17 giugno 1974, Padova: omicidio di Giuseppe Mazzola (ex carabiniere, 60 anni, sposato con quattro figli) e Graziano Giralucci (non ancora trentenne, sposato e padre di una bimba; agente di commercio e fondatore del Cus Rugby Padova): l’esecuzione è definita da molti il “battesimo di fuoco delle Brigate Rosse”; i terroristi rossi Fabrizio Pelli, Giorgio Semeria, Martino Serafini, Roberto Ognibene e Susanna Ronconi uccisero Mazzola e Giralucci: dopo che furono colpiti e resi inermi, il colpo di grazia.
La rivendicazione avvenne il giorno successivo con una telefonata alla redazione padovana de ”Il Gazzettino”: le Brigate Rosse indicarono dove ritrovare due volantini, uno a Milano e l’altro a Padova.
Mazzola e Giralucci, le prime vittime delle Brigate Rosse.
Anni in cui l’estremismo politico affamava d’odio e armava giovani braccia di pistole, spranghe e catene senza disdegnare mazze per colpire l’animo opposto nelle piazze, manifestazioni e comizi resi arene alla mercè del branco dal politico pensiero.
In Via Zabarella, a Padova, c’era la sede del Movimento Sociale Italiano di Almirante: un obiettivo tragicamente ghiotto per gli estremisti di sinistra che praticarono il vigliacco “salto di qualità”, privando altri uomini della vita, lasciando strazio e disperazione nelle famiglie.
Un vero e proprio commando di assassini che nulla lasciò al caso: Ognibene e Pelli furono gli incursori ed esecutori materiali, Ronconi aveva l’incarico di retroguardia, Serafini era il palo nel caso arrivassero le forze di polizia e Semeria l’autista. I reati di routine, in quegli anni definiti di piombo, erano terrorismo, banda armata, sequestro di persona, rapina, associazione sovversiva.
17 giugno 2015, ore 17:30, Via Zabarella civico 24: commemorazione con i cittadini, alti ufficiali delle forze dell’ordine. E’ stata depositata una corona di alloro sotto la targa che ricorda l’omicidio di 41 anni fa. Presenti anche il sindaco di Padova Massimo Bitonci, il Prefetto di Padova Patrizia Impresa, il Questore di Padova Gianfranco Bernabei.
Il sindaco Massimo Bitonci è intervenuto, dopo la fanfara che ha intonato il Silenzio, precisando che Mazzola e Giralucci furono uccisi “…nel disprezzo della vita, dell’odio, della libertà. Odio che in troppi angoli del mondo, vicini e lontani, non si è ancora spento ma anzi viene coltivato talvolta alla luce del sole. Odio che gli altri uomini liberi devono ancora subire da parte di altri uomini prigionieri dell’ideologia, incapaci di riconoscere la legge morale universale”. Infine, associando le uccisioni padovane a quelle parigine ddello scorso gennaio, Bitonci aggiunge “…non si può essere Charlie Hebdo senza essere anche Mazzola e Giralucci…”.
Erano presenti i figli delle vittime, Piero Mazzola e Silvia Giralucci, visibilmente commossi.