Sono stati presentati oggi dall’Ispra i dati sul consumo di suolo misurato nelle città italiane nel 2023. Il Comune di Padova con il 49,57 % di territorio cementificato, si conferma il comune del Veneto con la più alta percentuale di suolo consumato. “Questo dato ci ricorda come la cementificazione delle aree verdi sia una delle principali criticità ambientali della nostra città. Una situazione che peggiorerà nei prossimi anni a causa delle lottizzazioni già approvate, e che vengono progressivamente realizzate” osserva Francesco Tosato, Presidente di Legambiente Padova.
Secondo l’associazione ambientalista, aveva fatto bene il Comune, nel suo ultimo Piano degli Interventi, a ridurre radicalmente le superfici edificabili prevedendo in parallelo interventi di rigenerazione in aree già cementificate, come ad esempio nell’ex caserma Romagnoli. Le rinaturalizzazioni previste al loro interno avrebbero permesso di compensare almeno in parte l’aumento di consumo di suolo dovuto ai progetti già approvati. “Purtroppo con l’approvazione dell’hub logistico di Alì a Granze di Camin il Comune in un colpo solo ha aumentato il consumo di suolo realizzabile a Padova di 10.3 ettari rispetto alle previsioni del Piano degli Interventi” commenta Tosato.
Inoltre secondo Legambiente, con questo progetto, l’aumento di consumo di suolo non avverrà solo rispetto alle previsioni del Piano degli Interventi: aumenterà di 5 ettari anche rispetto alla situazione attuale, nonostante il Consiglio Comunale avesse stabilito di approvare il progetto di Alì senza provocare ulteriore consumo di suolo grazie alla depavimentazione dei terreni impermeabilizzati nell’ex caserma Romagnoli. Un argomento su cui Legambiente Padova ha espresso da subito diverse perplessità e sul quale pubblica ora un dossier in cui illustra i quattro motivi per cui questa compensazione non produrrà un saldo neutro di consumo di suolo.
1) Saldo Tendenziale. Una completa compensazione dei terreni cementificati con quelli rinaturalizzati non c’è mai stata, nemmeno nelle previsioni del Comune, visto che dalla delibera di approvazione del progetto si ricava un saldo di suolo consumato di circa 1.1 ettari che è stato perciò definito dal Comune un “saldo pari a zero, effettivo o perlomeno tendenziale”.
2) Asfalti drenanti. Nel computo della superficie consumata con l’hub logistico di Alì, il Comune non ha conteggiato le superfici dotate di un qualche indice di permeabilità, come ad esempio parcheggi e viali che saranno realizzati con asfalti drenanti. Eppure osserva Legambiente, supportata dal commento del Dott. Munafò curatore del Rapporto nazionale ISPRA sul consumo di suolo, “non è possibile considerare le superfici drenanti come non consumate perché esse compromettono le funzioni ecosistemiche e le potenzialità produttive del suolo.” D’altronde, aggiungiamo noi,- basterebbe provare a piantare un albero sull’asfalto drenante o a coltivarci del mais per rendersene conto.
3) Prati Impermeabili. Nel conteggio della superficie pavimentata che si potrebbe rinaturalizzare nell’ex caserma Romagnoli, sono incluse anche aree a prato o fasce verdi alberate, che difficilmente possono essere considerate aree impermeabili da desigillare. È quanto emerge dal confronto tra le due diverse mappe prodotte dal Comune e dalle foto dell’ex caserma pubblicate da Legambiente. Anche i dati forniti dall’Arpav confermano che la superficie realmente rinaturalizzabile è meno di quella prevista.
4) Aree edificabili nell’ex caserma. Con la recente adozione della variante per il recupero della Romagnoli, l’area dedicata alla nuove edificazioni previste nell’ex caserma, è stata aumentata e la superficie che potrà essere consumata nel progetto di recupero della Romagnoli è più del doppio di quanto previsto dai conteggi della delibera che ha approvato il progetto.
Anziché ottenere un saldo di suolo pari a zero, la compensazione dell’hub logistico di Alì con la depavimentazione dell’ex caserma Romagnoli, restituisce dunque un saldo di 5 ettari di suolo consumato: quasi la metà di quanto verrà costruito non verrà compensato dalle previsioni di rinaturalizzazione.
“Considerato che l’approvazione dell’operazione Alì-Romagnoli per molti consiglieri era legata al “saldo zero” di suolo consumato, ma che questo scenario non sarà raggiunto nemmeno lontanamente – prosegue Tosato – l’invito che rivolgiamo all’Amministrazione è quello di recuperare questi 5 ettari di consumo di suolo determinati dall’approvazione del progetto di Alì. Sarebbe un segnale importante nel rispetto di quanto dichiarato in Consiglio Comunale. Infine, si colga l’occasione per rimettere mano al Piano di Assetto Territoriale – PAT, basato su previsioni demografiche vecchie di vent’anni che ipotizzavano un incremento della popolazione fortemente sovradimensionato. Non è il momento di alzare bandiera bianca nella sfida per il contenimento del consumo di suolo.
Fonte comunicato stampa: https://www.legambientepadova.it