Editoriale di Gori Claudio
A Padova, la corsa al progresso sembra avanzare senza freni, ma con le cesoie ben affilate.
Il progetto del nuovo tram su monorotaia SIR3 e SIR2, già al centro di aspre polemiche, si sta trasformando in un vero e proprio attacco al patrimonio verde della città. Centinaia di alberi rischiano di essere abbattuti per fare spazio ai binari di un’infrastruttura che non convince tutti i cittadini, né per utilità né per sostenibilità.
Padova vanta uno dei patrimoni arborei urbani più significativi del Veneto. Gli alberi non sono solo elementi decorativi, ma veri e propri polmoni verdi che combattono l’inquinamento, mitigano il caldo estivo e migliorano la qualità della vita. Eppure, proprio questo patrimonio rischia di essere sacrificato in nome di un progetto che molti definiscono invasivo e poco condiviso.
Le immagini di alberi secolari segnati, anche virtualmente da croci rosse, condannati a una silenziosa esecuzione, hanno suscitato indignazione tra i cittadini. Purtroppo molte associazioni e comitati si svegliano con 7 anni di ritardo dalla notizia di abbattimento programmato e per fare spazio anche alle fermate del discusso e ritenuto da molti obsoleto tram su mono rotaia. Non si tratta solo di una sorta di attacco trasportistico-locale all’ambiente, del SIR3 prima e del SIR2 dopo, ma anche a una parte dell’identità della città. Questi alberi hanno visto generazioni passare, hanno resistito a inverni rigidi e ad estati torride, e ora devono cedere il passo al cemento.
Non è un mistero che il tram su monorotaia non sia stato accolto con l’entusiasmo sperato. Le critiche riguardano la potenziale scarsa trasparenza nelle decisioni, i costi elevati, e soprattutto l’impatto ambientale e urbanistico. Molti cittadini si chiedono: vale davvero la pena distruggere intere aree verdi e alberi secolari per un’infrastruttura che potrebbe non risolvere i problemi di mobilità?
In diverse assemblee pubbliche, le domande sono rimaste senza risposte chiare. Le preoccupazioni sul traffico durante i lavori, l’impatto sulle abitazioni vicine e le possibili alternative meno invasive sono state spesso ignorate o minimizzate. È emerso un dialogo a senso unico, dove le esigenze dei cittadini sembrano essere passate in secondo piano rispetto agli interessi del progetto.
La domanda sorge spontanea: era davvero necessario scegliere un tracciato che impone il sacrificio di così tanti alberi? In molte città europee, la modernizzazione delle infrastrutture di trasporto è avvenuta con progetti rispettosi dell’ambiente e del tessuto urbano esistente. Perché Padova non può fare lo stesso?
Tecnologie meno invasive, percorsi alternativi o persino il potenziamento delle linee esistenti avrebbero potuto offrire soluzioni più sostenibili e condivise. Ma, ancora una volta, sembra che il dialogo tra amministrazione e cittadini sia mancato.
Il pericolo non è solo quello di perdere alberi, ma di trasformare Padova in una città più grigia e meno vivibile. Ogni albero abbattuto è un alleato in meno contro l’inquinamento e il cambiamento climatico. In un’epoca in cui la tutela dell’ambiente dovrebbe essere al centro di ogni scelta politica, questo progetto rappresenta un passo indietro.
I cittadini non sono contrari al progresso, ma chiedono un progresso responsabile, che rispetti la città e chi la vive. Il rischio è che, al termine dei cantieri, Padova si ritrovi con un tram non moderno, più povera di verde, di storia e di identità.
In nome di quale futuro vogliamo davvero costruire il presente?