Il volto di Padova sta cambiando, ma a quale costo? Il progetto della nuova linea del tram, presentato come una rivoluzione nella mobilità sostenibile, sta lasciando dietro di sé una scia irreversibile: l’abbattimento di centinaia di alberi di significativo fusto, patrimonio vivente della città e custodi della sua memoria ambientale.
La recente operazione di taglio lungo i viali storici e nelle aree verdi cittadine – dichiara Domenico Minasola, esponente dei Popolari per il Veneto – ha suscitato un’ondata di sdegno tra cittadini e associazioni ambientaliste, che denunciano una vera e propria strage verde mascherata da modernizzazione. Platani secolari, tigli, aceri e pini domestici – alberi che per decenni hanno offerto ombra, ossigeno e bellezza a intere generazioni – vengono sacrificati in nome di una mobilità che si definisce sostenibile, ma che di sostenibile ha ben poco quando si misura il bilancio ecologico complessivo.
E’ lecito domandarsi se la transizione ecologica possa passare attraverso una politica che distrugge senza pietà il capitale verde esistente, invece di integrarlo in una visione urbanistica capace di coniugare mobilità e rispetto per l’ambiente. Gli alberi abbattuti non sono semplici elementi del paesaggio urbano, – prosegue Minasola dei PPV – ma veri e propri regolatori naturali del microclima cittadino. Ogni esemplare di significativo fusto sequestra CO2, abbassa le temperature estive, filtra le polveri sottili e offre riparo alla biodiversità urbana. La loro eliminazione non solo priva la città di una difesa ecologica fondamentale, ma aggrava il problema del riscaldamento urbano, rendendo Padova ancora più vulnerabile agli effetti del cambiamento climatico.
Anche dal punto di vista politico, il sacrificio del patrimonio arboreo pone interrogativi profondi. I partiti di ispirazione popolare, storicamente radicati nella difesa del bene comune e della tutela del territorio, – puntualizza Minasola – non possono restare in silenzio di fronte a una pianificazione urbanistica che antepone la velocità dei cantieri alla qualità della vita dei cittadini. Il rispetto per l’ambiente e per il paesaggio urbano è parte integrante di una politica che si richiama ai principi della sussidiarietà e della partecipazione democratica.
La protezione degli alberi e del verde pubblico non è solo una battaglia ecologica, ma anche una questione di giustizia sociale: sono i cittadini più vulnerabili, gli anziani, i bambini e le fasce meno abbienti a pagare il prezzo più alto di una città sempre più cementificata e povera di ossigeno. Il progresso non può essere una parola vuota che giustifica qualsiasi sacrificio. Il progresso deve essere armonico, lungimirante e capace di custodire la vita in tutte le sue forme, compresa quella degli alberi che, con le loro radici profonde e le loro fronde ampie, sono testimoni silenziosi del tempo e alleati preziosi della salute pubblica.
Chiediamo all’amministrazione comunale padovana di fermarsi e di ascoltare il grido della comunità civile, di coinvolgere maggiormente le associazioni ambientaliste e tutti cittadini in un vero processo partecipativo. Se il tram deve essere realizzato, non deve esserlo al prezzo di una deforestazione urbana che minaccia l’identità stessa di Padova. Il futuro delle città passa attraverso il verde, non sopra le sue radici. Che Padova non diventi l’ennesimo esempio di un ambientalismo di facciata – conclude Minasola – che sacrifica ciò che è già vivo e pulsante in nome di un’idea di sostenibilità priva di radici concrete.