L’Europa si trova nuovamente a fronteggiare una grave crisi energetica, acuita dal conflitto in Ucraina e dalla decisione di Kiev di interrompere il transito del gas russo verso il continente. Il ricorso al gas naturale liquefatto (GNL), – dichiara Sebastiano Arcoraci, vice presidente di Verdi per l’Italia – più costoso rispetto al gas via tubo, sta aggravando i costi per famiglie e imprese, con aumenti stimati fino al 30%.
Mentre l’Italia ha abbandonato il nucleare dopo il referendum del 1987, altri Paesi europei hanno investito in questa tecnologia: la Francia conta 56 reattori, e nuove centrali sono in fase di realizzazione in Germania, Romania e Slovacchia. Secondo studi recenti, – puntualizza Arcoraci – il nucleare moderno produce meno CO₂ rispetto al gas naturale (70 g/KWh contro 180 g/KWh), confermandosi una scelta strategica per la transizione energetica.
Per affrontare l’emergenza energetica, l’Italia dovrebbe adottare un approccio integrato:
- Espansione dei gassificatori e riconversione di impianti a carbone.
- Incremento della produzione nazionale di gas.
- Sviluppo di impianti per biogas e biomasse.
- Pianificazione di centrali nucleari di ultima generazione.
Accordi internazionali, come quello recente con Emirati Arabi e Albania per la produzione di energia verde, e con la Slovacchia per l’importazione di energia nucleare, rappresentano passi fondamentali verso una maggiore indipendenza energetica.
Oggi più che mai, l’Italia deve guardare oltre i vecchi pregiudizi sul nucleare. Le nuove tecnologie offrono soluzioni sicure, sostenibili e compatibili con gli obiettivi climatici. Una svolta in questo settore – conclude Arcoraci di Verdi per l’Italia – potrebbe garantire al Paese non solo autonomia energetica, ma anche competitività economica in un mondo sempre più interconnesso.