pianeta.
Stefani, nel suo post odierno, denuncia candidamente quanto segue: “In queste ore ho ricevuto numerose critiche per aver partecipato come Presidente del Comitato Difesa Ambiente all’iniziativa di difesa di un bosco su invito di alcuni esponenti della Lega quindi vorrei ribadire alcuni concetti, che ho sempre detto e dichiarato fin dall’inizio di questa mia attività di difesa del patrimonio arboreo: 1) Un bosco, un albero non è né di destra né di sinistra, è solo un organismo vivente che va difeso e salvaguardato. 2) Il tema alberi è trasversale alla politica e alla sua difesa possono partecipare sia cittadini di destra che di sinistra perché in gioco c’è la salute di tutti. 3) Se alcune associazioni come Legambiente, ma non solo avessero ragionato in maniera meno ideologica controllando anche l’attività di questa amministrazione forse non si sarebbero verificati tutti questi abbattimenti di grandi alberi. 4) Le associazioni, movimenti e partiti che senza aver fatto mai nulla di concreto per fermare e denunciare questi abbattimenti vogliono o vorranno attribuirsi un qualche patentino di ambientalismo strumentalizzando così il tema alberi, troveranno sempre la mia ferma opposizione”.
La domanda la pone spontaneamente il sottoscritto: quanto si è liberi in una politica egemonizzante il pensiero dei propri simpatizzanti o esponenti? Quanto è opportuno per molti etichettare con sfrontatezza coloro i quali la pensiono in modo differente? Non mi riferisco necessariamente a questo caso, ma quanto politicamente dal basso o con cariche politiche è consentito esprimersi liberamente senza timore di ripercussioni di “funzionari” di partito locale o da livello superiore? Quanto è democratico o rispettoso definire “lo schifo” il pensiero o le iniziative libere e democratiche altrui?
Nel frattempo, commentando sotto al post social di Gianluca Stefani, qualcuno chiede limpidamente “Stiamo aspettando che qualcuno di Lega ambiente muova il sedere” eppure nella Giunta comunale di Padova l’assessore Andrea Ragona dal 2009 al 2017è stato presidente di Legambiente Padova. Risponderà all’appello di Stefani?
“Quando si fa politica, o attivismo, bisogna saper riconoscere il fumo negli occhi, e gianluca ha questo difetto… molte volte scambia il fumo per l’arrosto, e ne esce solo mezzo intossicato.” Lo scrive un potenziale “esperto di politica”, ma in Italia siamo tutti esperti di strategia comunicativo-politica da tastiera o forse nascondono una esperienza invisibile, ma spesso chi critica non spesso è nelle piazze, presenti alle manifestazioni sotto la pioggia e al freddo o sotto un caldo asfissiante e lungo l’asfalto di chi marcia con una pacifica protesta.
Se anche fosse, quale è il problema di un evento a favore dell’ambiente, con partecipazione di interessi trasversali sebbene organizzata da un movimento o un partito politico? Chi teme la politica padovana a favore dell’ambiente stesso? Probabilmente viviamo in una sclerotica visione e immersione di valori che accecano i sentimenti liberi e puliti, come quelli di un ragazzo o una ragazza che vorrebbe fare prevalere i valori e non le imposizioni partitiche pro o contro l’avversario e che spesso è erroneamente identificato come un nemico da abbattere, come gli alberi.
Eleonora Mosco, consigliera comunale di Padova e esponente della Lega, partecipa alla discussione con un suo post “Caro Gianluca, chi fa, viene sempre criticato. Vola alto. Contano i fatti nella vita, non le chiacchiere. Avanti tutta. Grazie per come e quanto fai. Buona Domenica”. Fa eco un post secondo cui “La gente butta tutto sulla politica! Gli alberi sono il nostro ossigeno, la nostra sopravvivenza ma non lo capiscono …”.
Gianluca Stefani risponde con un semplice e chiaro post a tutti coloro che criticano o tentano, esplicitamente o velatamente di attaccarlo: “Il partito degli affari è trasversale, ma qui a Padova sappiamo nome e cognome di chi sta commettendo questi crimini ambientali ogni giorno. Sappiamo anche molto bene i nomi delle associazioni, che a parole dicono di battersi per l’ambiente salvo poi con i fatti appoggiare e diventare complici delle scelte anti ambientaliste di questa mala gestio greenwashista padovana. Se tenere uno striscione per salvare un bosco con una consigliera della lega mi rende una brutta persona non voglio pensare a chi andrà in piazza a tenere la bandiera dell’Europa in nome della pace con chi vuole una guerra…“
Probabilmente la vicenda avrà strascichi nelle stanze a noi non visibili, ma una navigante ha risposto con una affermazione che supporta indirettamente la conclusione di questo editoriale: “Hai proprio ragione . Inutile parlare di destra o sinistra qua ci vuole il buon senso . Bisogna essere uniti per fermare il taglio degli alberi perché sono nostri patrimonio verde. NOSTRO”.
Luigi Tarzia, consigliere del Comune di Padova: “Via avanti, quando non sei più organico a loro perché sollevi problematiche, poni domande diventi un nemico. Non sopportano le critiche e diventano arroganti, arroganza del potere!”
La CO2 assiste preoccupata.