Editoriale di Gori Claudio
Nel primo pomeriggio attentati in Tunisia, Francia e Kuwait che hanno provocato decine di morti oltre il primo decapitato in Europa.
Sono attimi concitati e le notizie giungono in quantità, spesso aggiornate in pochi secondi, ma la certezza trasmessa alle coscienze è che il terrorismo non si arresta, anzi avanza implacabile tentando di allargare le proprie maglie nel nord africa, in paesi arabi e nel cuore d’europa.
In Port El Kantaoui, nei pressi della provincia tunisina di Sousse, i terroristi hanno attaccato le spiaggie di due resort frequentati da turisti europei: uno di essi risulta essere l’Hotel Riu Imperial Marhaba; secondo le ultime testimonianze, i terroristi hanno raggiunto i luoghi dell’attacco per mezzo di una imbarcazione, sbarcando con kalashnikov e uccidendo sotto gli ombrelloni circa 30 turisti tra i quali tedeschi, belgi, inglesi e una donna irlandese di 50 anni. La Farnesina sta verificando l’eventuale coinvolgimento di vittime italiane. Un attacco indiretto e mortale all’occidente e diretto alla Tunisia.
In Tunisia è colpito un simbolo della moderazione, un paese uscito dalla Primavera Araba con esito abbastanza positivo; al contempo è colpita l’economia turistica quale fonte principale di guadagno, inducendo, a nostro modo di vedere, la popolazione all’isolamento con il terrore e approfittare poi della necessità di futura sopravvivenza (questo ipotizziamo nelle menti dei terroristi) per arruolare nuovi Foreign Fighters. Colpire il turismo per colpire ai fianchi l’occidente e al cuore la Tunisia.
Non a caso moltissimi Foreign Fighters tunisini, arruolati nelle file dell’ISIS, su circa 3000 almeno 1000 sono stimati come provenienti dalla provincia di Sousse. La Tunisia, dopo la caduta del presidente Ben Alì, ha indebolito il sistema di sicurezza nazionale, offrendo inconsapevolmente terreno fertile all’ISIS: ancor più amaramente la Tunisia, suo malgrado e dopo il precedente attentato terroristico al museo nazionale del Bardo del 28 marzo 2015, deve prendere coscienza di Stato sotto assedio, un assedio che a ragione giudichiamo non terminato con la strage di Port El Kantaoui.
Al momento i terroristi identificati in Tunisia sono due: uno ucciso e l’altro arrestato. Il terrorista ucciso è un universitario tunisino di 24 anni, originario della città di Kairouan sita nell’entroterra a 50 km dalla costa orientale del Sahel.
In questo momento vengono pubblicate sui principali social network molte foto di turisti che abbandonano le strutture turistiche, incamminandosi con le valige, senza attendere i bus. Una fuga dal turismo tunisino che provocherà, a ridosso della stagione estiva, enormi e irreversibili danni economici, anche all’indotto dell’industria turistica.
In Francia è stato portato a termine un attentato in una fabbrica a Saint-Quentin-Fallavier, 30 km da Lione, dove la vittima è stata decapitata e la testa appesa nella ringhiera. Primo caso di decapitazione in terra d’Europa. La vittima era il titolare di una ditta di trasporti che probabilmente lavorava per l’industria coinvolta dall’attentato (ciò spiega l’entrata non sospetta del mezzo nella fabbrica) per trasporti e consegne: fonti ritengono che la presenza della vittima sia dovuta a motivi di consegna; si sospetta che la vittima 50enne sia anche il datore di lavoro di uno dei terroristi. Gli attentatori hanno iniziato manovre per fare esplodere alcune bombole di gas, ma sono stati prontamente bloccati.
I terroristi in Francia sono due, uno dei quali certo Yassine Salhi: è stata arrestata anche la moglie di Salhi ; in questi momenti è in corso la perquisizione della loro abitazione. Il ritrovamento della vittima è stato un momento macabro per i soccorritori: non solo la testa infilzata nella ringhiera ma avvolta tra due bandiere riconducibili all’ISIS oltre scritte arabe sul volto. Le indagini sono in corso, ma uno degli attentatori è noto da tempo alla intelligence francese.
In Kuwait l’attentato terroristico è stato fatto con uso di esplosivo nella moschea sciita Shia Imam Sadiq (Kuwait City), durante una preghiera. La strage è stata rivendicata dall’ISIS: circa 25 morti e almeno 180 feriti. La data è strategica e tristemente riconducibile a probabili motivi religiosi: giorno sacro all’Islam poiché secondo venerdì del Ramadan. I testimoni raccontano di distruzione e sangue ovunque per mano di un 30enne kamikaze. Sunniti contro sciiti: un fatto che deve fare riflettere maggiormente sullo stato di agitazione arabo/asiatico e religioso che potrebbe essere cassa di risonanza in occidente, come i fatti recenti dimostrano, con amplificazione integralista e probabile edificazione di una polveriera ingestibile se non verranno prese a breve coraggiose decisioni anche politiche. E’ nostra convinzione che anche in Italia le moschee possano essere in futuro obiettivi sensibili oltre i simboli e siti riferibili alla fede cristiana.
Saad al-Ajmi, ministro della informazione del Kuwait, ha dichiarato al network Al-Jazeera che saranno prese imminenti misure di sicurezza per “garantire che il Kuwait rimanga un’oasi di pace e sicurezza per tutte le componenti della nostra società“.
Curioso l’impiego differente di armi nei tre attentati in tre stati differenti: kalashnikov in Tunisia, decapitazione in Francia e bomba in Kuwait.