Editoriale di Gori Claudio
La Tunisia, suo malgrado, non è un obiettivo strategicamente innaturale per l’ISIS, ma rappresenta l’aspettativa di maniacale dominanza mussulmana in un paese ritenuto eccessivamente democratico e accogliente, sia industrialmente sia turisticamente. E’ ritenuto un porto dal quale salpare verso l’Europa; la eventuale “conquista” del territorio tunisino rappresenterebbe una autoproclamazione della titolarità estremistica mussulmana e autodeterminazione agli occhi del fanatismo estremo asiatico e dei paesi arabi; un braccio teso alla “conquista” di altri paesi del Nord d’Africa, Marocco incluso.
La Tunisia potrebbe rappresentare nelle menti terroristiche una ulteriore porta, importante quanto la Libia, per uno slancio massiccio di occupazione del sud Europa: una futura e ambita spina nel fianco per infiltrazioni clandestine e di stampo e origini spesso ignote.
L’Ingaggio eventuale della Tunisia sarebbe possibile in un solo modo (sebbene dal sottoscritto ritenuto improbabile conoscendo bene territori e popolo tunisino, ma ad oggi non impossibile senza intervento anche europeo): strategia del terrore e stragi allo scopo di colpire al cuore la principale economia, il turismo.
Questo primo step condurrebbe all’isolamento della Tunisia dalla fonte principale di sopravvivenza, considerando l’altissima percentuale di indotto produttivo e di servizi correlato. Comporterebbe un rapido tracollo delle esportazioni, artigianato e la produzione di olio (export fortemente in aumento). Secondo step: un attacco diretto alla produzione industriale e alimentare in genere: dopo l’effetto isolamento estero, la strategia terroristica potrebbe colpire i siti di ricchezza residua, ovvero le grandi piantagioni di olivi e la zona industriale e portuale di Sfax (seconda città tunisina e di strategica importanza economica) che consente massicce esportazioni di olio di oliva, pesce fresco e congelato; varcare la Bab Diwan (porta d’ingresso principale), significherebbe la conquista e la gestione della Medina.
Considerando la logistica strategia di attacco, Tunisi prima e Port El Kantaoui poi, sono prevedibili anche più azioni parallele e forse più eclatanti proprio in Sfax o Djerba (isola in cui si parla ancora la lingua berbera e nota per la presenza di una setta di religione islamica: Kharigita Ibadita), senza siti aeroportuali quali Monastir, Tunisi e la stessa Djerba a cui rimarrebbe il solo collegamento portuale a mezzo traghetto. In Djerba, la più grande isola del Nord Africa, è presente la frequentata sinagoga El Ghriba che con i suoi 2000 anni è forse una delle più antiche al mondo e quindi probabile obiettivo ISIS. Djerba dista appena 100 chilometri dai confini libici.
L’annientamento turistico e lo sfaldamento produttivo ed economico ridurrebbe in povertà la popolazione che già risente di una crisi mondiale, dovuta anche al precedente attentato al Museo Bardo di Tunisi, lo scorso 18 marzo, dove persero la vita 24 persone tra turisti, forze dell’ordine e i due terroristi.
L’invasione è iniziata da anni, in modo silente, con gli sbarchi nelle coste italiane, greche e spagnole: apparentemente la strategia non sembra compresa a sufficienza da Italia, Spagna e altri paesi Europei che fiaccamente intervengono. Almeno ciò è percepito dai cittadini europei, costretti a “ospitare” decapitazioni, per la prima volta il 27 giugno scorso in Francia.
Terzo step: occupazione di siti strategici che affacciano la Tunisia all’Italia: Cap Bon (nord), Nabeul (sulla costa, confinante con Hammameth e di fronte all’isola di Pantelleria) e Mahdia (sulla costa, località altamente turistica affacciata all’isola di Lampedusa, le cui luci notturne sono visibili a occhio nudo).
Questa personale visione strategica ISIS rappresenterebbe la possibilità di acquisizione economica di volontari residenti nell’entroterra, i cosiddetti Foreign Figthers o mercenari con disponibilità all’azione terroristica senza limiti geografici e temporali, poiché un popolo ridotto alla fame è più facilmente disponibile, anche per paura e sopravvivenza economica.
La Tunisia è una Repubblica che ben conosce i rischi di esposizione al terrorismo e le mire di occupazione ISIS: vanta una radicale presenza di intelligence cittadina, strada per strada e ciò fa sperare in coraggiose iniziative politiche e di sicurezza nazionale: se così non fosse, potrebbe trasformarsi in caposaldo fronte-occidente; oltre ad essere guardaspalle dell’Algeria: una morsa estremamente pericolosa e stringente.