“Il caso di Fara Vicentino non ci ha insegnato nulla: la demagogia sul taser di una certa parte della politica si spreca e sta diventando pericolosa. Più pericolosa del dotare gli agenti della Polizia Locale di Vicenza dell’arma ad impulsi elettrici.
Liti e conflitti violenti sono in aumento e la gente sa che gli operatori di polizia hanno le mani legate. Questa condizione diminuisce da un lato la percezione di sicurezza dei cittadini, dall’altro incoraggia i soggetti violenti ad affrontare apertamente gli operatori che sono invece intimoriti dalle conseguenze dell’utilizzare la forza.
Nel 70% dei casi in cui si utilizza il taser, invece, i soggetti desistono soltanto nel vedere in pugno all’agente l’arma. I dati sulla sperimentazione in Italia parlano chiaro.
Citare, quindi, il Report della Commissione delle Nazioni Unite contro la tortura, come scusa per non voler adottare uno strumento che è già in dotazione alle forze di Polizia di molti Paesi nel mondo (tra i quali sembrerebbe esserci anche la Gendarmeria Vaticana) non è nient’altro che pura demagogia politica, tipica della cultura “defund the police” in stile americano. Una politica che, ricordiamo, nelle città statunitensi nelle quali è stata adottata, ha portato un aumento dei reati violenti fino al 65%.
Qualche politico intende portare avanti questa idea? Si accomodi, ma non sulle spalle degli Agenti di Polizia Locale, o delle forze di polizia in generale.
Se infatti vogliamo considerare “strumento di tortura” tutto ciò che è in grado provocare aprioristicamente un dolore fisico, allora dovremmo considerare tale qualunque strumento di difesa e di coercizione.
E noi li vorremmo vedere, questi buonisti, a difendersi da un’asse di legno chiodata, come quella utilizzata nell’aggressione di domenica, utilizzando esclusivamente il dialogo.
Ci vadano loro a bloccare soggetti violenti come quelli che abbiamo visto aggredire, in questi giorni, gli agenti di Polizia Locale e gli operatori del 118 a Vicenza, o i colleghi di Jesolo qualche giorno fa e prima ancora il collega di Pedavena. Poi ci vengano a dire che queste situazioni si possono risolvere con parole gentili e modi amorevoli.
La scelta di dotare gli operatori della Locale di armi e strumenti di autodifesa non può più essere demandata agli enti locali.
Per questo indirizziamo il nostro appello soprattutto alle opposizioni del Comune di Vicenza, che rappresentano l’attuale maggioranza parlamentare, affinché spingano il Governo a non perdere più
tempo sulla riforma della Polizia Locale, prevedendo l’obbligatorietà dell’armamento degli operatori, comprese le armi ad impulsi elettrici.
Attendiamo una risposta anche dalla Regione, alla quale abbiamo rinnovato la richiesta, proprio in questi giorni, di adottare senza indugi e per quanto di competenza, una disciplina più rigida con gli enti locali, sul tema della sicurezza degli operatori.
I nostri migliori auguri di pronta guarigione a tutti gli operatori (di polizia e sanitari) coinvolti.”
Lo dichiara il Subcommissario SULPL VENETO, Simone Maniero