Un uomo politico ed esperto di economia che, nella sua persistente lucidità professionale, ha sempre saputo interpretare e spiegare con numeri alla mano e fatti concreti quella che è una farfalla dal battito asincrono: l’economia ed il mercato nazionale e internazionale.
Giuseppe Bortolussi, 67 anni il prossimo mese, è mancato a Padova presso l’Ospedale S. Antonio dove era ricoverato per una grave malattia che lo aveva indebolito, dopo un intervento chirurgico, lo scorso anno.
Un uomo, un Veneto legato alla sua terra e all’Italia, impegnato in battaglie per la salvaguardia del lavoro, dell’imprenditoria sana che dove quotidianamente sbarcare il lunario per galleggiare nel marasma fiscale di cui Egli era profondo conoscitore.
Bortolussi, tutto d’un pezzo, ha continuato a lavorare e impegnarsi personalmente dell’associazione artigiani che Egli rappresentava.
Nato nel dopoguerra a Gruaro (VE), il 4 agosto 1948, è stato investito di importanti ruoli nella politica regionale del Veneto e dell’economia: quasi laureato in Giurisprudenza (passò tutti gli esami), nel 1980 è entrato nella Cgia (Associazione Artigiani e Piccole Imprese); condusse storiche battaglie in difesa degli artigiani: più nota è quella contro la Minimun Tax (imposta che colpiva i lavoratori autonomi), riuscendo a convincere l’ex Ministro delle Finanze Giulio Tremonti della iniquità: nel 1994 venne abolita.
La carriera politica venne inizialmente coronata nel 1996, con la nomina di Assessore del Comune di Venezia (deleghe al commercio, turismo e sport) nella seconda giunta di Massimo Cacciari: venne nominato Assessore esterno nel 2005 (delega alle Attività produttive) nella terza giunta Cacciari. Nel 2010 si candidò, nelle liste del Pd, alla carica di Presidente della Regione del Veneto ma venne battuto dal leghista Luca Zaia (riconfermato Governatore del Veneto nel 2015).
Molto attivo anche nelle pubblicazioni editoriali, è stato più volte definito un opinion leader bipartisan, politico e professionista dalle idee chiare, limpide che lo portarono ad essere un riferimento anche per articoli giornalistici di settore di cui l’Ansa ne pubblicava decine ogni mese e spesso erano prese quale riferimento per riflessioni economiche nazionali. Mai una smentita riguardo i suoi interventi sui mass media che lo ospitavano sempre con rispetto e onore.
Editorialmente attivo e sempre più sensibile ai suicidi di imprenditori, ricordiamo il suo libro “L’economia dei suicidi” (Marcianum Press, 2012): il piccolo imprenditore veneto è minato, nella sopravvivenza, da ritardi della burocrazia dei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione; il piccolo imprenditore veneto che ha visto nascere i suoi dipendenti, sin dalla loro assunzione e rendendoli partecipi come in una famiglia, mai in caso di crisi o scarsa liquidità avrebbe il coraggio di licenziare, rischiando di essere intrappolato tra i tentacoli dell’usura, fino al fallimento e al rischio di suicidio. Fatti recenti purtroppo lo hanno dimostrato.
In una intervista rilascia a Panorama, il 18 luglio 2013, Bortolussi rese nota una sua battaglia costante ovvero dimostrare che spesso il piccolo imprenditore partecipa alle entrate dell’Erario molto più di una azienda di dimensioni maggiori: “Già nel 1992 dimostrai che un idraulico pagava più tasse delle società di capitali, il 60 per cento delle quali dichiarava addirittura reddito zero”.
Lascia una moglie e tre figlie.