“Il rapporto pubblicato ieri da GIMBE conferma ancora una volta che in Veneto la situazione della medicina territoriale è drammatica, con 785 medici di medicina generale mancanti, nonostante i proclami sulla miglior sanità d’Italia arrivati dalla Giunta la scorsa settimana. Purtroppo, la realtà dei fatti è tutti i giorni sotto gli occhi dei cittadini e anche i dati confermano il totale abbandono della medicina territoriale da parte della destra che da 30 anni governa la nostra Regione. Sono numeri allarmanti, che dovrebbero obbligare la Giunta ad agire immediatamente, per non lasciare ulteriormente senza medico migliaia di cittadini, portando i pronto soccorso ad essere sempre più intasati” è quanto dichiara Elena Ostanel, Consigliera regionale del movimento civico Il Veneto che Vogliamo, commentando il report di GIMBE sulla medicina territoriale.
“GIMBE conferma inoltre che in Veneto è ormai di molto superato il numero di pazienti ottimale per medico di medicina generale, arrivando ad una media di 1.546 pazienti per medico (secondi solo alla Lombardia). È chiaro che sia per i medici che per i pazienti la situazione è insostenibile perché porta i medici a non poter lavorare agevolmente e soprattutto i pazienti a non trovare un medico. Negli anni il numero di medici di medicina generale è costantemente diminuito, in una tendenza che purtroppo è favorito dai tanti pensionamenti e dalle troppe poche borse di studio finanziate: rispetto al 2019 in Veneto il numero di medici di medicina generale è sceso del 12,3%. Purtroppo, negli anni la tendenza è destinata a proseguire senza un reale investimento sulla formazione dei futuri medici perché come conferma anche l’ultimo rapporto AGENAS disponibile il Veneto, con 504 borse per la formazione dei Medici di Medicina Generale attivate negli anni 2014-2020 è la peggiore Regione tra quelle italiane di pari grandezza. Per fare un confronto il Piemonte, con circa 600 mila abitanti in meno, ne aveva attivate nello stesso periodo 848” prosegue Ostanel.
“Se c’è un insegnamento che abbiamo tratto dalla pandemia è che senza una medicina di prossimità le problematiche si aggravano, perché si fa poca prevenzione e si cura solo la malattia una volta conclamata. Per anni la Giunta non ha voluto investire sulla medicina di base pur consapevole che non stava formando sufficienti medici per coprire i fabbisogni di medici di base e guardie mediche che mancavano. Adesso i nodi vengono al pettine e serve invertire subito la rotta rispetto allo stato di abbandono nel quale la maggioranza sta lasciando la sanità veneta, invece che festeggiare per indicatori, come quelli presentati la settimana scorsa, che non servono a fotografare la situazione disastrosa in cui siamo” conclude la Consigliera.